martedì 15 maggio 2012

Secondo alcuni le abitudini  pur uccidendo la creatività  salvano la vita,  perché la routine quotidiana allontana i cattivi pensieri. Detto altrimenti:   "fare quello che dobbiamo fare tutti i giorni"   ci aiuta a non pensare troppo.    A dire il vero, secondo Carlo Pompei,  la questione sarebbe  più complessa, come dire,   di civiltà.  Giusto.  D'altronde,  Pompei ha un suo “metodo”: parte da lontano ( e chi scrive ne sa qualcosa...),  per poi arrivare a “destinazione” prima degli altri.  E anche questa è un’ abitudine, un’ottima abitudine… Buona lettura. (C.G.)



Come si misura il grado di civiltà di un Paese

Ci si abitua a tutto
di Carlo Pompei



Ci si abitua a tutto, si dice. Anche perché se non ci fossimo abituati, adattati, trasformati, evoluti o involuti, non staremmo qui a parlarne. Ma ne è valsa la pena?
Quando si viaggia si capiscono molte cose, così come quando si esce semplicemente di casa. Si lascia quella specie di “piccolo mondo” al quale ci siamo appunto abituati e nel quale non ci poniamo troppe domande. Anche perché, spesso, chi si interroga è intelligente, ma anche molto esigente verso se stesso e gli altri e, quindi, quasi mai trova una risposta soddisfacente al proprio quesito. A Roma, infatti, si usa dire: “beato te che non capisci un c…”. La frase si pronuncia nei confronti di quelle persone che vivono la propria vita alla giornata, senza porsi grandi interrogativi.
Torniamo al viaggio. Visitando altri Paesi europei ci si accorge che la cosa privata e la cosa pubblica (Res publica) a volte coincidono. In Norvegia, ad esempio, da turisti italiani si rimane stupefatti dall’assenza totale di recinzioni, grate, porte blindate, sbarre anti-intrusione, etc. Camminando in strada si possono vedere biciclette, ciclomotori e motocicli parcheggiati (bene) senza alcun tipo di antifurto applicato. In Italia rimarrebbero al massimo per qualche minuto nel posto dove le ha lasciate il legittimo proprietario. E l’abitudine, appunto, induce anche persone oneste a pensare che, dove non ci sia un lucchetto a proteggere un bene, quello sia stato abbandonato e chiunque possa impossessarsene, neanche fosse appoggiato ad un cassonetto dell’immondizia. Queste abitudini sono pericolose, poiché fanno perdere il lume della ragione a chiunque. Che cosa vogliamo arrivare a dire? È presto spiegato.
Giornali e telegiornali hanno giustamente dato ampio spazio alle notizie di persone suicidatesi a causa di difficoltà economiche, ora tocca alle Istituzioni fornire spiegazioni. Una delle prime risposte giunte al proposito ci ha lasciato di sasso: “A maggio dello scorso anno le persone decedute a causa di suicidio erano in misura maggiore rispetto a quest’anno”. È stato ridotto tutto ad un fatto statistico, cioè morti come numeri. È la dichiarazione resa dal Premier Monti in conferenza stampa a seguito degli attentati perpetrati ai danni delle agenzie di riscossione Equitalia, la società (privata) che esige denaro (lucrandoci) in nome e per conto dell’Agenzia delle Entrate.
Legittimare vessazioni, così come legittimare atti terroristici è pericoloso in egual misura. Se fossimo un Paese civile ce ne preoccuperemmo. La sua non è una gran risposta, caro Prof. Monti. Dovrebbe sollecitare un po’ più la fantasia di chi le scrive i comunicati da leggere in conferenza stampa. Altrimenti gli attentati aumenteranno, è già successo durante gli “Anni di Piombo”, possibile che si abbia la memoria così a breve termine? Che poi possa essere vero o meno che ci sia sempre pronto qualcuno a strumentalizzare è e rimane un corollario della situazione scatenante e/o giustificante. Non è difficile distinguere la causa dall’effetto, dai!
Bisogna istituire immediatamente un fondo per aiutare le aziende e le persone in difficoltà, anche se non “ce lo chiede l’Europa”, altrimenti ci si abitua a tutto, come dicevamo all’inizio. Anche alla morte. Degli altri.
E non sempre per suicidio…

Carlo Pompei


Carlo Pompei, classe 1966, “Romano de Roma”. Appena nato, non sapendo ancora né leggere, né scrivere, cominciò improvvisamente a disegnare. Oggi, si divide tra grafica, impaginazione, scrittura, illustrazione, informatica, insegnamento ed… ebanisteria “entry level”.

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