La polemica sulle slot machine
E' ridicola e
tartufesca la polemica sull'aiuto indiretto ( minori tagli e
più fondi) ai comuni moralmente "meno virtuosi":
quelli che non emanano norme restrittive sul gioco
d’azzardo.
Piccola premessa. Lo
stato non deve mai auto-attribuirsi o attribuire ad altri
soggetti patenti di moralità o immoralità. Le pubbliche istituzioni
devono occuparsi di altre cose, molto più concrete: difesa, politica estera,
sicurezza pubblica. E non legiferare sulla vita privata dei
cittadini, cercando di misurarne la virtù. Con i propri denari, ognuno di
noi è libero di fare ciò che vuole: giocare d’azzardo, comprare
cibo per i poveri, andare in crociera, donarli alla Chiesa, garantire un
elevato tenore di vita a una giovane e bella amichetta eccetera,
eccetera.
Invece in Italia
siamo al punto che lo stato, come nel caso delle slot machine, si comporta
in modo ipocrita, da vero Tartuffe, il celebre personaggio di Molière :
per un verso ritiene giusto contrastarle, “come impone
il buon Dio”, per l’altro, poiché la burocrazia statale
è un' avida divoratrice di risorse, per sopravvivere non può
fare a meno di creare, favorire e colpire fiscalmente qualsiasi
nuovo cespite.
Il meccanismo è
quello del prima vieta, poi autorizza, infine tassa:
un'attività fa male, perché così ritiene “la Morale " di
"Papà Stato”? Allora prima la si vieta, salvo poi
autorizzarla. E naturalmente dopo aver tenuto sulla corda gli
investitori... Dulcis in fundo, si
introducono tasse proibitive e, cosa più importante, il
solito sistema degli incentivi/disincentivi… Sìcché abbiamo da
un lato un meccanismo di aiuti e tagli ai comuni che, di volta in volta,
promettono o meno di impegnarsi nel contenimento di un
nascente mercato, dall’altro la necessità strutturale dello
stato di favorire lo sviluppo delle sale da gioco per accrescere sempre
più le entrate. Ora, la norma del decreto contestato, va nel senso di far
aumentare gli introiti fiscali perché impone il taglio dei trasferimenti
ai comuni che pongono vincoli al mercato delle slot machine.
Il che ha subito provocato l’insurrezione della composita tribù dei
moralisti di Italia: austeri ex comunisti, socialisti
moralizzatori, sagrestani di destra e
di sinistra, vecchi e nuovi sostenitori dello stato
etico.
La vera questione,
tuttavia, non è premiare o penalizzare i comuni, innescando
il circuito vizioso dei tagli e degli aiuti dello "Stato
Provvidenza", ma di lasciare che l’economia delle slot machine si
sviluppi liberamente, permettendo ai singoli di esercitare libertà di
scelta e alle forze dell’ordine il compito di reprimere, se
necessario, gli eventuali reati commessi.
E le cosiddette
“ludopatie”? Da non specialisti non entriamo nel merito della sindrome.
Di sicuro, dal punto di vista sociologico, se “prontualizzata”
dalla sanità pubblica, la "ludopatia", rischia di diventare
un altro strumento di oppressione sociale e fiscale
nelle mani di uno Stato Burocrate, Terapeuta e Tartufo,
abituato a trattare i cittadini come minori piagnucolosi, capricciosi e
naturalmente bisognosi di aiuto e correzione.
E allora i giocatori
incalliti che si rovinano? E le famiglie che subiscono i danni? È la
libertà, bellezza… Qualche volta ci si può fare anche male. E si può
fare del male anche gli altri.
Carlo Gambescia
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