mercoledì 11 dicembre 2013


Attilio Befera,  
tra positivismo fiscale e  democrazia socialista




Il  Direttore delle Entrate,  ha dichiarato che    

c'è bisogno di dire una parola forte e certa, di affermare che l'elusione e l'evasione fiscale non sono compatibili con la nostra economia e con nessun sistema veramente democratico.

Non contento ha aggiunto che in questo periodo, :

l'effetto redistributivo derivante dall'azione dello Stato è sempre più importante.

E che, di conseguenza,  la diseguaglianza  reddituale,

vera patologia della nostra epoca, minaccia il funzionamento della democrazia e il senso della coesione sociale
(.http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/economia/2013/12/10/Saccomanni-fisco-ostacoli-crescita_9754593.html)

Ora,  senza  entrare troppo nel merito,  per quel che riguarda l’ Italia e i fenomeni  "epocali",  all’inizio del Novecento  i redditi erano molti più “diseguali”.  Da allora, sono stati fatti passi giganteschi. Perché non guardare indietro  verso il lungo cammino fatto?  Invece di fomentare, malgrado si asserisca di perseguire  il contrario,  malcontento e odio sociale ?   
Quanto al fatto che in cima  alla scala  siano   sempre  in pochi  è una pura e semplice costante sociale.  Non è questione  di regime politico. Si tratta di un problema  - se proprio così lo si vuole chiamare -  legato alle "diseguaglianze" nell’intelligenza, nella volontà e nella capacità degli uomini.  Questioni “basiche”  che dipendono dalla natura umana.   Irrisolvibili.  A meno che non si sia, per farla breve,  socialisti e  ottimisti  (in genere le due cose vanno insieme).      
E, infatti,  il punto è proprio questo:  la visione veicolata da Attilio Befera - quella, per capirsi, dello “stato redistributore” come  strumento di “democrazia” -  è una visione socialista.   Probabilmente, il Direttore delle Entrate,  va scusato,  perché,  come il  famoso Jourdain di Molière,  parla in prosa senza saperlo...  Insomma,  per quanto tecnicamente preparatissimo, rimane uomo di burocrazia:  non è  un politico  e neppure  un teorico della  socialdemocrazia.  Il suo è puro e semplice positivismo fiscale: applica le leggi vigenti e,  se intervistato, improvvisa  sulle basi della dominante  prosa socialista.  Tuttavia,  a proposito del ruolo dei "tecnici"  qualcuno nel Novecento parlò  di banalità del male. Ora,   senza voler  proporre raffronti poco appropriati, in effetti, per il burocrate, come si dice , "nell'esercizio delle sue funzioni", il rischio di banalizzare il male sussiste sempre, anche a prescindere dal contesto storico:  si  pensi ai  non pochi suicidi di imprenditori italiani oppressi da  tasse, acconti, superacconti,  multe, sanzioni varie; tutte misure fiscali  imposte per  legge e reclamate da solerti burocrati in nome del dura lex sed lex.   
In realtà, rappresenta solo una parte della storia (e della  verità)  asserire  che lo stato, anteponendosi al cittadino, debba per forza trasformarsi in costosa macchina burocratica, con tanto di occhiuta polizia fiscale, per  redistribuire  ricchezza, fornire servizi sociali e punire gli evasori.   Ad esempio, negli Stati Uniti e  in Gran Bretagna  non la si pensa così.  Semplificando: l’individuo, con le sue proprietà intoccabili (in  quanto diritto naturale) viene prima dello stato. Di qui, la grande importanza assegnata in quei paesi  al libero  mercato meccanismo allocativo e alle  forme di previdenza  sociale,  squisitamente  private.  Nonché,  in assenza dello stato redistributore,  un basso livello di imposizione fiscale e una altrettanto bassa elusione-evasione fiscale. Il che significa burocrazia e persecuzione fiscale,  ridotte  all'osso. Ora, questa seconda  visione sta alla democrazia liberale come la prima sta alla democrazia socialista. Perciò  la socialista non è l’unica forma di democrazia esistente…E di riflesso,  l'evasione stigmatizzata da Befera riguarda  il grado di fedeltà  del cittadino alla democrazia socialista e al progetto redistributivo che essa incarna e persegue.   Certo, a  livello teorico,  si può discutere se l'approccio veicolato di rimbalzo dal  Direttore dell'Entrate sia compatibile o meno con la democrazia tout court  (ma esiste la democrazia tout court?).  Di sicuro non lo è con la democrazia liberale. 
Però, come detto, non  desideriamo entrare nel merito  dei pregi e difetti dei due sistemi sociali e di pensiero. Vorremmo  solo che  a  livello politico,  non burocratico,  si dicesse  agli italiani -  lasciandoli poi   liberi di decidere con il  voto -  la verità:  che  vivono  in una democrazia socialista.  

Tutto qui.   

Carlo Gambescia

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