Riflessioni
Corruzione e idea di giustizia
In
tempi in cui la corruzione politica sembra dilagare può essere interessante
interrogarsi sull’idea di giustizia. Che cos’ è la giustizia?
Dobbiamo distinguere fra due tipi di giustizia: giustizia metaumana e giustizia
umana.
La giustizia metaumana rinvia
a un piano superiore. E si fonda sulla distinzione tra un ordine assoluto
(superiore) e un ordine umano (inferiore). Un' opposizione fondata sul
principio che la giustizia, la “vera giustizia”, non è di questo mondo. Si pensi
al passo del Vangelo di Matteo: “Beati i perseguitati a causa della giustizia,
perché di questi è il regno dei cieli”.
La giustizia umana, invece,
per dirla con Proudhon è “tutta umana, nient’altro che umana; è farle torto
riportarla da vicino o lontano, direttamente o indirettamente, a un principio
superiore o anteriore all’umanità”. Di conseguenza non potendo fondarsi su un
principio superiore, la giustizia umana deve basarsi sul principio dell’unicuique suum ("a ciascuno il
suo").
Tuttavia come determinare ciò che spetta esattamente a ciascuno? Dal momento
che il principio di giustizia interna (quel che io credo mi spetti, in termini
di redistribuzione di diritti e beni soggettivi), di regola, non collima mai
perfettamente con il principio di giustizia esterna (quel che la società
ritiene che mi spetti, in termini di redistribuzione di diritti e beni
oggettivi)?
Da questo "scollamento", infatti,
sorgono i conflitti e l’appello dei differenti attori (dall’individuo al gruppo
sociale) alla formulazione e applicazione di un criterio di giustizia “giusto”.
Di regola, finiscono per esistere tanti modi di intendere l’unicuique suum , quanti sono i soggetti
in conflitto… Non esiste perciò soluzione definitiva, almeno in questo mondo.
Ecco perché, come scriveva Thomas Mann, "la giustizia non è ardore
giovanile e decisione energica e impetuosa: giustizia è malinconia”…
Spesso la corruzione nasce nelle pieghe dello "scollamento" tra
giustizia interna e giustizia esterna. E soprattutto in contesti dove la giustizia
metaumana non gioca più alcuno ruolo, né sul piano interiore né su quello
esteriore.
Il corrotto - e ovviamente il corruttore -
considera inadeguato quel che la società ritiene che sia giusto per lui (in
base allo status). Di qui il tentativo di procurarsi “beni personali
aggiuntivi” in qualsiasi modo. Oppure è la stessa società, se priva di principi
di giustizia esterna, a favorire, grazie al vuoto anomico, la generale
“ricorsa”, spesso feroce, ai “beni personali aggiuntivi”.
E qui ci fermiamo. Perché ora dovrebbe essere chiaro quanto sia difficile
contrastare la corruzione in una società segnata dal prevedibile scollamento
tra le due forme di giustizia (interna ed esterna) e per giunta priva di
qualsiasi forma di credenza, almeno parziamente condivisa, nei valori di
giustizia esterna o metaumana. O no?
Carlo Gambescia
.
Nessun commento:
Posta un commento