mercoledì 3 ottobre 2018

L’Italia e il rischio autoritario
Anche Saviano ogni tanto ne dice una giusta,  magari a metà… 



Alcuni lettori ritengono eccessivo il mio atteggiamento negativo verso il governo giallo-verde. Un amico, addirittura, mi ha accusato di aver trasformato "Metapolitics" in un blog monotematico. In effetti, dall’esterno, l’attenzione al governo Di Maio-Salvini   può apparire smisurata.  Come rispondere?

Saviano  sociologo?     
Un sociologo, se è tale, dispone di antenne profonde. Non nel senso, ovviamente, dell' “ io ho visto cose che gli umani eccetera, eccetera”,  bensì in quello  più modesto del  provare a  scorgere, sulla base del possibile (ciò che è accaduto nel passato) e del probabile (ciò che potrebbe accadere sulla base di alcune costanti metapolitiche), gli sviluppi di un processo in atto.
Ieri  Roberto Saviano,  a proposito dell’arresto del sindaco di Riace, Domenico Lucano, in pratica inquisito per disobbedienza civile  alle  leggi sull’immigrazione, ha parlato di  svolta autoritaria: del rischio molto serio “di trasformazione dell’Italia in stato autoritario”.
Saviano,  non è un sociologo (anzi le sue analisi sono spesso criticate dagli “addetti ai lavori”, si pensi al libro di Dal Lago), bensì  un intellettuale impegnato  sul fronte dell’accoglienza senza se e senza ma. Certo,  la sua  appartenenza  politica  si può criticare,  ma non il suo rilievo di ieri, che ha una certa fondatezza. Se ci si perdona la battuta: Saviano, ogni tanto  ne dice una giusta... Magari a metà...

Lo stato autoritario e i suoi amici
Quali sono i caratteri di uno stato autoritario?  Ad esempio, la Spagna franchista, nelle sue ultime fasi, da dittatura si era trasformata  in  stato autoritario,  come   il Cile di Pinochet, negli anni Ottanta,  dopo il colpo di stato e un non breve  periodo di dura repressione.  Qual è la differenza tra stato autoritario e dittatura? La differenza è data dal ruolo della magistratura, che nello stato autoritario continua a esercitare il suo ruolo di terzo potere,  in modo politicizzato, ma in maniera  soft,  se occorre distogliendo lo sguardo. Per contro,  nelle dittature, la magistratura, si pone direttamente, senza alcuna remora, in modo hard diciamo, al servizio del dittatore e di coloro che lo sostengono. Nei totalitarismi,  per inciso, si ha invece, la   “totale” militarizzazione della magistratura al servizio dell’ideologia rivoluzionaria ( o meno) professata del partito unico. 
Nello stato autoritario,  può sussistere ancora, la divisione dei poteri,  nelle dittature, di regola viene sospesa, per affidarsi al  potere personale, talvolta carismatico, del dittatore, che può essere un militare.

In principio era Tangentopoli...
Ora, dicevamo delle antenne del sociologo. In Italia, da circa venticinque anni, la magistratura svolge un ruolo decisamente politico, si pensi a Tangentopoli e  alle offensive mediatico-giudiziarie che hanno  cambiato il corso della storia d’Italia  nel 1992-1994, nel 2011, nel 2016-2017. Se svolta autoritaria vi è stata, nel senso sopra indicato, sicuramente risale agli anni dei processi nelle aule e in piazza. Allora venne inferto il primo colpo allo stato di diritto. L’arresto del sindaco di Riace, non è altro che il proseguimento di quella guerra alle istituzioni liberali, con altri mezzi politici. Di destra, questa volta.  E qui sarebbe interessante conoscere il pensiero di Saviano…
Va però detto,  che esiste  una notevole differenza con il passato:  oggi per la prima volta dal 1994, si ritrovano  al governo  due forze politiche, maggioritarie, che non solo non hanno Dna liberale (come poteva essere per certa destra post-missina e post-comunista, ambedue però minoritarie), ma addirittura se ne fanno vanto, a cominciare dall'uso di un linguaggio dai toni violentissimi, privo di precedenti, se non nel fascismo.  Di qui, quelle  misure di sapore autoritario, autarchico e assistenziale che non hanno nulla a che vedere con i programmi  implementati o meno  dai  governi che si sono succeduti dal 1994 a oggi. Qui, ripetiamo, la differenza con la Seconda  Repubblica (per non parlare della Prima),  fermo restando il  ruolo di  basso continuo  della magistratura politicizzata,  è di specie, non di grado.

La via italiana all'autoritarismo.
Il mix,  magistratura politicizzata, autarchismo e protezionismo sociale, risulta molto pericoloso. Addirittura, ci si muove su un piano inclinato, perfino più pericoloso  degli autoritarismi spagnolo e cileno,  in genere aperti verso l’esterno.  Forse si potrebbe parlare  di autoritarismo di sinistra, come nel caso della Cuba dopo Castro, della Polonia dell’ultimo Jaruzelski, del Venezuela di Chavez (non di Maduro), stati  chiusi, o parzialmente chiusi, verso l’esterno.  Ma anche in questo caso, esistono delle differenze: a Cuba come in Polonia,  c’è  e c'era  il partito unico, ad esempio.   
Diciamo allora  che in Italia è in corso un pericoloso  esperimento politico  che guarda  a una qualche  forma di stato autoritario, forma  probabilmente  ancora non ben definita  dagli stessi attori politici. E questa idea, per ora fluttuante, di una via italiana all'autoritarsimo rende la situazione ancora più rischiosa.     
Ecco ciò   che mi ha spinto  ad accendere i riflettori del blog e proiettarli  sul governo  giallo-verde.  E non demorderò. 
Carlo Gambescia