martedì 21 settembre 2010


Trasformismi
Il “Secolo d’Italia” tra  Fini, Santoro, Vespa e Baudrillard



.
Sappiamo bene che è roba da addetti ai lavori. E poi qualche lettore penserà “Che palle ‘sto Gambescia, ancora con Fini...”. L’osservazione è questa: oggi che tutti i giornali aprono con il “terremoto Unicredit”, il “Secolo d’Italia” che fa? Sbatte in prima Santoro, titolando: “Ed è subito emergenza ‘Anno zero”( http://www.secoloditalia.it/publisher/In%20Edicola/section/ ). Certo, perché “Michele chi?” è il primo problema degli italiani: uno si alza all'alba con la preoccupazione di non poter vedere Santoro alle ore ventuno...
Che vogliamo dire? Che Fini si è costruito un partitino su misura che vive all’insegna del “cogito (televisivamente), ergo sum”. Anzi, dell' “Appaio dunque sono”: proprio come le odiatissime veline berlusconiane. Detto altrimenti: sotto il vestito niente. Senza ovviamente disdegnare la rissa. Si pensi solo al botta e risposta estivo, quasi quotidiano - quando il “Secolo d’Italia” era in vacanza con l’immaginario al sole - tra Feltri-Belpietro e le truppe cammellate di “Fare Futuro” : roba, insulti compresi, da salottificio televisivo. Dunque, non solo Santoro. Diciamo che i secolisti, brancolano tuttora tra Vespa e Baudrillard.
Perciò il diuturno sforzo ( citazione demodè da Almirante…) di farsi riprendere da “Repubblica” & Company, l’esserci (non heideggeriano, ma rossiano-campiano) alle canoniche ore venti, non è un “genere letterario”, coniato da qualche bizzarro avversario, ma la causa sui di un gruppetto post-tutto di giornalisti con la foto incorniciata di Veltroni sulla scrivania. Ma con trent’anni di ritardo. E per giunta solo per tirare la volata a un burocrate di se stesso come Gianfranco Fini.
Concludendo, destra maggioritaria? No, immaginaria. E presto a spasso.

Carlo Gambescia

Nessun commento:

Posta un commento