e la
“pesantezza” del politico
“The Advocate” la
più autorevole rivista della comunità gay statunitense offre
oggi due elementi di riflessione.
Il primo
riguarda la copertina, dedicata a Papa Francesco, di cui si dice
di apprezzare l’ormai famoso «Se qualcuno è gay e cerca il Signore in buona fede,
chi sono io per giudicare?». Di qui, la
scelta di eleggerlo a “ Persona dell’anno 2013” (http://www.advocate.com/year-review/2013/12/16/advocates-person-year-pope-francis ).
Il secondo, verte
sulla notizia, cui la rivista dà risalto, che il presidente
Obama ha deciso di farsi rappresentare ai giochi invernali di Soci
da Billie Jean King, icona del movimento gay. E tutti conosciamo
bene l’avversione della Russia putiniana verso dell’omosessualità. Di qui, il
carattere di sfida politica della scelta ( http://www.advocate.com/politics/2013/12/17/obama-biden-wont-be-olympics ).
Cosa dire? Che
i tempi sono decisamente cambiati… La comunità gay - indubbio
segno di potere - detta, o quantomeno indica, la linea
"politica". Per ora negli Stati Uniti, ma il processo
sembra in costante evoluzione. Riassumendo - e non è poco -
abbiamo un Presidente americano che in qualche misura orienta la politica
estera sui diritti gay , nonché un Papa che, dalla Cattedra romana,
si rifiuta di giudicare.
È un bene? È un
male? Non spetta a noi dare giudizi. Naturalmente, benché sia così
banale ricordarlo, i contrari, scorgono nella scalata gay un
segno di decadenza, mentre i favorevoli una vittoria del
progresso.
Di sicuro, portando
alle estreme conseguenze (logiche, storiche e sociologiche) la
dichiarazione di Francesco e la scelta di Obama, la Chiesa un giorno potrebbe avere un
Papa Gay pronto a scomunicare gli “omofobi” e gli Stati Uniti
un presidente gay disposto, per le stesse ragioni, a entrare
in guerra...
Qualcosa di impensabile fino a trent'anni fa. Tuttavia, come giustamente osserva Tocqueville, « la storia è una galleria di quadri, dove ci sono pochi originali e molte copie». Ciò significa, che anche Papi e Presidenti gay, non potrebbero restare indenni dalla logica politica del conflitto e della guerra: da quella che Julien Freund, chiamava la “pesantezza” del politico. Insomma, si possono cambiare le “etichette” sugli uomini - pardon, su uomini, donne, lesbiche, gay, bisessuali e transgender - ma non le costanti del “politico”. Anzi del “metapolitico"...
Qualcosa di impensabile fino a trent'anni fa. Tuttavia, come giustamente osserva Tocqueville, « la storia è una galleria di quadri, dove ci sono pochi originali e molte copie». Ciò significa, che anche Papi e Presidenti gay, non potrebbero restare indenni dalla logica politica del conflitto e della guerra: da quella che Julien Freund, chiamava la “pesantezza” del politico. Insomma, si possono cambiare le “etichette” sugli uomini - pardon, su uomini, donne, lesbiche, gay, bisessuali e transgender - ma non le costanti del “politico”. Anzi del “metapolitico"...
Purtroppo,
la moltiplicazione dei diritti - o come si dice il "più
diritti per tutti" - non è promessa o sinonimo di
pace sulla terra.
Carlo Gambescia
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