Dove è finito il buonsenso (storico e) politico?
Grecia e dintorni
L’Impero romano chiuse i battenti per
fallimento economico? Secondo alcuni storici sì. Per altri studiosi invece
accadde l’esatto contrario, non fu l’economia ma la coesione morale a mancare…
Anche i signori feudali non scherzavano: nei limiti di un’economia dell’autoconsumo,
spendevano e spandevano per se stessi, salvo poi dichiarare guerra al vicino:
scopo ripianare il bilancio. E che dire dei tempi moderni? La Monarchia francese prima
del 1789 era da un pezzo sull’orlo del fallimento. Così gli Zar e la Repubblica di Weimar,
che nei primi anni Venti rischiò di essere totalmente travolta dalle
riparazioni di guerra e dall’inflazione.
Quindi gli Stati possono fallire. Però, di regola, dietro il fallimento c’è
sempre una guerra perduta o una rivoluzione. Per buttarla sul politologico: una
crisi istituzionale. Detto altrimenti: prima della caduta, già nessuno si
filava più l' imperatori romani, il Re di Francia, lo Zar, e così via.
E qui veniamo al caso Grecia, intorno al quale, un giorno sì, l’altro pure si
evoca il fallimento. È evidente come il caso greco, in prima battuta, non sia
paragonabile alle gigantesche crisi storiche di cui sopra. Tuttavia, per dirla
tutta, siamo davanti a una situazione che in qualche modo ricorda la Repubblica di Weimar,
ridotta sul lastrico dalla durezza delle condizioni imposte dai vincitori, in
particolare francesi. E come ne uscì Weimar (si fa per dire, perché poi finì
nelle braccia di Hitler)? Con una politica mirata di aiuti internazionali (in
particolare Usa). E soprattutto grazie alla consapevolezza internazionale che
una Germania economicamente sana, avrebbe impedito la marcia in Europa del
Bolscevismo. E la Germania ,
nella seconda metà degli anni Venti, si riprese. Poi però arrivò la grande
crisi, eccetera.
Cosa resta importante di quell’esperienza? Il principio di buona volontà.
Principio di cui l’Occidente fece tesoro. E così, all’indomani del Secondo
Conflitto Mondiale, riuscì a impedire, con massicci aiuti economici che una
Germania distrutta e divisa in due, finisse nelle mani di qualche avventuriero.
Possibile che oggi, proprio la
Germania , non capisca l’importanza di aiutare la Grecia ? Impedendo che la
crisi economica possa trasformarsi in crisi politica, e così costituire un
pessimo esempio per un’Europa, già in difficoltà? Ma come? Rifinanziando il
debito greco. Anche a costo di imporre l’operazione-fiducia a un riottoso
sistema bancario. I sacrifici vanno divisi tra tutti, diremmo progressivamente divisi in base ai
profitti realizzati, a cominciare proprio dalle banche.
Purtroppo, la Francia
nei primi anni Venti fu inflessibile con la Germania sconfitta. E sembra che Sarkozy non
abbia tuttora imparato la lezione. In un’economia di mercato, per giunta
globalizzata, tutto si tiene: i debiti come i crediti. Ciò significa che il
fallimento della Grecia può estendersi ad altri stati, rischiando di provocare
il fallimento di tutti, con in prima linea le banche tedesche e francesi.
Ora, è scontato che questo aspetto non sia compreso da economisti e banchieri,
attenti solo a bilanci e patti di stabilità. Ma i politici?
Carlo Gambescia
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