I libri della settimana
Quattro
volte Nietzsche
Nella
sterminata bibliografia su Nietzsche mancava un volume sull’ influenza da lui
giocata sulla sociologia tedesca tra Otto e Novecento. Un vuoto che ora viene colmato dal notevole studio di Franz
Graf zu Solms-Laubach, Nietzsche and Early German and Austrian Sociology
(Walter de Gruyter, pp. XXVI-328). La
stessa casa editrice, come è noto, cui
dobbiamo l’edizione critica delle Opere
dei Carteggi di Nietzsche, concepita
da Montinari e Colli. Il volume
appare nella prestigiosa collana internazionale “Monographien und Texte zur
Nietszche-Forschung”
Si tratta di un lavoro di ampio respiro. Nella parte introduttiva (Capitoli
I e II) si spiega la scarsa attenzione della sociologia contemporanea
verso Nietzsche, per poi trattare la sua duratura influenza in ambito
filosofico, letterario e artistico. Dopo di che (Capitolo III) si
affronta la relazione intellettuale tra Nietzsche e la sociologia del suo tempo
(Comte e Spencer), per poi entrare nel cuore dell’argomento. ricostruendo la
sua influenza in particolare su Max e Alfred Weber, Tönnies e Rosa Mayreder (Capitoli
IV-VIII).
Franz Graf zu Solms-Laubach evidenzia come la crema della sociologia tedesca recepì, in modo più o meno creativo, due cavalli di battaglia della critica nietzschiana: il conflittualismo sociale e il genealogismo - per alcuni relativismo - morale e culturale.
Ma il libro si occupa anche della “questione ermeneutica”. Ci spieghiamo meglio. Quale Nietzsche - si chiede l’autore - viene recepito dalla sociologia tedesca tra Otto e Novecento? Quello edito, con tagli e manipolazioni, dalla sorella Elisabeth. Parliamo della cosiddetta Großoktavausgabe (1894-1926), raccolta giudicata dal Montinari “inattendibile o incompleta”: un Nietzsche “superuomo canonizzato", nel cui cono d’ombra si sviluppò la prima sociologia tedesca. Siamo perciò davanti a un “equivoco” ermeneutico, di cui oggi ogni serio storico della sociologia deve tenere conto.
In Nietzsche and Early German and Austrian Sociology non è concesso molto spazio Georg Simmel. Peccato, perché il sociologo della Filosofia del denaro dedicò un medaglione, ora finalmente pubblicato in Italia a cura di Ferruccio Andolfi: Friedrich Nietzsche filosofo morale ( Diabasis, pp. 124). Simmel riconosce a Nietzsche il merito di aver intuito una questione sociologica per eccellenza: quella del tragico destino dell’individuo nella nascente società di massa.
Infine, al “Nietzsche-Zarathustra” ha dedicato due recenti contributi Luciano Arcella, L’innocenza di Zarathustra, (Mimesis, pp. 164) e Lou e Nietzsche un’amicizia stellare (Edizioni Giuseppe Laterza, pp. 150)
Nel primo volume, di cui ha già scritto Nicola Vacca su queste pagine, sono poste le basi, privilegiando il Primo Libro di Così parlò Zarathustra, per uno attento studio del rapporto, essenziale in Nietzsche, tra amare e donare. La “volontà di potenza viene tradotta come “amore della vita, gioia della vita, gioia del donare e del donarsi, del divenire in funzione dell’essere”.
Nel secondo volume si offre, quale esempio di prodigalità, la storia d’amore tra Nietzsche e Lou von Salomé. Una tumultuosa vicenda in cui il “Nietzsche-Zarathustra” “aveva lasciata libera” Lou. Nutrendo la “convinzione che spontaneamente sarebbe tornata perché lui l’amasse d’un ‘altro amore’ “. Purtroppo “Lou aveva ben tracciata la sua strada, che per quanto tortuosa, non prevedeva ritorni”.
