I rottami della destra
post-missina e
post-aennina
Se abbiamo capito bene
il simbolo di An è finito nelle mani di Fratelli d’Italia. Il
contrassegno politico, come si legge, potrà essere usato alle prossime
elezioni europee.
Parliamo di un
micropartito aggrappato al due-tre per cento, che difende posizioni
redistributive salvo che sui diritti civili e sull’immigrazione.
Intorno a Fratelli d’Italia (e al business della Fondazione An)
gravitano, spesso impattando, i rottami della destra post-missina e
post-aennina: un numero imprecisato di partitini, spesso singolarmente guidati
da ex colonnelli (in senso politico) o da ex militanti
(in genere vecchi quadri), tutti, grosso modo, su posizioni
stataliste.
Attualmente, il
minimo comune denominatore politico è rappresentato dalla critica verso
l’ “Europa dei banchieri”, ovviamente modulata in base alla distanza dal
potere: passata, presente, reale e potenziale. Ad esempio, l’antieuropeismo di
Fratelli d’’Italia è più soft di quello della Destra di Storace e lontano anni
luce dalle posizioni movimentiste di CasaPound.
Per tutte queste
forze sparse e litigiose, le prossime europee rappresenteranno un
importante banco di prova. E cavalcando, come stanno facendo,
l’onda montante dell’antieuropeismo il rischio di vederle
entrare nel Parlamento di Strasburgo non è remoto.
Non va infatti
dimenticato che questi partiti incarnano una cultura politica
statocentrica, redistributrice e soprattutto viziata da nodi ideologici
mai sciolti. Basta fare un giro in Rete o leggere certi articoli e
libri, per scoprire come venti anni di “immersione” nelle acque del
centro-destra, non abbiano favorito alcun mutamento culturale: i
riferimenti al romanticismo fascista continuano a farla da padrone.
Il che già spiega a sufficienza (per non infierire...) la
sostanziale avversione nei riguardi della democrazia parlamentare e dell’
economia di mercato.
Si tratta di una vecchia contraddizione post 1945, legata allo storico passaggio dalla dittatura alla libertà, mai accettato: nel mondo culturale missino, post-missino e post-aennino la democrazia rappresentativa e l’economia aperta sono sempre state viste come puri mezzi e mai condivise quale orizzonte di valori e finalità.
Si tratta di una vecchia contraddizione post 1945, legata allo storico passaggio dalla dittatura alla libertà, mai accettato: nel mondo culturale missino, post-missino e post-aennino la democrazia rappresentativa e l’economia aperta sono sempre state viste come puri mezzi e mai condivise quale orizzonte di valori e finalità.
Naturalmente i suoi
dirigenti, lungo una scala che va dall’apprezzamento al
rifiuto formale del fascismo, continuano tuttora a giocare su due
piani, tentando di galleggiare tra i rottami ideologici della
subcultura di appartenenza e al tempo stesso di non perdere politicamente
rappresentatività parlamentare.
In questo modo,
però, si fabbricano illusioni e le si svende sul
mercato dell'opportunismo politico. Scontentando tutti, sostenitori interni e
avversari esterni. Perché, facendo così, non si resta totalmente
fascisti, né si diviene sinceramente democratici. Sicché, parliamo, alla
fin fine, di forze politiche assolutamente inutili. In poche
parole, rottami ammucchiati su altri rottami rugginosi...
Tuttavia - ecco il rischio - anche i rottami "impilati",
quando si sfaldano, perché ossidati e marci possono
provocare gravissimi danni... E nel caso specifico, per
uscire dal linguaggio figurato, non parliamo di danni alle cose,
ma alla stabilità del sistema democratico.
Carlo Gambescia -
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