L’Italia e la retorica della rivoluzione tradita
Fare gli italiani, che palle!
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Esistono,
da sempre, due modi di fare storiografia: o ricostruire le cose come sono
andate o processare gli eventi in chiave ideologica.
Da questa seconda impostazione nasce la retorica della rivoluzione tradita.
Che, attenzione, non parte mai dall’analisi delle condizioni di fatto, ma da
quella delle (presunte) condizioni ideali. Ad esempio, secondo le famose tesi
di Gramsci sul Risorgimento italiano, a suo tempo “smontate” da Rosario Romeo,
l’Italia (rivoluzione mancata) avrebbe dovuto fare come la Francia (rivoluzione
riuscita) del 1793: (’93 non ’89), salvo poi incappare in un qualche Napoleone
italico. Ma su questa possibile conseguenza Gramsci aveva glissato. Del resto
era comunista e perciò gli piacevano le maniere forti di Lenin.
E qui cade l’asino, perché in Italia i seguaci dell’idea del Risorgimento
tradito sono sempre stati o fascisti o comunisti, con il piccolo complemento
storico di quei confusionari dei liberalsocialisti, a partire da Gobetti, un
liberale rosso acceso quasi sconfinante nella falce e martello, cui si deve il
copyright dell'unificazione senza eroi. Dunque un antifascista. E per questo
venne bastonato a morte dalle camicie nere.
Ma il punto più grave
dell'intera questione è che fascisti e comunisti, con la scusa della retorica
della rivoluzione tradita del Diciannovesimo secolo, hanno edificato nel
Ventesimo solo dittature. Perché gli italiani ( e quei disgraziati dei russi)
dovevano essere riveduti e corretti secondo l’ideologia del partito unico. A
fin di bene, ovviamente.
Il buon Augusto Del Noce - e prima di lui Noventa - asserì, più di quarant’anni
fa, che per tornare a respirare ci si doveva liberare della mentalità fascista
e di quella antifascista. Dal momento che, a suo avviso, l’aspetto più
pericoloso della mentalità “antista” era di criticare il Risorgimento "di
fatto" nel nome di un Risorgimento "ideologico".
Insomma, di criticare il fatto ( le cose come erano andate...) in base alla
norma (come invece dovevano andare...). Per poter così "forgiare",
sulla falsariga di un universo orwelliano forever,
il famigerato “Italiano Nuovo”. Certo, sono chiacchiere che oggi
possono attrarre solo qualche regista paleo-marxista o paleo-fascista. Ma
potenzialmente pericolose per la libertà di tutti. Anche se ora, per fortuna,
conosciamo bene quel che hanno combinato e come sono finiti fascismo e
comunismo.
E Del Noce era cattolico. Ma onesto.
Carlo Gambescia
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