L'Italia è in mutande,
rovinata dagli sprechi... Roberto Buffagni , da par suo, scrive
al professor Mario Monti, Presidente del Consiglio, proponendo una specie
di soluzione finale. Agli sprechi s'intende. Preghiamo i lettori,
prima del decollo, di allacciarsi le cinture. Buon "volo" a
tutti. (C.G.)
Lettera a Mario Monti
di Roberto Buffagni
Ill.mo Presidente del Consiglio dei Ministri
Professor Mario Monti
Roma
Italia [sic]
da: Roberto Buffagni
via S***, *
4**** C*** (**)
I*** [sic]
Oggetto: Segnalazione sprechi
Illustre Presidente – Professore,
volentieri accolgo Il Suo pressante invito e richiamo la Sua attenzione su due gravi
sprechi. Sono lieto di poterLe anticipare che Ella potrà porvi rimedio in
brevissimo tempo e a costo zero.
Spreco uno:
Parlamento, Governo, Ministeri, Presidenze della Repubblica,
della Camera, del Senato, con gli allegati ambaradan di: scrutatori, seggi,
cabine & schede elettorali; palazzi: Madama, Chigi, Montecitorio,
Quirinale, etc.; partiti politici, con relative e relativi: autoblu, commessi,
barbieri, bouvettes, uscieri, mazzette di giornali, cappucci al vetro e
brioches biologiche ordinati al bar di sotto, meretrici, posteggiatori abusivi,
gite scolastiche nell’emiciclo, transessuali, spacciatori di cocaina, dottori
fuori stanza, Costituzione & popolo “italiani” [sic]; Esercito, Marina,
Aviazione “italiani” [sic]; bandiere “italiane” [sic], medagliere
“italiano"[sic] , stemmini autoadesivi e portachiavi recanti il logo
tricolore “italiano” [sic]; squadre nazionali “italiane” [sic] di calcio,
pallavolo, hockey su prato, pallanuoto, ping-pong, boxe, pallamano, tamburello,
Frecce Tricolori, etc.; docenti d’ogni ordine e grado di lingua “italiana”
[sic], con relativi libri di testo; etc. Magistratura, polizia, carabinieri e
soprattutto guardia di finanza, polizia penitenziaria e case di pena sarà
meglio tenerseli ed eventualmente incrementarne gli effettivi (basterà
modificarne la ragione sociale e il logo).
Le note vicende della Sua provvidenziale nomina alla
Presidenza del Consiglio, e l’illuminata azione tecnico-politica
successivamente esplicata da Lei e dal Suo Governo, hanno infatti chiarito al
di là di ogni ragionevole dubbio che i suddetti enti, istituzioni, edifici,
costumi, etc., con tutto il personale ufficialmente e ufficiosamente a loro
addetto, hanno esaurito – ammesso e non concesso che abbiano mai potuto
vantarli – qualsivoglia redditività, efficienza ed efficacia, significato. A
sostanziare la presente analisi dell’ovvio basteranno due rilievi. Uno: che la
formazione del Suo Governo nulla deve all’obsoleto, farraginoso meccanismo
elettorale, e ancor meno di nulla all’altrettanto obsoleto, farraginoso,
sconclusionato e pleonastico popolo “italiano” [sic]. Due: anche se Lei volesse,
per un magnanimo eccesso di gradualismo pedagogico, riconsegnare il Governo e
lo Stato “italiani” [sic] all’arbitrio dei partiti e/o addirittura, Dio non
voglia, degli elettori “italiani” [sic], tanto ormai Governo e Stato “italiani”
[sic] - grazie anche alla Sua preveggente, tempestiva azione, ad esempio con
l’adozione del celebre “fiscal compact” - hanno già ceduto per intero i loro
poteri e la loro sovranità alle istituzioni sovrannazionali che Ella così
degnamente rappresenta: e quindi, non potrebbero fare nulla di diverso da
quanto Lei sta già facendo (ma lo farebbero senza il Suo inarrivabile stile).
