mercoledì 18 dicembre 2013


Papa Francesco, Obama,  i gay  
e la “pesantezza”  del  politico






“The Advocate” la più autorevole   rivista della comunità gay statunitense offre oggi  due elementi di riflessione.
Il  primo  riguarda  la copertina,  dedicata a Papa Francesco, di cui si dice di  apprezzare l’ormai  famoso «Se qualcuno è gay e cerca il Signore in buona fede, chi sono io per giudicare?».  Di qui, la scelta di eleggerlo a “ Persona  dell’anno 2013”  (http://www.advocate.com/year-review/2013/12/16/advocates-person-year-pope-francis ).
Il secondo, verte  sulla notizia, cui la rivista dà  risalto,  che il presidente Obama ha deciso di farsi rappresentare ai  giochi  invernali di Soci  da Billie Jean King, icona  del movimento gay. E tutti conosciamo bene l’avversione della Russia putiniana verso dell’omosessualità. Di qui, il carattere di sfida politica della scelta (  http://www.advocate.com/politics/2013/12/17/obama-biden-wont-be-olympics  ).
Cosa dire?  Che i tempi sono decisamente cambiati…  La comunità gay  -  indubbio segno di potere  -  detta, o quantomeno indica,  la linea  "politica".  Per ora negli Stati Uniti, ma il processo sembra in costante evoluzione. Riassumendo -  e non è poco -   abbiamo  un Presidente americano che in qualche misura orienta la politica estera sui diritti gay ,  nonché  un Papa che, dalla Cattedra romana,  si rifiuta di  giudicare.
È un bene? È un male? Non spetta a noi dare giudizi.  Naturalmente, benché sia così  banale  ricordarlo, i contrari, scorgono nella scalata gay  un segno di decadenza,  mentre  i favorevoli  una vittoria del progresso. 
Di sicuro, portando alle estreme conseguenze (logiche, storiche e sociologiche)  la dichiarazione di Francesco  e  la  scelta  di Obama,  la Chiesa  un giorno potrebbe avere un  Papa Gay  pronto a scomunicare gli  “omofobi” e  gli Stati Uniti un presidente gay  disposto, per le stesse ragioni,  a entrare in  guerra... 
Qualcosa di impensabile  fino a trent'anni fa.  Tuttavia, come giustamente osserva Tocqueville, « la storia è una galleria di quadri, dove ci sono pochi originali e molte copie».  Ciò significa, che anche Papi e Presidenti gay, non  potrebbero  restare  indenni dalla  logica politica  del conflitto e della guerra: da quella che Julien Freund, chiamava la “pesantezza” del politico. Insomma,  si  possono cambiare le “etichette” sugli  uomini - pardon, su  uomini, donne,
 lesbiche, gay, bisessuali e transgender -  ma non le costanti del “politico”. Anzi del “metapolitico"...  
Purtroppo,  la moltiplicazione dei diritti - o come si dice il  "più diritti  per tutti" -   non è  promessa o sinonimo di  pace sulla terra.      
 Carlo Gambescia  

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