C'era
una volta la
Libreria Feltrinelli
Quando
andavamo
in via
del Babuino…
Nulla
di nuovo... La cosiddetta americanizzazione dell’editoria italiana è sotto gli
occhi di tutti, e da un pezzo: corsa ai bestseller stranieri e nostrani (pochi,
per verità), battaglie per aggiudicarsi i premi letterari che fanno vendere (
anche qui pochini, Strega a parte…), e così via, lungo le strade asfaltate e
dritte di un’ editoria che non conosce limiti alla velocità di ricambio del
libro sugli scaffali. Certo, magari non tutti se ne accorgono. Per dirla con
Ortega, guardano senza vedere... Inoltre, non tutti comprano e leggono... Il
che - va riconosciuto - segna la differenza con gli Stati Uniti... Terra dove i
lettori non mancano.
Qualche anno fa Remo Ceserani, molto attento al fenomeno, puntò il dito,
addirittura dalle pagine de il Manifesto, sulla Feltrinelli. E in particolare
per criticare quel processo di « crescita esponenziale delle [sue] librerie,
che sempre più si allineano ai modelli Barnes & Noble in America». Dove il
commesso, più che amare i libri, deve saper sorridere al cliente… Magari, già
sarebbe qualcosa. Perché, a dire il vero, i commessi delle librerie
Feltrinelli, almeno a Roma e fatte salve alcune lodevoli eccezioni, non solo
non amano i libri ma neppure sorridono… Forse perché nemmeno li conoscono.
L’unica cosa che mostrano di saper fare a meraviglia è grugnire un mezzo
saluto, sedersi sbuffando davanti al computer e digitare nervosamente sul
motore di ricerca il nome dell’autore richiesto. Il più delle volte sbagliando,
soprattutto quando non si tratta di Harry Potter: memorabile, tempo fa, uno
scambio tra Hegel ed Engels...
Ma la peggiore accoglienza viene riservata alla cassa. Dove ragazzotte accigliate non degnano di uno sguardo il cliente in fila. Più o meno come al supermercato. Del resto sembra che, economicamente, questi ragazzi non vengano trattati meglio dei venditori di latticini, derivati ( i quali, per carità hanno tutto il nostro rispetto). Preferiamo perciò stendere un velo pietoso... Anche perché il vero colpevole sembra essere il modello della rete libraria all’americana: un sistema che rende veramente difficile la vita di quei lettori, come chi scrive, non dediti al tossico consumo di bestseller. Insomma, il comportamento del commesso – poverino - è un danno collaterale o aggiuntivo. Ad esempio, tra gli scaffali delle Librerie-Supermercato alla Feltrinelli si trovano solo le ultime novità ( delle stesse grandi case editrici, eccetera, eccetera): libri spesso rilegati come elenchi telefonici che restano in libreria un mese al massimo. Le opere di catalogo vanno perciò ordinate, passando per le forche caudine del commesso che sbuffa come un vecchio treno a vapore. Il che richiede possesso (nel cliente) di notevoli competenze relazionali. Ma pure pazienza, dal momento che una volta ordinato il libro (anche dell’ editore medio-grande) i tempi di attesa non sono mai brevi, spesso dieci-quindici giorni, se non di più. Di conseguenza le piccole case editrici, nonostante i fiumi di parole sull’editoria democratica, sono del tutto ignorate. A meno che non si occupino di filosofia new age. Oppure di viaggi, turismo, misteri, serial killer e sesso… In genere, chi chiede qualche libro pubblicato dal microeditore, si sente rispondere che occorre un mese per riceverlo. Come dire: se lo vuoi leggere, scrivi tu all’editore... Oppure prova a ordinare il libro via Internet, con tempi di consegna spesso non inferiori ai venti giorni…
A metà anni Settanta, qui a Roma, si andava in via del Babuino, dove c’era una bellissima libreria Feltrinelli. E c’era solo quella. Regolarmente si comprava qualche libro scoperto fra quelli di scaffale, lasciato lì a invecchiare come una buona bottiglia di vino… Nonché felici per aver potuto incrociare lo sguardo, scambiando due parole, con qualche commessa dagli occhi seducenti. Chissà... sospiravamo all’uscita, immaginando grandi conquiste …Certo, oggi, abbiamo tutt’altro aspetto: l’età anagrafica non perdona. Ma siamo sicuri che al solo accenno di un sorriso, le ragazzotte accigliate chiamerebbero subito la vigilanza: « Stalker a ore dodici, aiuto! » Che malinconia.
Ma la peggiore accoglienza viene riservata alla cassa. Dove ragazzotte accigliate non degnano di uno sguardo il cliente in fila. Più o meno come al supermercato. Del resto sembra che, economicamente, questi ragazzi non vengano trattati meglio dei venditori di latticini, derivati ( i quali, per carità hanno tutto il nostro rispetto). Preferiamo perciò stendere un velo pietoso... Anche perché il vero colpevole sembra essere il modello della rete libraria all’americana: un sistema che rende veramente difficile la vita di quei lettori, come chi scrive, non dediti al tossico consumo di bestseller. Insomma, il comportamento del commesso – poverino - è un danno collaterale o aggiuntivo. Ad esempio, tra gli scaffali delle Librerie-Supermercato alla Feltrinelli si trovano solo le ultime novità ( delle stesse grandi case editrici, eccetera, eccetera): libri spesso rilegati come elenchi telefonici che restano in libreria un mese al massimo. Le opere di catalogo vanno perciò ordinate, passando per le forche caudine del commesso che sbuffa come un vecchio treno a vapore. Il che richiede possesso (nel cliente) di notevoli competenze relazionali. Ma pure pazienza, dal momento che una volta ordinato il libro (anche dell’ editore medio-grande) i tempi di attesa non sono mai brevi, spesso dieci-quindici giorni, se non di più. Di conseguenza le piccole case editrici, nonostante i fiumi di parole sull’editoria democratica, sono del tutto ignorate. A meno che non si occupino di filosofia new age. Oppure di viaggi, turismo, misteri, serial killer e sesso… In genere, chi chiede qualche libro pubblicato dal microeditore, si sente rispondere che occorre un mese per riceverlo. Come dire: se lo vuoi leggere, scrivi tu all’editore... Oppure prova a ordinare il libro via Internet, con tempi di consegna spesso non inferiori ai venti giorni…
A metà anni Settanta, qui a Roma, si andava in via del Babuino, dove c’era una bellissima libreria Feltrinelli. E c’era solo quella. Regolarmente si comprava qualche libro scoperto fra quelli di scaffale, lasciato lì a invecchiare come una buona bottiglia di vino… Nonché felici per aver potuto incrociare lo sguardo, scambiando due parole, con qualche commessa dagli occhi seducenti. Chissà... sospiravamo all’uscita, immaginando grandi conquiste …Certo, oggi, abbiamo tutt’altro aspetto: l’età anagrafica non perdona. Ma siamo sicuri che al solo accenno di un sorriso, le ragazzotte accigliate chiamerebbero subito la vigilanza: « Stalker a ore dodici, aiuto! » Che malinconia.
Carlo Gambescia
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