Da Malinowski al welfare state
Antropologia dello stato sociale
Bronisław Malinowski (1884 -1942) |
In una buona pagina di Crime and Custom
in Savage Society Bronislaw Malinowski scrive:
.
“(…) Il
sistema è basato su un sistema molto complesso di dare e ricevere, che rinvia
al fatto che a lungo termine i servizi reciproci si bilanciano. La vera ragione
per cui questi obblighi economici sono osservati, e osservati scrupolosamente,
è che l’inosservanza colloca l’individuo in una posizione intollerabile, mentre
la negligenza nel loro adempimento lo copre di obbrobrio: l’uomo che
disobbedisce persistentemente agli obblighi legali nei suoi affari economici si
troverebbe subito fuori dell’ordine economico e sociale, ed egli è
perfettamente cosciente di questo. Comprove sono fornite al giorno d’oggi,
quando un certo numero di indigeni, per indolenza, eccentricità o spirito di
impresa non conformistico hanno scelto di ignorare gli obblighi del loro
status, e sono automaticamente diventati parassiti dei bianchi”. (trad. it. Diritto e costume nella società primitiva,
New Compton 1972, pp. 78-79).
.
Malinowski pur occupandosi di una società “primitiva” pone due importanti
questioni sociologiche: quella del dare-avere qualcosa in cambio di
qualcos’altro (reciprocità, come "a priori" sociale); e quella della
regolazione sociale del dare-avere (obblighi di status, come altro, e non meno
importante, "a priori sociale").
C’è anche un accenno allo “spirito di impresa” come fattore anti-reciprocitario
e di esclusione sociale (nei termini di violazione degli obblighi di status).
Ecco, più modernamente, sarebbe interessante ragionare sulla possibilità di
riproporre all’interno del capitalismo una logica reciprocitaria e di tipo
equitativo. Dove, per dirla con Malinowski,
.
“ogni
atto [abbia] il proprio posto e [debba] essere effettuato senza fallo [dove]
ognuno [sia] ben cosciente della sua esistenza e [sappia], in ogni caso
concreto. Prevederne le conseguenze” (Ibidem,
p. 79).
.
Il primo strumento potrebbe
essere di tipo meritocratico ( a ciascuno secondo il merito); il secondo di
natura solidaristica (a ciascuno secondo il bisogno). Ma come conciliarli? Come
gettare un ponte tra merito e solidarietà?
Vanno qui ricordate le due soluzioni fino ad oggi proposte: carità privata e
assistenza pubblica (welfare state).
La carità privata riflette i doveri di chi abbia avuto molto dalla vita; l’
assistenza pubblica rispecchia i diritti di chi abbia avuto poco… Ma come
stabilire il dovere e il diritto al molto e al poco? Come conciliare la
mobilità sociale del capitalismo con la stabilità e consapevolezza dei diritti
e dei doveri? Come consolidare gli status - e quindi la reciprocità di doveri e
diritti - in una società dove, almeno in linea teorica, il povero può diventare
ricco e il ricco povero?
Carlo Gambescia
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