martedì 16 novembre 2010

Il fattore  tempo in politica
Italia, ritorno al futuro



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Ieri dicevamo dei tempi lunghi della bontà… La bontà, per essere credibile (qualcosa su cui contare socialmente) implica la fiducia, e la fiducia si costituisce nel tempo, attraverso la reiterazione del comportamento positivo.
Ad esempio, la Caritas, istituita nel 1971, per diventare una macchina sociale (e politica) della bontà ha impiegato quasi quarant’anni. Ovviamente, parliamo della bontà come fattore sociale prodotto da un attore collettivo.
Ma veniamo al tempo come fattore politico. La politica parla al passato, al presente o al futuro?
Procediamo per gradi. Il tempo in politica, semplificando al massimo, si manifesta sotto tre forme.
In primo luogo, abbiamo il tempo come elemento costitutivo del progetto politico, in relazione a quel che un certo gruppo sociale si proporrà di fare nel e per il futuro
In secondo luogo, abbiamo il tempo come elemento portante del concetto di interesse. L’interesse si costituisce e si stabilizza nel tempo futuro. Dal momento che quel che oggi può essere vantaggioso, potrebbe non esserlo domani . Pertanto anche il concetto di interesse parla, o comunque guarda - con "interesse"... - al tempo futuro
In terzo luogo, abbiamo il tempo come fattore fondativo del gruppo sociale. Dunque tempo al passato? Non proprio. Dal momento che qualsiasi gruppo sociale, pur celebrando un’identità passata, la reinterpreta e rivive nei termini di un'eredità spendibile nel e per il futuro.
In conclusione, si può di asserire che il tempo in politica è principalmente rivolto al controllo del “futuro”. O se si preferisce a dominare l’incertezza e facilitare la decisione. Ma anche - e qui si pensi solo al ruolo dell’utopia politica – ad appagare la inestinguibile capacità immaginativa dell’uomo.
Ma, se le cose stanno così, allora che pensare di conservatori, tradizionalisti e reazionari? Semplificando (forse troppo...), diciamo che questi gruppi usano il tempo passato per ricostituire nel futuro, una società del passato . E che quindi anch’essi parlano, magari non intenzionalmente, al tempo futuro.
Vogliamo applicare quanto sopra al caso italiano? Nessuna paura, non la faremo troppo lunga, bastano solo due battute: la politica italiana, da destra a sinistra, si muove nel presente. Ignora sistematicamente sia il passato sia il futuro: il trionfo dell’impoliticità.


Carlo Gambescia

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