venerdì 26 novembre 2010

L’Italia e la retorica della rivoluzione tradita
Fare gli italiani, che palle!

.



Esistono, da sempre, due modi di fare storiografia: o ricostruire le cose come sono andate o processare gli eventi in chiave ideologica.
Da questa seconda impostazione nasce la retorica della rivoluzione tradita. Che, attenzione, non parte mai dall’analisi delle condizioni di fatto, ma da quella delle (presunte) condizioni ideali. Ad esempio, secondo le famose tesi di Gramsci sul Risorgimento italiano, a suo tempo “smontate” da Rosario Romeo, l’Italia (rivoluzione mancata) avrebbe dovuto fare come la Francia (rivoluzione riuscita) del 1793: (’93 non ’89), salvo poi incappare in un qualche Napoleone italico. Ma su questa possibile conseguenza Gramsci aveva glissato. Del resto era comunista e perciò gli piacevano le maniere forti di Lenin.
E qui cade l’asino, perché in Italia i seguaci dell’idea del Risorgimento tradito sono sempre stati o fascisti o comunisti, con il piccolo complemento storico di quei confusionari dei liberalsocialisti, a partire da Gobetti, un liberale rosso acceso quasi sconfinante nella falce e martello, cui si deve il copyright dell'unificazione senza eroi. Dunque un antifascista. E per questo venne bastonato a morte dalle camicie nere.
Ma il punto più grave dell'intera questione è che fascisti e comunisti, con la scusa della retorica della rivoluzione tradita del Diciannovesimo secolo, hanno edificato nel Ventesimo solo dittature. Perché gli italiani ( e quei disgraziati dei russi) dovevano essere riveduti e corretti secondo l’ideologia del partito unico. A fin di bene, ovviamente.

Il buon Augusto Del Noce - e prima di lui Noventa - asserì, più di quarant’anni fa, che per tornare a respirare ci si doveva liberare della mentalità fascista e di quella antifascista. Dal momento che, a suo avviso, l’aspetto più pericoloso della mentalità “antista” era di criticare il Risorgimento "di fatto" nel nome di un Risorgimento "ideologico".
Insomma, di criticare il fatto ( le cose come erano andate...) in base alla norma (come invece dovevano andare...). Per poter così "forgiare", sulla falsariga di un universo orwelliano forever, il famigerato “Italiano Nuovo”. Certo, sono chiacchiere che oggi possono attrarre solo qualche regista paleo-marxista o paleo-fascista. Ma potenzialmente pericolose per la libertà di tutti. Anche se ora, per fortuna, conosciamo bene quel che hanno combinato e come sono finiti fascismo e comunismo.
E Del Noce era cattolico. Ma onesto.

Carlo Gambescia

.

Nessun commento:

Posta un commento