La rivista della settimana: “éléments”, ( fascicolo speciale per
i " 40 ans 1973-2013), Octobre-Décembre 2013 n. 149, pp. 96, euro 5,95.
Quarant’anni nella
vita di una rivista non sono pochi. Oggi festeggiamo il
compleanno di “éléments”, che coincide con i settant’anni di Alain
de Benoist, principale animatore della rivista. Che dire? Due
volte auguri.
Ultimamente, ogni tanto, gli tiriamo le orecchie (punture di una povera zanzara, naturalmente...), ma Alain, di sicuro, da buon politeista cognitivo saprà apprezzare la diversità delle posizioni e comprendere la necessità non tanto ( o non solo) che ciascuno faccia i conti, per dirla con Weber, con il proprio dèmone, quanto il dovere di farli con onestà e franchezza. Doti di cui egli non difetta. E che non mancano neppure all'estensore di queste note.
Detto questo, veniamo a un fascicolo che va assolutamente letto ( e conservato) perché celebra degnamente l'importante ricorrenza (“éléments”, Octobre-Décembre 2013, n. 149). Nell’editoriale di apertura Robert de Herte (Alain de Benoist) traccia il bilancio positivo di quarant’anni di intenso lavoro culturale, i cui punti fermi sono così riassunti: «Analizzare, spiegare. Ma anche essere attenti all’evoluzione e alle novità. “Élément” si è sempre rinnovata senza mai vivere di idee belle e pronte. E per questo motivo, che riteniamo, senza falsa modestia, di esserci raramente sbagliati. Al contrario, abbiamo formulato alcune previsioni, poi verificatesi. In quasi tutti i campi, abbiamo giocato d’anticipo. Questo lavoro in qualche misura congetturale non si è svolto nel vuoto delle astrazioni intellettuali. Ma è rimasto legato a una serie di opzioni e rifiuti: la differenza contro la ripetitiva uniformità del "Medesimo"; le culture popolari contro l’universalismo; la logica del dono contro la logica mercantile; il politeismo dei valori contro il monoteismo; il disinteresse e la gratuità contro l’utilitarismo e l’assiomatica dell’interesse; l’etica dell’onore contro la morale del peccato; il locale contro il “globale”; la convivialità contro il “ voler sempre di più”, eccetera» (p. 3, nostra traduzione).
Ultimamente, ogni tanto, gli tiriamo le orecchie (punture di una povera zanzara, naturalmente...), ma Alain, di sicuro, da buon politeista cognitivo saprà apprezzare la diversità delle posizioni e comprendere la necessità non tanto ( o non solo) che ciascuno faccia i conti, per dirla con Weber, con il proprio dèmone, quanto il dovere di farli con onestà e franchezza. Doti di cui egli non difetta. E che non mancano neppure all'estensore di queste note.
Detto questo, veniamo a un fascicolo che va assolutamente letto ( e conservato) perché celebra degnamente l'importante ricorrenza (“éléments”, Octobre-Décembre 2013, n. 149). Nell’editoriale di apertura Robert de Herte (Alain de Benoist) traccia il bilancio positivo di quarant’anni di intenso lavoro culturale, i cui punti fermi sono così riassunti: «Analizzare, spiegare. Ma anche essere attenti all’evoluzione e alle novità. “Élément” si è sempre rinnovata senza mai vivere di idee belle e pronte. E per questo motivo, che riteniamo, senza falsa modestia, di esserci raramente sbagliati. Al contrario, abbiamo formulato alcune previsioni, poi verificatesi. In quasi tutti i campi, abbiamo giocato d’anticipo. Questo lavoro in qualche misura congetturale non si è svolto nel vuoto delle astrazioni intellettuali. Ma è rimasto legato a una serie di opzioni e rifiuti: la differenza contro la ripetitiva uniformità del "Medesimo"; le culture popolari contro l’universalismo; la logica del dono contro la logica mercantile; il politeismo dei valori contro il monoteismo; il disinteresse e la gratuità contro l’utilitarismo e l’assiomatica dell’interesse; l’etica dell’onore contro la morale del peccato; il locale contro il “globale”; la convivialità contro il “ voler sempre di più”, eccetera» (p. 3, nostra traduzione).
Di particolare
interesse il dossier dedicato “agli archivi” (pp. 74-94), dove sono raccolti i
testi più significativi apparsi sulla rivista, opera di numerosi
articolisti, collaboratori, autori intervistati. Per ricordarne
solo alcuni: Jean Cau, Michel Marmin, Paul Masquelier, Pascal
Eysseric, Pierre le Vigan, Guillame Faye, Charles Champetier, Luisa
Bonesio, Éric Rohmer, Raoul Girardet, Leni Riefenstahl, Jean
Anouilh, Mircea Eliade, Jean-Marie Domenach, Teddy Goldsmith.
Parliamo di
una pubblicazione che ha avuto imitazioni all’estero,
autorizzate o meno (anche a partire solo dal nome), molte delle quali
hanno cessato, e da un pezzo, di uscire. Meglio così. Mentre
“élément” è rivista più viva che mai. Probabilmente la
diversa longevità è dovuta alle grandi qualità intellettuali
del suo ispiratore-animatore: Alain de Benoist. La cui
statura, ne abbiamo scritto altrove, ricorda soprattutto in
Italia, quella di un pensatore del calibro di Georges Sorel:
fiero avversario del riformismo, dell'utilitarismo, del capitalismo, del
liberalismo, dello spartiacque destra-sinistra e ammiratore -
diversamente da Alain de Benoist, più strutturalista - delle grandi
personalità storiche. Ovviamente, tra Sorel e de Benoist, entrambi legati a
Marx da un rapporto odio-amore, si frappongono tre convitati di pietra:
Heidegger, la critica all'economicismo antropologico (anche di Marx) di
Louis Dumont e l'epistemologia post-positivista (che ha notevolmente influito
sul pensiero debenoistiano). E naturalmente, fatto non secondario, l'accento
diverso sul ruolo del cristianesimo nella storia.
Tutto sommato,
somiglianze (ma anche differenze), che, "politeisticamente",
per alcuni possono essere pregi, per altri difetti.
Comunque sia, cento di questi di giorni!
Comunque sia, cento di questi di giorni!
Carlo Gambescia
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