"Schede" e
“Forconi”
Non è vero (almeno non
del tutto) che l’antipolitica, come si dice, abbia già vinto da un pezzo.
Alcuni fatti sembrano provare il contrario. Due, in particolare,
i segnali di vita.
Il primo è nei
quasi tre milioni di elettori che hanno partecipato alle primarie del Pd.
Non sono pochi, soprattutto di questi tempi, e con il voto
provano che c’è ancora voglia, tanta voglia, di fare politica. Riuscirà
Renzi a recepire il messaggio socialdemocratico del suo elettorato?
Buoni servizi pubblici alla portata di tutti ?
Il secondo è
rappresentato dal “Movimento dei Forconi", punta di iceberg di un
malessere fiscale diffuso: si protesta soprattutto per l’enormità di un carico
impositivo che ricade sulle spalle dei ceti medi più a rischio: piccoli
imprenditori, esercenti, trasportatori, artigiani, coltivatori, consulenti e
professionisti, come dire, di piccolo cabotaggio. In qualche misura
siamo davanti ai Tea Party in salsa italiana: un po', se ci si passa
l'espressione, "masaniellati"; il che spiega le violente
infiltrazioni fascistoidi di ieri, la diffidenza dell'estrema sinistra
violenta e l'atteggiamento benevolo ( o quasi) dei poliziotti torinesi.
Riuscirà la destra divisissima di Berlusconi, Alfano e spezzoni vari a
recepire il messaggio criptoliberale del redivivo popolo delle partite
Iva? Meno tasse per tutti? Come recitava il vecchio slogan
berlusconiano...
In sintesi,
ripetiamo, cosa chiedono "Schede" e
"Forconi": da Renzi, più servizi sociali, da
Berlusconi e dissociati meno tasse. Due obiettivi, a dire il vero,
contrastanti... Nel senso che la crescita dei servizi sociali
implica quella delle tasse e viceversa… Come insegna la scienza delle finanze,
il trade off (
compromesso o punto di equilibrio) tra servizi e tasse, così come viene
"venduto" nelle campagne elettorali dei paesi dove prevale una
cultura fiscale consociativa, è un balocco politico-econometrico per
cittadini disposti a credere, visto che siamo in clima, a Babbo Natale.
Per questa ragione, nei paesi non consociativi, dove la divisione tra destra e
sinistra è netta, i partiti come abbiamo più volte scritto, si dividono
tra una sinistra che tassa e una destra che abbassa il carico fiscale sui
cittadini. Per contro, in Italia, paese consociativo per eccellenza, la
sinistra talvolta parla come la destra, senza però mai diminuire le
tasse, e la destra agisce come la sinistra, tassando
senza pietà. Di più: da noi, destra e sinistra, persistono nell’inseguire
il mito del recupero dell’evasione fiscale (sinistra) e l’Araba Fenice della
razionalizzazione dei servizi (destra).
Ma, allora, qual è
il trait d'union tra le schede e i forconi? Se
la politica italiana si dividesse "bipolarmente"
su questo punto (più servizi o meno tasse) i cittadini potrebbero
scegliere, ogni cinque anni, con chiarezza. E quindi saggiare, di fatto,
le differenze tra i due approcci fiscali. E se necessario, cambiare
voto alle elezioni successive. E così via.
Probabilmente, al di là dei contrasti, è proprio quel che chiedono i votanti delle primarie e i manifestanti di ieri. I primi con le schede elettorali, i secondi evocando i forconi. Insomma, vogliono chiarezza: o di qua o di là. È così difficile capirlo?
Probabilmente, al di là dei contrasti, è proprio quel che chiedono i votanti delle primarie e i manifestanti di ieri. I primi con le schede elettorali, i secondi evocando i forconi. Insomma, vogliono chiarezza: o di qua o di là. È così difficile capirlo?
Carlo Gambescia
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