martedì 28 giugno 2011

Se potessi (non) 
avere 1000 euro al mese


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Ormai i giornali si occupano solo del caso Bisignani-P4, perciò quel che stiamo per riferire è finito sepolto sotto paginate e paginate di intercettazioni... Veniamo al dunque: secondo l’Istat, anno di grazia 2009, quasi la metà dei nonni d’Italia (il 46,5 per cento) ha un reddito da pensione inferiore ai 1.000 euro. Quattro soldi e con un’estate davanti… Sì perché, studi e indagini confermano che il periodo più duro per l’anziano è quello estivo. I mille euro, in fondo, sono la punta di iceberg, di una società che considera poco l’anziano , soprattutto quando arriva la “stagione dei bagni”, un momento in cui i già tenui legami familiari diventano ancora più flebili. Ci spieghiamo meglio. Le “grandi vacanze” segnano un punto di rottura anche negli affetti. E così molti anziani sull’orlo della vecchiaia e con pochi di mezzi finiscono per restare soli. O in amara “compagnia” , quando esistono infrastrutture sociali e culturali, di altri coetanei, a loro volta, vittime sacrificali dell’egoismo vacanziero dei figli. Un ghetto. 
Che cosa resta all’anziano solo in città? La televisione ( che di gran lunga è il passatempo preferito). Tenuta accesa, spesso, per più di otto ore giornaliere, in particolare, pare, dagli under settantacinque. Un dato, purtroppo confortato, dalle cosiddette morti domestiche, dove spesso il corpo senza vita di un “nonno” o di una “nonna”, viene ritrovato talvolta dopo settimane, davanti a una televisione urlante e indifferente. E con il telecomando “abbandonato” sul vecchio divano, tanto per citare Franco Battiato.

 Ora, senza pretendere di volare troppo alto, si può però dire che la “questione anziani” è legata all’uscita “dal ciclo produttivo” dell’uomo-anziano, in genere tra i sessanta e i sessantacinque. A quel punto, se non si hanno mezzi economici congrui, si corre il rischio di uscire dal circuito della socialità. Perché gli impegni degli anziani si rarefanno, a mano a mano che entrano nel ciclo della vecchiaia, dopo i settanta. Mentre figli, a loro volta, molto impegnati e soprattutto se privi di prole in età scolare da affidare ai nonni, si allontanano in misura crescente dai padri ormai vecchi.
In genere, dopo i settant’anni, la socialità tra padre e figli, si riduce al minimo di una telefonata giornaliera, se non settimanale. Restano le feste del ciclo religioso e familiare, che vengono però festeggiate sempre più di rado in famiglia. I figli, in fuga da un lavoro spesso oppressivo, preferiscono gli amici coetanei, oppure l’isolamento a livello nucleare (marito, moglie e figlio). in qualche località turistica.
Perciò, ripetiamo, d’estate, il maggiore isolamento di cui è vittima l’anziano, rischia di accrescerne l’ emarginazione esistenziale e sociale. Figurarsi poi, con meno di mille euro al mese da spendere…


Carlo Gambescia

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