giovedì 12 dicembre 2013


La rivista della settimana: “éléments”, ( fascicolo speciale per i " 40 ans 1973-2013), Octobre-Décembre 2013 n. 149, pp. 96, euro 5,95. 

Quarant’anni nella vita di una rivista non sono pochi.  Oggi  festeggiamo il compleanno di “éléments”,  che coincide  con i settant’anni di Alain de Benoist,  principale animatore della rivista.  Che dire?  Due volte auguri.
Ultimamente,  ogni tanto,  gli  tiriamo le orecchie  (punture di una povera  zanzara, naturalmente...),  ma Alain, di sicuro, da buon politeista cognitivo saprà  apprezzare  la diversità delle posizioni e comprendere la necessità non tanto ( o non solo) che  ciascuno faccia  i conti, per dirla con Weber, con il proprio dèmone, quanto il dovere di  farli con onestà e franchezza.  Doti di cui egli non difetta. E che non mancano  neppure all'estensore di queste note.
Detto questo,  veniamo a un fascicolo che va assolutamente  letto ( e conservato)  perché  celebra degnamente l'importante ricorrenza  (“éléments”,  Octobre-Décembre 2013, n. 149).  Nell’editoriale di apertura  Robert de Herte (Alain de Benoist)  traccia il   bilancio positivo  di quarant’anni  di intenso  lavoro culturale, i cui punti fermi sono così riassunti: «Analizzare, spiegare. Ma anche  essere attenti all’evoluzione e alle novità. “Élément” si è sempre rinnovata senza mai vivere di idee belle e pronte. E per questo motivo, che riteniamo, senza falsa modestia, di esserci raramente sbagliati. Al contrario, abbiamo formulato alcune previsioni,  poi verificatesi. In quasi tutti i campi, abbiamo giocato d’anticipo.  Questo lavoro  in qualche misura  congetturale non si è svolto nel vuoto delle astrazioni intellettuali.  Ma è rimasto legato  a una serie di opzioni e rifiuti:  la differenza contro la ripetitiva uniformità del "Medesimo"; le culture popolari contro l’universalismo; la logica del dono contro la logica mercantile; il politeismo dei valori  contro il monoteismo; il disinteresse e la gratuità contro l’utilitarismo e l’assiomatica dell’interesse; l’etica dell’onore contro la morale del peccato; il locale contro il “globale”;  la convivialità contro il “ voler sempre di  più”, eccetera» (p. 3, nostra traduzione).
Di particolare interesse il dossier dedicato “agli archivi” (pp. 74-94), dove sono raccolti i testi più significativi apparsi sulla rivista, opera  di  numerosi  articolisti, collaboratori,  autori intervistati. Per ricordarne solo alcuni:  Jean Cau, Michel Marmin, Paul Masquelier,  Pascal Eysseric, Pierre le Vigan,  Guillame Faye,  Charles Champetier, Luisa Bonesio, Éric Rohmer, Raoul Girardet, Leni Riefenstahl,  Jean Anouilh,  Mircea Eliade, Jean-Marie Domenach, Teddy Goldsmith. 
Parliamo di una  pubblicazione  che ha avuto  imitazioni  all’estero, autorizzate o meno (anche a partire solo dal nome),  molte delle quali hanno cessato, e da un pezzo, di uscire.  Meglio così.  Mentre “élément”  è  rivista  più viva che mai.  Probabilmente la diversa  longevità è dovuta alle grandi  qualità intellettuali  del suo  ispiratore-animatore: Alain de Benoist.  La cui statura,  ne  abbiamo scritto altrove,   ricorda soprattutto in Italia,  quella di  un pensatore del calibro di Georges Sorel:   fiero avversario del riformismo, dell'utilitarismo, del capitalismo, del liberalismo, dello spartiacque destra-sinistra  e ammiratore - diversamente da Alain de Benoist,  più strutturalista - delle grandi personalità storiche. Ovviamente, tra Sorel e de Benoist, entrambi legati a Marx da un rapporto odio-amore, si  frappongono tre convitati di pietra:   Heidegger, la critica all'economicismo antropologico (anche di Marx) di Louis Dumont e l'epistemologia post-positivista (che ha notevolmente influito sul pensiero debenoistiano). E naturalmente, fatto non secondario,  l'accento diverso sul ruolo del cristianesimo nella storia.
Tutto sommato, somiglianze  (ma anche differenze), che, "politeisticamente",  per alcuni possono essere pregi,  per altri  difetti.
Comunque sia,  cento di questi di giorni!   

Carlo Gambescia  

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