lunedì 22 ottobre 2018

 Belpietro ha ragione:  non ci resta che sperare nello spread
Discorsi ai sordi


Oggi sulla  “Verità”, giornaletto di estrema destra, diretto  da un post-liberale fascistizzato, pardon populistizzato, Maurizio Belpietro  ( che però  la  mitica  seconda ondata  potrebbe togliere di mezzo, come nel 1925-1926),  si legge  che  al povero  Renzi,  non  resta  che  tifare per lo spread.  Così nell'editoriale del fascio-direttore.
Indirettamente, si consiglia   di fare la stessa cosa,  liquidandoli però come anti-italiani (in perfetto stile fascista), ai moderati residuali: quei liberali e riformisti,  che non condividono il governo giallo-verde, sponsorizzato dall'Antemarcia  Belpietro. 
Il senso dell’invito a farsi da parte, che non è del tutto infondato dal punto di vista di chi veda la partita in tribuna d'onore,  suggerisce però un'altra domanda: perché coloro, quei pochi in curva,  che  non tifano  per l’ estremismo pentaleghista   sono costretti ad augurarsi che il governo cada a colpi di spread ?   La risposta è  semplice, politicamente semplice.   Perché gli spazi di  opposizione politica, a cominciare dal Parlamento, si vanno  drasticamente riducendo.
La riprova? Con una maggioranza claudicante, il governo giallo-verde  non avrebbe mai partorito una mostruosa legge finanziaria con la miccia anti-europea accesa. Si comporta così,  perché  sa  di non poter essere contrastato in Parlamento e si prepara ad andare avanti come un cingolato.  Le chiacchiere sulle divisioni interne,  eccetera, eccetera,   sono puro folclore di quel  serraglio   del giornalismo politico italiano che non ha ancora compreso  che la differenza fra questo governo   e tutti  i governi precedenti e di specie non di grado.  Cosa che invece Belpietro ha capito benissimo, altrimenti non prenderebbe  a calci Renzi e gli italiani che la pensano diversamente da Salvini e Di Maio:  italiani, che, evidentemente,  al momento contano, politicamente  poco o punto.

I tempi purtroppo sono cambiati. Ecco il brutale senso dell’editoriale di Belpietro.  Solo   “Repubblica” e  “Stampa” non lo hanno ancora capito.  Oggi schierano  le truppe cammellate del costituzionalismo dei rettori,  per criticate la sciagurata  uscita di Grillo sui poteri del Presidente della Repubblica.  Ingenui. Non c’è bisogno di cambiare i poteri del Presidente della Repubblica, come ha chiesto ieri, davanti ai suoi adoranti seguaci, Beppe Grillo,   ma più semplicemente,  al prossimo giro elettorale, con i voti a disposizione, che non saranno pochi,basterà mettere un'altra controfigura come Conte al Quirinale. Et voilà.
Altro esempio. Ieri sera, seguendo  Fazio,  abbiamo provato una grande pena per il sindaco di Riace. Sicuramente una brava persona, come lo erano Allende,  Blum,  Dubček, Kerenskij,  ma destinato come ogni socialista umanitario,  ad essere schiacciato dalle famigerate forze della reazione, rosse o nere che siano,  si chiamino Pinochet,  Pétain, Bil'ak, Lenin.
Ieri sera, dagli schermi della prima rete,  si affacciava una specie di piccolo panda, dagli occhi sbaciucchioni, destinato però al   triste  ruolo del  profeta disarmato, in un’Italia dove la maggioranza del "popolo" crede ormai  di poter vivere in modo autarchico. E senza  lavorare o lavorando poco. Come sembrano provare  anche i risultati delle elezioni nel già operoso trentino.

Non  è quella del sindaco  sbaciucchione la strada maestra.  Nobilissima per carità, come ogni socialismo umanitario,  ma invisa agli italiani, che sembrano mostrare la stessa passività giocosa del 1938. Già  con una piede nella fossa bellica, si cantava:  "Oggi è una magnifica giornata"... Gli italiani, aspiravano, come oggi,    "a vivere", perché "la vita è bella", eccetera, eccetera.  Sappiamo tutti, come finì...   
Come non è quella  - di strada -   del  giocare  al populismo al cubo,  con chi  -  anche secondo Steve Bannon, che se ne intende -  lo ha reinventato,  il populismo,  trasformando l’Italia -  è sempre Bannon a sproloquiare -   in un “laboratorio politico”. Che tristezza.  Per la seconda  volta, in due secoli,   si parla di esperimento politico italiano.  Il  primo rinvia al fascismo.  Non dimentichiamo che Hitler considerò fino agli ultimi giorni, rinchiuso nel  bunker, Mussolini come suo maestro.
Cari lettori, il clima è questo. Fazio e Lucano parlano ai sordi. Renzi e Berlusconi, sperano di farsi capire usando il linguaggio dei segni. E Belpietro, con il biglietto vincente della lotteria democratica in tasca,   li sberleffa.   Allora che fare?  E’ vero:  non ci resta che sperare nello spread.  E nell'UE.   Orgogliosamente però. Su la testa!
E dopo?  Se il governo dovesse cadere?  Una pena al giorno, please.

Carlo Gambescia