lunedì 20 settembre 2010

Elezioni svedesi

Attenzione, con la xenofobia non si scherza



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Apprezziamo molto il no del Primo Ministro svedese uscente, Fredrik Reinfeldt, tra l’altro di centrodestra, a qualsiasi collaborazione con la destra xenofoba di Jimmie Åkesson, leader dei ”Democratici di Svezia” (Sd). Non si deve scherzare con il fuoco. E in Italia Berlusconi - ma anche una sinistra disposta a vendere l’anima al diavolo pur di farlo cadere - dovrebbe riflettere sulla questione. I fatti di Adro rivelano una propensione della Lega, seriamente psicopatologica, verso tutto ciò che non sia “nordico” (tra l’altro coivolgendo Gianfranco Miglio, eccellente studioso, per un periodo vicino a Bossi, ma in realtà fedele solo alla scienza politica e perciò al di sopra di ogni sospetto xenofobo).
In effetti, esiste un problema fondo. Quale? Quello dell’esistenza in Europa di due destre: una destra conservatrice e democratica e una destra radicale e demagogica. La prima va incoraggiata, la seconda contenuta o addirittura isolata. Dal momento che la xenofobia, sempre disponibile in natura (sociale), può trovare e dare alimento, seguendo un processo a spirale, a un pericoloso radicalismo di destra disposto a tutto pur di agguantare il potere.
Nella Vienna d’inizio Novecento, quella che vide mescolarsi tra le sue folle il giovane Hitler in cerca di fortuna, la stampa pangermanista, chiaramente di estrema destra, chiedeva con forza di prendere misure durissime ( e inumane) “per combattere la piaga degli zingari ”, come qui:
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“ Ogni zingaro catturato doveva venire identificato in modo da poter essere riconosciuto in qualsiasi momento. Si sarebbe potuto, ad esempio, tatuare una cifra sotto l’ascella destra che avrebbe dovuto essere aggiunta al nome dichiarato dallo zingaro”. Così ‘le cifre tatuate sugli zingari potevano essere comunicate ai singoli tribunali distrettuali, come si faceva con le targhe automobilistiche che venivano comunicate alle circoscrizioni’ ”
(Brigitte Hamann, Hitler. Gli anni dell’apprendistato. Adolf Hitler a Vienna 1908-1913, Tea 2001, p. 157).
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La proposta, all'epoca non ebbe seguito… La Grande Vienna era umana, colta e civile. Però, non finì lì. Il veleno era entrato in circolo. E trent'anni dopo qualcuno la mise in pratica...
Perciò, qual è la lezione? Che il “fuoco" della xenofobia è pericolosissimo. Alla lunga ci si brucia sempre.

Carlo Gambescia

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