Italia
Un tranquillo week end di paura
tra attentati,
terremoti e fischi allo stadio…
Prima l’attentato di Brindisi, poi il terremoto in Emilia:
un vero e proprio week end di paura. E per finire - ciliegina sulla torta
- domenica sera allo stadio Olimpico, finale della Tim Cup, che cosa hanno
fatto i tifosi? Ovviamente, spaparanzati in
tribuna per godersi l'evento e non in fila
per prestare soccorso ai terremotati... Che cosa hanno fatto? Hanno
fischiato l’inno nazionale.
Cosa dire? Innanzitutto che lo “Stellone” italiano, seppure
esisteva, è andato in pensione da un pezzo: il terremoto ha colpito una delle
aree italiane più produttive. Insomma, piove sul bagnato.
Quanto a Brindisi, va sottolineato, oltre ovviamente alla
vigliaccheria e gravità del gesto, come la macchina mediatica e
da guerra dei professionisti dell’antimafia si sia messa in moto da
sola, senza alcuna prova sicura. Inutile ricordare gli sproloqui usciti sui
media, in meno di ventiquattro ore.
Dulcis in fundo, i tifosi dell’Olimpico hanno
fischiato l’inno nazionale. Secondo alcuni il tifo, quello più
violento, rappresenta una specie di antistato: gente, deprivata
culturalmente, che odia a prescindere le istituzioni... Forse.
Tuttavia, ieri sera lo stadio era pieno di famiglie
(padri e figli) e di tifosi “normali”. Conclusione: in Italia
persino le calamità dividono. Certo, i politici italiani sono quel che sono.
Anche se in giro nel mondo c’è di peggio. E quanto alla
libertà di pensiero e parola, esistono
nazioni dove appena si accende il Pc e ci si affaccia sulla Rete,
si viene arrestati. Ma gli italiani hanno
la memoria double face. Probabilmente, tra qualche anno,
rimpiangeranno, anche “questa” classe politica e "questa" Italia dei
week end allo stadio, nonostante tutto... Perché - e dispiace
dirlo - “rimpiangere” il passato, infangando il presente, è lo
sport nazionale preferito. Che tristezza.
Carlo Gambescia
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