giovedì 3 maggio 2012

La rivista della settimana: “Empresas Políticas”,  año IX, n. 14-15, 1°/2° semestre 2010, pp. 288, euro 25 -  Sociedad  de Estudios Políticos de la Región de Murcia  -  CEU  Ediciones .  

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“Empresas Políticas”, rivista fondata nel 2002, diretta dal professor Jerónimo Molina, docente di Politica Sociale, presso l’Università di Murcia,  è sicuramente  la più importante pubblicazione europea, se non l’unica, dedicata allo studio sistematico e scientifico del realismo politico. Muovendo, ovviamente,  dal pensiero politico spagnolo del secolo XX, senza però trascurare  la «evolución y variantes  del realismo politíco en sus  autores clásicos y contemporáneos». Ricordiamo, tra gli altri,  fascicolo monografici  su  Carl Schmitt (n. 4, 1° sem. 2004), Julien Freund (n. 5, 2°  sem. 2004), Ángel López-Amo  (n. 12, 1° sem. 2009), Gaston Bouthoul (n. 13, sem. 2009),  nonché il “Liber Amicorum” in onore di Günter Maschke, probabilmente il maggiore studioso vivente dell’opera di Carl Schmitt ( n. 10/11, 1° e 2° sem. 2008).
Inoltre “Empresas Políticas”,   in ogni fascicolo, all’interno di un’apposita sezione,   ospita  ricerche, studi e documenti sull’opera di Diego Saavedra Fayardo (1584-1648), politico e diplomatico nato in Algezares (Murcia),   autore della  celebre Idea de un  Príncipe político christiano representada en cien empresas, meglio conosciuta come  Empresas Políticas , cui appunto rende omaggio il titolo della rivista.  Si tratta di un’opera ricca di simbolismi,  composta  di una serie di “imprese” (disegni simbolici con motto, ad esempio gli scudi araldici), ognuna illustrata  con un lungo e denso  commento rivolto a tracciare  il ritratto del principe ideale cristiano.  Saavedra, mettendo  a frutto, quale studioso, la sua profonda conoscenza della politica “pratica” o “reale” maturata  in un’azione diplomatica, da lui svolta durante la Guerra dei Trent’anni, si interroga, coniugando, per dirla con Weber, etica dei principi ed etica della responsabilità. Missione difficile, per alcuni impossibile,  che però resta l’eredità più importante, una vera via maestra, segnata dalla “prudenza” politica,  cui  continua a ispirarsi  la rivista diretta dal professor Molina.
Ma veniamo all’ultimo fascicolo, (n. 14-15,  1°/2° semestre 2010 año IX, pp. 288),  che  si distingue, eccellendo come sempre,  per  due ragioni.
In primo luogo - ne avremmo però  fatto a meno… -  per  i tre articoli  In memoriam di Piet Tommissen (1925-2011)  che  aprono il  fascicolo, scritti rispettivamente da Günter  Maschke (Piet Tommissen, el maestro de la nota a pie de página, pp. 19-21); Hans Verboven (Scribens Mortuus es, pp. 23-24); Robert Steuckers (Piet Tommissen, el custodio de las fuentes (pp. 25-34).  Parliamo di un finissimo studioso, non solo di Schmitt, cui era amico, al quale - auspichiamo - sia presto dedicata una monografia,  capace di  metterne in luce le doti di erudito e di   attento e curioso  testimone, e non solo delle avanguardie politiche,  di un secolo di ferro  come il Novecento.
In secondo luogo, giudichiamo imperdibile la parte monografica de fascicolo  dedicata alla recezione del pensiero di Carl Schmitt in Spagna. Un vero e proprio focus, di elevato valore scientifico,  che va ben oltre,  il pur interessante quadro tracciato dei rapporti tra  il “Viejo de Plettenberg” e la cultura  politologica e giuridica spagnola,  segnata  dall’autoctona  tradizione del “derecho politico”, e quindi da un approccio non “neutrale” o formale, al dritto costituzionale, ma anche dalle più diverse correnti del  cattolicesimo e dell’antiliberalismo, nelle sue più diverse sfumature, anche di derivazione falangista.
Si vedano,  ad esempio gli articoli “a tutto campo” scritti  da Alejandro Martinez Carrasco (Eugenio d’Ors y Carl Schmitt, pp. 37-51); Montserrat Herrero (Legalidad y  Legitimidad. Un punto de discusión entre Álvaro d’Ors  y Carl  Schmitt, pp. 53-68); Ana Valero  (La critica de Javier Conde al criterio de lo politico de Carl Schmitt, pp. 95-108).  Dove sono messe il luce, le diverse  implicazioni (religiose, teologiche, politiche, sociologiche)  del pensiero schmittiano, non sempre condivise dagli interpreti spagnoli, pronti però ad accettarne, almeno come punto di partenza, la realistica visione di un diritto come ordine concreto.  Di Eugenio d’Ors va ricordato che fu  « el primer gran receptor e interlocutor de Schmitt en España (…) precisamente en los años que marcan el inicio de la mencionada presencia en la década de los años 30».
Tra i saggi sempre di argomento schmittiano ma strettamente rivolti alla recezione del suo pensiero in Spagna,  ricordiamo, tra gli altri (tutti molto buoni),  quelli di Jerónimo Molina (Tres cartas de Pedro Salinas a Carl Schmitt - 1934 - : noticias de la recepción schmittiana bajo la II República española, pp. 127-135);  di  Estanislao Cantero (Sobre la influencia de Schmitt en la revista Acción Española, pp. 137-141); José Ramón  Garcia Diaz (Impresiones sobre Carl Schmitt de un periodista de El Sol -1933-1936 -, pp. 159-161). 
Chiudono l’interessante fascicolo le notevole sezioni:“ Saavedriana” (pp. 181-197), con l’aggiornamento su  “una década de estudios saavedrianos. Bibliografia 2000-2011 pp. 199-197); “Hispanoamericana” (pp. 213-219), “Biblioteca politica, jurídica y económica” e “Diez Libros”, tre rubriche  dedicate interamente a Carl Schmitt.    Insomma,  il classico  dulcis in fundo… 

Carlo Gambescia                                    

                         

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