Oggi due post! Il primo è di Carlo Gambescia, il secondo
di Carlo Pompei
Comunali 2012
l’impossibilità di una destra normale
di Carlo Gambescia
Proviamo a fare una
sintesi delle elezioni comunali 2012? Beh, nella frammentazione
generale del voto, vince Grillo, regge il Pd, crollano Pdl e Lega. Il dato più
sconfortante, soprattutto per l'elettore moderato,
è distinto dalla rinnovata impossibilità di far nascere una
destra normale in Italia. Gli elettori di destra, quelli che sognano più
libertà meno libertinaggio, più mercato meno Stato e tasse,
rischiano di restare di nuovo senza casa politica.
E ora, mettiamoci
nei panni di un elettore di destra. Con chi prendersela? Con il Pdl,
diviso su tutto? Con un Cavaliere attento soltanto ai propri interessi? Con
Casini che gioca a rimpiattino? Con Fini che gioca in proprio? Con la crisi?
Difficile dire. Il punto è che, se continua così, all’elettore di destra non
resterà che la scelta tra non voto e voto di protesta.
Berlusconi, pur con
i suoi mille difetti (per alcuni, vizi...), era riuscito a compiere un
miracolo: ricomporre la destra italiana. Ora però il suo ciclo politico sembra
concluso. E con esso quello di una potenziale destra
liberal-conservatrice. Una destra normale, insomma.
Carlo
Gambescia
***
Al nostro
"minicommento" sulle comunali facciamo seguire un interessante
post, scritto dall'amico Carlo Pompei che
riprende e integra le nostre osservazioni di venerdì
scorso sulla questione dei suicidi ( http://carlogambesciametapolitics.blogspot.it/2012/05/suicidio-crisi-economica-e-ancora.html )
. Argomento, crediamo, degno di approfondimento, soprattutto di
questi tristi tempi. E il “metodo Pompei”, addirittura
arricchito da una microanimazione, sembra funzionare
anche questa volta. Buona lettura. (C.G.)
Il suicidio indotto
dalla spirale della crisi
Geometria, sintassi
e analisi logica del periodo (che stiamo vivendo)
di Carlo Pompei
Avviene, accade,
succede, càpita. Tutte espressioni “verbali” usate per descrivere una cosa
simile. Esaminiamole insieme.
Avviene: evento
legato a fattori temporali (ad-venire o divenire), non è mai legato ad
un’entità, infatti il verbo non supporta il complemento di termine, il “dativo”
latino.
Accade: evento
slegato da fattori temporali ai quali viene collegato dopo che si è
manifestato; supporta il dativo, ma è una forzatura.
Succede: evento
correlato ad un avvenimento (succedere = venire dopo). Il verbo è interconnesso
con i concetti di “causa-effetto” e “azione-reazione” a differenza dei termini
precedenti i quali non presuppongono necessariamente antefatti.
Càpita: evento che
riguarda una persona o un gruppo sociale in relazione (famiglia, condominio,
lavoro, tempo libero). Può essere la conseguenza di un avvenimento/accadimento
precedente.
Nell’italiano
corrente (e non soltanto in quello parlato) sono usati sovente a sproposito,
vediamone l’uso corretto: un fenomeno “avviene”, un terremoto “accade”, un
incidente “succede”, una disgrazia “càpita”. Quindi, “avviene” uno smottamento
della crosta terrestre, perciò “accade” un terremoto, pertanto “succede” il
crollo di un palazzo e “càpita” una disgrazia agli occupanti. Tutto chiaro?
Bene, andiamo avanti.
E un suicidio?
Prendiamola alla larga: è “successo” un incidente, siete naufraghi da soli su
un’isola deserta, vi suicidate? Certamente no, il vostro istinto di
sopravvivenza avrà la meglio. Siete poverissimi e potenzialmente ricchissimi
(l’isola è “vostra”), cercherete piante da frutto commestibile e una fonte
d’acqua potabile.
Ora, invece, supponete
che su quell’isola deserta siate stati deportati da aguzzini i quali sanno
benissimo che non vi è alcuna risorsa di sostentamento. Vi suicidate? Dopo
avere cercato invano del cibo e dell’acqua, probabilmente sì. Il vostro
problema, in quest’ultima situazione, diviene, appunto, di tipo relazionale:
arrivate al paradosso di suicidarvi (quasi un atto eroico) per non dare la
soddisfazione ai vostri carcerieri di trovarvi morti di stenti. Non a caso il
suicidio in carcere è molto più diffuso tra i reclusi che si sentono innocenti
e/o vittime di un’ingiustizia: è una forma di protesta estrema; gli scioperi
della fame e della sete ne sono l’espressione più razionale, ma “succede” anche
agli animali posti in cattività.
Questo atteggiamento
può essere spiegato con la certezza (spesso fallace) che domani sarà peggiore
di oggi.
Alcune persone poste
davanti ad un filmato che mostra spirali che ruotano in senso opposto,
tenderanno a preferirne una piuttosto di un’altra, a seconda del loro stato
d’animo, della loro situazione economico-sociale del momento, della loro
naturale inclinazione al pessimismo o all’ottimismo. L’ottimista sceglierà
quella che restituisce l’illusione ottica di allargarsi e tendere verso
l’esterno; il pessimista sceglierà l’altra. Altra componente fondamentale sarà
quella del senso di rotazione (orario o antiorario). Se quella che tende ad
allargarsi ruoterà anche in senso orario, restituirà il massimo dell’ottimismo:
gli spostamenti da sinistra a destra e in senso orario ci proiettano verso il
futuro, quelli inversi ci frenano o addirittura ci portano indietro.
Il veicolo
dell’ottimismo, poi, varia in funzione dell’età del soggetto: bambini,
adolescenti, adulti ed anziani hanno bisogno di sicurezze diverse che via-via
formano, deformano - e in alcuni casi distruggono - il carattere di una
persona. Le aspettative di un bambino sono quelle di essere protetto dai
genitori, quelle di un adolescente anche, ma con spazi di manovra e libertà;
quelle di un adulto sono poter lavorare e guadagnare per vivere dignitosamente
e per poter versare quei contributi pensionistici che gli occorreranno in
vecchiaia.
I “suicidi da crisi”
- come sono stati definiti dai media in quest’ultimo periodo - non sono affatto
disgrazie, ma “succedono” poiché la natura del gesto è dettata da cause
relazionali connotate da assenza di garanzia e, quindi, speranza nel futuro.
Chi dovrebbe garantire? Ovviamente i rappresentanti dello Stato che in questa
particolare congiuntura economico-sociale non stanno dimostrando di poter (e voler)
proteggere lavoratori e cittadini in genere. Questi si sentono abbandonati - se
non vessati - da quell’istituzione “democratica” che dovrebbe invece farsi
carico di chi ha contributo a che la stessa divenisse realtà.
Insomma dovrebbero
far ruotare la spirale nel senso corretto.
In sintesi, quando
Mario Monti pontifica sull’impossibilità di non pagare le tasse, dovrebbe porsi
la domanda esattamente contraria e cioè: “Sono state garantite le possibilità
basilari affinché le tasse possano essere pagate?”.
Domande del genere
se le pone soltanto un essere umano con emozioni, appunto, umane.
Carlo Pompei
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