Il taglio dei suddetti sprechi, oltre a consentire un
imponente risparmio di risorse finanziarie, immobiliari, umane, garantirebbe un
immediato e determinante miglioramento qualitativo dell’amministrazione
pubblica nello spazio geografico provvisoriamente denominato “Italia”[sic]:
Ella m’insegna infatti che in conformità al diritto internazionale, la potenza
o le potenze occupanti un territorio sono tenute a garantirvi l’ordinato
svolgimento della vita civile. Saranno dunque le istituzioni sovrannazionali da
Lei così meritoriamente rappresentate (UE, FMI, BCE, WTO, e via acronimando) ad
amministrare direttamente lo spazio geografico “Italia” [sic] e gli asset ivi
contenuti, con i corrispondenti benefit di trasparenza, snellimento delle
procedure amministrative, apertura dei negozi 24/7, investimenti dall’estero,
liberalizzazione della vendita di caldarroste, aumento del rating, diffusione
di massa dell’apprendimento delle lingue straniere, incremento delle
assicurazioni sanitarie, in sintesi: modernizzazione.
Spreco due:
Ben consapevole che la Sua sensibilità umana e culturale non trascura le
dimensioni impalpabili ed econometricamente non quantificabili dell’esistenza
umana, per così dire quelle “esternalità” antropologiche senza le quali ogni
rilancio economico è impossibile, avanzo una proposta di taglio che potrà
apparirLe estremistica, o quanto meno prematura: forse, addirittura utopistica.
Rimetto fiduciosamente al Suo giudizio ogni valutazione in merito al contenuto
della proposta stessa, e ai tempi della sua eventuale adozione.
In sintesi la mia proposta è: aboliamo la dignità. “Dignità
zero” !
Lo so, illustre Presidente-Professore, lo so: detta così,
non suona bene. D’altronde questa mia non è un’ ambiziosa proposta pubblica, ma
il rispettoso suggerimento che un cittadino “italiano” (voglia scusare se sono
provvisoriamente obbligato a qualificarmi così) privatamente sottopone al Suo
illuminato giudizio. Qualora poi Ella decidesse di adottarla, potrebbe certo
incaricare della sua adeguata presentazione ed implementazione i più
qualificati tecnici della comunicazione di massa.
Ma vengo al punto. Abolire la dignità, dicevo. Ella
m’insegna che la dignità – come d’altronde l’onore, ma quello non c’è bisogno
di abolirlo perché si è già abolito da solo – è per così dire il lato
soggettivo, forse anche un po’ sentimentale, della libertà: l’autopercezione di
sé di una persona libera. Sei libero, e dunque hai dignità. Mai si disse di uno
schiavo che fosse “dignitoso”. Lo schiavo sarà magari utile, simpatico,
industrioso, bello, redditizio, interessante, prezioso, buono, geniale, perfino
eroico, addirittura santo: “dignitoso”, mai. Come fai a essere dignitoso quando
un altro tizio può dirti: “Salta, ciccio!” e tu devi saltare, sennò quello ti
può tranquillamente far fuori? Puoi esserlo solo se ti rifiuti e affronti la
morte: ma se affronti la morte, non sei più uno schiavo.
Ora, illustre Presidente-Professore, diciamocelo tra noi in
camera caritatis, in quella perfetta privacy che solo il benemerito genere
letterario dell’epistolografia anonima può concedere: sono liberi, gli
“italiani” [sic]? Può essere libero, un popolo che ospita sul suo territorio
più di cento basi militari straniere? Può essere libero, un popolo governato da
una compagine nominata da potenze e istituzioni straniere? Può essere libero,
un popolo che non può dire beo sulle sorti della moneta che ha in tasca? Può
essere libero, un popolo che non ha il controllo delle sue frontiere? Può
essere libero, un popolo che viene espropriato dei suoi mezzi di produzione,
che li delocalizza all’estero per poi importarne i prodotti? Può essere libero,
un popolo che mentre perde milioni di posti di lavoro, continua ad accogliere
milioni di immigrati? Può essere libero, un popolo che diventa sempre più
analfabeta nella sua lingua nazionale? Può essere libero, un popolo che paga di
tasca sua un’ università pubblica che si vanta di tenere i propri corsi in
lingua straniera? Potrei continuare a lungo in questa elencazione di domande
retoriche, illustre Presidente-Professore, ma la risposta obbligata sarebbe
sempre la stessa: no, un popolo siffatto non può essere libero.
E allora dico io, se non siamo liberi, perché gravarci del
peso della dignità? Chi ce lo fa fare? Cornuti & mazziati? No, perché la
dignità non viene mica gratis, eh, caro Prof? Sai che fatica, essere dignitosi?