Ma Nietzsche, come sappiamo, assolutamente convinto che nel trascorrere del tempo, tutto fiorisce, muore e ritorna a fiorire, non dubitò mai. Come nota Arcella: “Del resto, ove si fosse dimostrata valida la sua teoria, tale ritorno si sarebbe verificato al di là dell’attuale congiunzione temporale, e il loro fatale incontro si sarebbe riproposto con la medesima intensità, con gli stessi fraintendimenti, assieme alla consapevolezza che non si trattava di qualcosa di esclusivo momentaneo, terreno, bensì di ‘un’amicizia stellare’ “.
E così sarà stato, ma in “altra dimensione”. A noi, per ora, sconosciuta.
Franz Graf zu Solms-Laubach evidenzia come la crema della sociologia tedesca recepì, in modo più o meno creativo, due cavalli di battaglia della critica nietzschiana: il conflittualismo sociale e il genealogismo - per alcuni relativismo - morale e culturale.
Ma il libro si occupa anche della “questione ermeneutica”. Ci spieghiamo meglio. Quale Nietzsche - si chiede l’autore - viene recepito dalla sociologia tedesca tra Otto e Novecento? Quello edito, con tagli e manipolazioni, dalla sorella Elisabeth. Parliamo della cosiddetta Großoktavausgabe (1894-1926), raccolta giudicata dal Montinari “inattendibile o incompleta”: un Nietzsche “superuomo canonizzato", nel cui cono d’ombra si sviluppò la prima sociologia tedesca. Siamo perciò davanti a un “equivoco” ermeneutico, di cui oggi ogni serio storico della sociologia deve tenere conto.
In Nietzsche and Early German and Austrian Sociology non è concesso molto spazio Georg Simmel. Peccato, perché il sociologo della Filosofia del denaro dedicò un medaglione, ora finalmente pubblicato in Italia a cura di Ferruccio Andolfi: Friedrich Nietzsche filosofo morale ( Diabasis, pp. 124). Simmel riconosce a Nietzsche il merito di aver intuito una questione sociologica per eccellenza: quella del tragico destino dell’individuo nella nascente società di massa.
Infine, al “Nietzsche-Zarathustra” ha dedicato due recenti contributi Luciano Arcella, L’innocenza di Zarathustra, (Mimesis, pp. 164) e Lou e Nietzsche un’amicizia stellare (Edizioni Giuseppe Laterza, pp. 150)
Nel primo volume, di cui ha già scritto Nicola Vacca su queste pagine, sono poste le basi, privilegiando il Primo Libro di Così parlò Zarathustra, per uno attento studio del rapporto, essenziale in Nietzsche, tra amare e donare. La “volontà di potenza viene tradotta come “amore della vita, gioia della vita, gioia del donare e del donarsi, del divenire in funzione dell’essere”.
Nel secondo volume si offre, quale esempio di prodigalità, la storia d’amore tra Nietzsche e Lou von Salomé. Una tumultuosa vicenda in cui il “Nietzsche-Zarathustra” “aveva lasciata libera” Lou. Nutrendo la “convinzione che spontaneamente sarebbe tornata perché lui l’amasse d’un ‘altro amore’ “. Purtroppo “Lou aveva ben tracciata la sua strada, che per quanto tortuosa, non prevedeva ritorni”.
Ma Nietzsche, come sappiamo, assolutamente convinto che nel trascorrere del tempo, tutto fiorisce, muore e ritorna a fiorire, non dubitò mai. Come nota Arcella: “Del resto, ove si fosse dimostrata valida la sua teoria, tale ritorno si sarebbe verificato al di là dell’attuale congiunzione temporale, e il loro fatale incontro si sarebbe riproposto con la medesima intensità, con gli stessi fraintendimenti, assieme alla consapevolezza che non si trattava di qualcosa di esclusivo momentaneo, terreno, bensì di ‘un’amicizia stellare’ “.
E così sarà stato, ma in “altra dimensione”. A noi, per ora, sconosciuta.
Carlo Gambescia
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