Veronesi, Binaghi e assonanze varie
Toh, chi si rivede! Il Male...
.
Nel
nuovo libro di Sandro Veronesi, XY (Fandango)
si affronta “l’ineluttabilità del male”.
Veronesi è scrittore, come si dice a Roma, che "se butta". Inoltre è
fortemente appoggiato negli ambienti letterari che contano. Come prova la
serata lampo di “reading-spettacolo” all'Auditorium, organizzata per oggi,
secondo il vecchio rito veltroniano e con la solita compagnia di giro, rigorosamente
progressista al caviale.
Nel libro, al di là della solita macchinosità tipica di un autore che di
mestiere al massimo potrebbe fare lo sceneggiatore di telenovelas, abbiamo
notato un' assonanza (di cui, come Montalbano “non ci siamo ancora fatti
persuasi"…), con un bellissimo romanzo, un romanzo vero, di Valter
Binaghi, altro nostro contemporaneo (I
tre giorni all’inferno di Enrico
Bonetti cronista padano, Sironi Editore, recensito qui: http://carlogambesciametapolitics.blogspot.com/2008/02/il-libro-della-settimana-valter-binaghi.html)
. Con una differenza fondamentale.
Il libro di Veronesi, oltre ad essere scritto nel consueto stile da ubriaco
sobrio, affronta, piuttosto che la riflessione cosmica sul male, la questione
dell’elaborazione del male e alla stregua di un mediocre sociologo del lutto.
Se Binaghi sciabola il male, anche nella forma del Maligno, con la classe di un
Chesterton lacustre, Veronesi invece si compiace di passeggiare tra le rovine,
offrendosi come guida allo sprovveduto lettore di oggi. E come le guide
improvvisate di una volta, quelle dei film di Totò, anche Veronesi vende monete
antiche false.
I suoi
romanzi.
Carlo Gambescia
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