venerdì 12 ottobre 2018

Riflessioni
Difesa o dittatura giuridica…




1.Una disciplina del senso morale
Gaetano Mosca (nella foto),  grandissimo scienziato politico, nonché liberale molto preoccupato  degli esiti dittatoriali delle democrazie, quando  e se  pericolosamente maggioritarie, coniò un termine: “difesa giudica”.
 Mosca, con questo termine, individua  i meccanismi sociali che regolano la società:  quel  che Mosca chiama “disciplina del senso morale”,  che consente alla grande maggioranza degli individui, o delle “coscienze mediocri” portate a obbedire, a   identificarsi per utilità e  mimesi  con l’ordine politico e sociale.
La regola è: “Obbedisco perché mi conviene moralmente, e poi così fanno tutti”. Piaccia o meno, ma le radici sociali  (minime)  dell’obbedienza sono queste.  E sono  di tipo conformistico. Dopo di che, nei più illuminati, storicamente sempre pochi,  seguono l’adesione per scelta, per persuasione, per convincimento, che comunque, ripetiamo non riguarda le maggioranze, che obbediscono  per mimesi, e interesse alla mimesi morale.


2. La calamita dell’interesse individuale
Se si mette in discussione, non tanto il principio di utilità individuale, quanto il rapporto tra utilità individuale e ordine sociale, viene meno la disciplina del senso morale, così come tradotta dal  concetto di formula politica.
Gli individui perseguono i propri interessi, sicché il bene comune viene sempre dopo non prima.  Non esiste un bene comune  precostituito, se non come rispetto, da parte delle minoranze che governano della difesa giuridica, nel senso di garantire che la disciplina del senso morale funzioni, faccia, insomma,  il suo corso.
Quanto più si scollega  la difesa giuridica  dalla disciplina del senso morale, imponendo una qualsivoglia  idea di bene comune ex ante -  che non sia dunque  quella di lasciar fare  ai meccanismi naturali del controllo sociale attraverso  l’interessato conformismo mimetico  -  tanto più si indebolisce la difesa giuridica di un società, che è  tale, perché si fonda su istituzioni  legali, che garantiscono questo meccanismo disciplinare.
L'interesse individuale è la vera calamita dell'ordine sociale. 

3.La dittatura giuridica
La differenza tra la difesa giuridica e la dittatura giuridica, termine che qui introduciamo, andando oltre Mosca,   è  nello  stravolgimento ad opera dello stato, o dei poter pubblici, dei meccanismi naturali di controllo sociale, mediante l’imposizione dall’alto di un’idea astratta di bene comune, ex ante, per l’appunto, come dicevamo. Si chiama anche costruttivismo politico.
Per uscire dalla teoria pura:  il liberalismo (ad esempio, con la costruzione dello stato di diritto) è  una delle migliori espressioni del meccanismo della difesa giuridica, invece democraticismo, nazionalismo, socialismo, sono espressione della dittatura giuridica. Infine fascismo, nazismo e comunismo,  si muovono sul piano del totalitarismo giuridico.  
Il liberalismo prende atto che la stragrande maggioranza degli individui si muove per interesse, e interesse alla mimesi, di qui la necessità  di lasciar fare ai meccanismi morali naturali: la regolazione, comunque sia,  viene dopo non prima, ex post, insomma.  Invece, le altre dottrine politiche vogliono imporre dall’alto un' idea morale, ex ante,  turbando gli equilibri naturali del controllo sociale.

4. Conclusioni
La difesa giuridica  tende  a  razionalizzare  il conformismo sociale?  Impedendo così  il cambiamento?  No. In realtà, lasciar fare ai meccanismi naturali, non impedisce che minoranze creative, possano entrare il rotta di collisione con il pensiero dominante, che è altra cosa dal concetto di formula politica. Il vero punto  della questione  è  quanto paghi, in termine di interessi individuali, la trasgressione, o innovazione sociale,  e come possa trasformarsi in fattore di emulazione collettiva.
Qui dovremmo aprire  un altro capitolo:  quello della comunicazione sociale della trasgressione, che a sua volta, di rimbalzo,  si fonda sul comportamento mimetico. Altrimenti, come potrebbe diffondersi? Constatazione di fatto che ci riporta però all’interesse individuale alla mimesi.  
Come si  può capire, l’interesse individuale finisce per essere la roccia sulla quale si fonda ogni società, nonché  la base stessa del  concetto  di formula giuridica.  Il vero cemento sociale. 
Non se ne esce,  se non imponendo  un’idea dall’alto di bene comune. Ex ante. Che  finisce, inevitabilmente, per rivolgersi all’interesse individuale. Per schiacciarlo però. 
“Proletari di tutto il mondo unitevi”, scrivevano Marx ed  Engels, sostenendo implicitamente, che era interesse di ogni proletario unirsi a un altro proletario…  
Sappiamo tutti come è finita. 
  
Carlo Gambescia