Mariopio bello, che il Vaticano benedica il Tuo Loden: facile stare a schiena
dritta con la spina dorsale degli altri! (La prego di scusare, Illustre
Presidente - Professore: a scopo esemplificativo, Le do un piccolo saggio degli
effetti di snellimento delle procedure anche linguistiche che conseguirebbero
all’adozione della mia proposta). Già che non ci siamo mai stati tanto portati,
per la dignità, come dimostrano la
Storia (v. 8 settembre, data ricorsiva nel calendario
“italiano” [sic]) l’Arte (v. Commedia dell’ -) e i Proverbi (v. “Franza o
Spagna, basta che se magna”); ma perché sforzarsi così a vuoto? Tanto non serve
a niente, servi siamo e servi restiamo. Siete così dignitosi Voi, cuccatevela
tutta, la dignità “italiana” [sic], e che buon pro Vi faccia; chissà, magari i
Vs. padroni Vi aumentano lo stipendio, che il maggiordomo dignitoso fa più fino
e dunque costa di più.
Se invece ci mettiamo pubblicamente una pietra sopra, a
questa stanca commedia della dignità “italiana” [sic], sai come si sta meglio?
E non solo noi, noi popolo “italiano” [sic]: ma anche Voi, Voi Istanze
Superiori. Noi stiamo meglio perché ci rilassiamo, ci togliamo la cravatta, ci
slacciamo il colletto, buttiamo via le scarpe, ci mettiamo in mutande, canotta
e rutto libero; Voi perché ci potete finalmente trattare per quello che siamo e
valiamo, senza tanti giri di parole, formule di cortesia, perdite di tempo.
Pane al pane, vino al vino, servo al servo e padrone al padrone. E poi
rifletti, Mariopio, ragiona, Fornerina dagli umidi occhi: quando sbattete in
mezzo alla strada i lavoratori, quando fate fallire gli imprenditori, se quelli
hanno un po’ di dignità che cosa fanno? O vi piantano un casino con le noiose
manifestazioni, o peggio ancora si ammazzano, si danno fuoco davanti
all’Agenzia delle Entrate, si impiccano all’Altare della Patria, ma dai! Che
schifo, che imbarazzo, che pubblicità negativa! Che danni per il turismo
culturale!
Pensate invece se applicate la mia proposta “dignità zero”.
Il lavoratore perde il lavoro. Zero dignità? Zero problemi: si fa mantenere
dalla moglie. Se perde il lavoro anche la moglie, la manda a battere. Se la
moglie è fuori mercato perché vecchia e/o brutta e/o bigotta, ci manda i figli.
Se non ha figli disponibili, avvelena la vecchia zia, eredita e mette su, per
dire, un baretto con le slot machines (truccate, chiaro). L’imprenditore fallisce.
Zero dignità? Zero problemi: intanto avrà preventivamente sifonato i conti
dell’azienda mettendo al sicuro il malloppo in appositi paradisi fiscali; ma
metti pure che abbia incendiato tutto in escort & coca: potrà comunque
mettere a profitto le sue capacità imprenditoriali nella fiorente industria
illegale, ad esempio come direttore del personale (v. più sopra, “schiavi”) in
manifattura cinese di capi firmati Made in Italy; come responsabile di zona per
lo spaccio di cocaina di un “locale” della ‘ndrangheta; come manager di un
bordello la manodopera del quale sarà costituita, in quote da stabilirsi nel
rispetto dei diritti civili degli immigrati comunitari ed extra, da mogli &
figli del summenzionato lavoratore in esubero, esodato o esodando; etc.
Insomma, illustre Presidente-Professore. Riassumendo la mia
proposta in una semplice equazione: zero libertà = zero dignità = zero
problemi.
RingraziandoLa della Sua cortese attenzione, Le porgo i miei
rispettosi saluti. Suo
Roberto Buffagni
Roberto Buffagni è un autore teatrale. Il suo ultimo lavoro, attualmente in
tournée, è Sorelle d’Italia – Avanspettacolo fondamentalista, musiche di
Alessandro Nidi, regia di Cristina Pezzoli, con Veronica Pivetti e Isa Danieli.
Come si vede anche dal titolo di questo spettacolo, ha un po’ la fissa del
Risorgimento, dell’Italia… insomma, dell’oggettistica vintage...