La vittoria dei Sì
Tempesta
in un bicchier d’acqua
Hanno
vinto la paura per il nucleare e l’antiberlusconismo viscerale.
L’effetto-Giappone ha spinto al voto quasi la metà degli elettori del
Centrodestra; elettori che in larga parte, come sembra, hanno votato Sì, dando
un contributo decisivo al conseguimento del quorum e alla vittoria del fronte
abrogazionista. Mentre l’odio viscerale verso il Cavaliere ha fatto ilresto,
coagulando tutte le opposizioni, radicali o meno, prontissime a votare Sì sul
Legittimo Impedimento. Naturalmente, nel conto va anche messa una spruzzatina
(anzi spruzzatona) di quell’individualismo protetto e casereccio (molto
italiano), che scorge nel pubblico ogni salvezza, tranne in occasione della
Dichiarazione dei Redditi…
Questi i fatti. Ovviamente, come da copione, il Centrosinistra per bocca di
Bersani ha subito chiesto le dimissioni di Berlusconi. Per contro, Di Pietro,
stranamente si è smarcato. Mentre la
Lega sembra minacciare sconquassi. Invece, Berlusconi ha già
dichiarato che andrà avanti.
Tempesta in un bicchier d’acqua? Forse. Sempre che la Lega non decida a Pontida di
ritirare l’appoggio al Governo. Insomma, Berlusconi potrebbe farcela di nuovo.
Del resto il Cavaliere ha già perso, e clamorosamente, altre due volte (1996,
2006), quindi l’imbattibilità è soltanto un mito incapacitante del
Centrosinistra. E tra l’altro, questa volta, si è trattato di referendum, come
quello sul nucleare, ad alto tasso di irrazionalità.
Probabilmente, per tenere in piedi la baracca governativa, basterebbe un taglio
alle tasse. Il che però, stante il Patto di stabilità, non sembra possibile.
Tuttavia, qualora Berlusconi insistesse, Tremonti potrebbe anche dimettersi. Di
lì alla crisi di governo, il passo sarebbe breve, nonché vista l'età del
Cavaliere, il profilarsi del cosiddetto richio-fine ciclo. Ma sfiduciare il
Ministro dell'Economia, e di riflesso una Lega Pro-Tremonti, sarebbe un
suicidio. E, si sa, Berlusconi non è uno stupido.
Del resto, al di là degli entusiasmi dell’ora, il Centrosinistra è cosciente
della propria mancanza di coesione e della debolezza programmatica. Un fattore,
quest’ultimo, reso ancora più complicato dal perdurare della crisi economica e
dall’impossibilità, per qualsiasi governo, di alimentare il consenso puntando
sulla crescita della spesa pubblica. Quindi, per il Centrosinistra andare al
Governo subito, anche per interposta figura (governo tecnico, o di salvezza
nazionale), o puntare alle elezioni a ottobre, con una Legge di Stabilità
(lacrime e sangue) da varare, potrebbe essere un suicidio.
Concludendo, la paura fa novanta nel Centrodestra come nel Centrosinistra. Di
conseguenza, per ora, non è alle viste nessuna grande svolta politica.
Probabilmente, il Governo tirerà a campare fino all’approvazione della Legge di
Stabilità, e forse anche oltre la primavera 2012. Come Di Pietro sembra aver
già capito.
Carlo Gambescia
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