Oggi pubblichiamo la recensione
dell'amico Nicola Vacca. Scrittore, poeta e critico letterario, già noto agli
amici di "Metapolitics".
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Il libro della settimana: Salvatore
Merlo, La conversione di Fini. Viaggio in una Destra senza Berlusconi, Vallecchi Editore,
Firenze 2010, euro 16,00.
http://www.vallecchi.it/ |
Le capriole e gli strappi di Gianfranco Fini
di questi ultimi anni hanno provocato un piccolo terremoto nel mondo politico.
Questo è sicuro. L’ex leader di Alleanza Nazionale ha intrapreso un cammino
tutto personale e discutibile verso inaspettate posizioni laiche( il più delle
volte laiciste) rispetto alla sua area politica di provenienza. Gianfranco Fini
ha liquidato con Alleanza Nazionale la destra per dire sempre più cose che
piacciono alla sinistra.
Salvatore Merlo, giornalista parlamentare del Foglio di Ferrara, dedica al
presidente della Camera l’ennesimo libro. Il titolo è eloquente La conversione di Fini .Viaggio in una Destra senza
Berlusconi (Vallecchi editore, pagine 220, euro 16). Merlo ci dice
che Gianfranco Fini si è convertito. Però non si sbilancia nel affermare se
questa conversione sia vera o fasulla.
Certo che nella spiegazione dell’anatomia della conversione, Merlo esordisce
con un fatto sbagliato. Secondo l’autore, l’ex leader di An ha rinunciato alla
condizione sicura, che veniva dall’essere padrone di un partito al 12 per
cento, e ha accettato di calarsi all’interno del Pdl.
In realtà non è così, e i fatti di questi giorni lo dimostrano. Fini non ha mai
apprezzato il predellino, e il suo partito non godeva ottima salute. Se poi ci
mettiamo che i rapporti del capo con i suoi colonnelli si erano deteriorati i
conti tornano. Anzi non tornano, perchè da buon carrierista Gianfranco Fini
aveva capito che se fosse andato alla conta elettorale da solo An avrebbe preso
una bella batosta. A capo chino si è genuflesso davanti al Cavaliere, e si è
fatto promettere in cambio lo strapuntino della presidenza della Camera.
Nel libro di Salvatore Merlo non ci sono tesi interessanti, né pensiero
critico. Il giornalista racconta lo spirito dei tempi finiani, quelli della
presunta moderna destra de-ideologizzata e nei fatti postberlusconiani. Infatti,
da aspirante finiano Merlo dice che Gianfranco Fini non ha fatto altro che
adeguarsi ai tempi che corrono.
Com’è adesso Gianfranco Fini senza An? Merlo passa in rassegna la “macchina da
guerra”del presidente composta dalla Fondazione Farefuturo, che confeziona ad hoc le esternazioni finiane. Con
esagerata ammirazione poi parla del "Secolo d’Italia". “Piccolo
gioiello ed è lo strumento ficcante della comunicazione d’avanguardia
dell’universo finiano.Diretto dall’energica e timida Flavia Perina con Luciano
Lanna, il Secolo è l’oggetto più odiato dai colonnelli e forse più amato da
Fini. Il Secolo è in ogni mazzetta che si rispetti, è a Montecitorio e a
Palazzo Madama, è nelle rassegne stampa e passa da tutte le redazioni dei
quotidiani italiani”. Peccato che “l’informato” Merlo abbia omesso di dire che
il Secolo in versione laicista vende a mala pena settecento copie. Insomma, un
giornale senza lettori che arriva negli ambienti che contano.
Non si sbilancia più di tanto Merlo nella spiegazione del finismo, preferisce
rimanere abbottonato e distaccato. Infatti, senza scontentare nessuno, afferma
che Fini senza un partito risulta più forte e autorevole.
In realtà la conversione di Gianfranco Fini è una contraddizione tutta da
spiegare, soprattutto in merito a quelle non evangeliche, cui Merlo dedica un
intero capitolo. Sono proprio queste che hanno portato il presidente della
Camera su posizioni laiche e libertarie .Il presidente adesso le propaganda in
ogni luogo e nel libro che il suo ghostwriter gli ha scritto. Peccato che tutti
quegli autori importanti che sono citati nel libro, Fini non li abbia mai
letti. Ma ad avere nel suo staff il finiano(?) e colto Aldo Di Lello può
sicuramente giovare alla costruzione di una destra laica e deo- ideologizzata.
Quello che più mi stupisce non è la conversione di Fini, ma quella di
Alessandro Giuli, che nel suo saggio Il
passo delle oche massacrò Fini e il suo partito.
Nella prefazione al libro del collega Merlo scrive: “Oggi Fini riesce a farsi
notare perché ha delle idee da far pesare nel mercato della politica italiana e
europea”. Qualcosa non torna. Aveva ragione Karl Kraus. Quando si deve onorare
un principe si chiudono le scuole, si interrompe il lavoro e si arresta il
traffico. E, aggiungiamo noi, si rimettono le oche nel recinto.
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Nicola Vacca
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