martedì 4 maggio 2010


Disunità d’Italia



L’Unità d’Italia è un’idea romantica. Che ha le sue origini politiche nell'ottocentesco "risveglio dei popoli", vagheggiato da una folla di scrittori byroniani e foscoliani. Ma in realtà prodotto dalle armate napoleoniche: truppe gallonate scattate fuori, come un pupazzetto a molla, dalla scatola della Rivoluzione francese.
L’Italia giunse ultima, o quasi. L’idea "nazional-giacobina", poco piaceva, soprattutto al contadino meridionale, per il quale ”chi teneva pane e vino, aveva da esse giacubbino": e dunque padrone. Ma pure quella mazziniana non entusiasmava, perché parlava solo a maestri, letterati e artigiani. La Carboneria, invece "piazeva" solo agli “uffiziali”… Gli operai erano ancora di là da venire. E così alla fine vinsero Vittorio Emanuele II, il conte di Cavour. Ma grazie allo sciabolone di Garibaldi. E fu fatta l’Italia. Ma, per usare una parola forte, quasi a calci in culo. Dopo di che si ricordarono a Torino che dovevano ancora fare gli italiani. Mentre il Papa che non si fidava dei massoni, si era già chiuso in Vaticano.
Sul primo cinquantennio di storia unitaria, gli storiografi non sono d’accordo. Tasse e repressione per i professori marxisti e cattolici; sviluppo industriale e alfabetizzazione per i cattedratici liberali.
Va detto che l’Italia unita resse al terremoto della Prima Guerra Mondiale. La "ola" del dopo Caporetto fu “tutti eroi o il Piave o tutti accoppati” . E per un attimo l'accordo fu totale. E di questo magic moment si ricordò perfino Monicelli girando quarant'anni dopo “La Grande Guerra”. Insomma, la “Nazione unita rispose”.
Il punto è che i liberali persero il dopoguerra. L’Italia, di nuovo divisa su tutto, si rivolse a Mussolini. E fu un' overdose di nazionalismo. Alla quale gli italiani non erano pronti. E finì con l’Otto Settembre e con l’Italia divisa in due. Da ricostruire.
E ci pensarono i cattolici, travestiti da democristiani. Con l’aiuto degli Usa. Mentre i comunisti rimasero a guardare, aspettando Baffone. E i contadini? Continuavano a recitare il mantra del chi “tene pane e vino, ha da esse giacubbino” …
E, nonostante tutto, fu di nuovo sviluppo e alfabetizzazione. Ma anche repressione e tasse. Con una variante ideologica: democristiani e comunisti non si preoccuparono più di tanto di fare gli italiani. Gli uni guardavano al Papa e all’America, gli altri a Marx, Lenin e alla Russia sovietica. E così gli italiani “si fecero da soli”… Guardando più agli affari propri che a quelli comuni. E dopo l’arrivo di Berlusconi, anche tanta televisione.. .
Così fino ad oggi.
Perciò perché meravigliarsi se Bossi e compagnia cantante se ne vogliono andare? E se Fini vuole radicare al Sud, la sua “nuova corrente”? L’unità non è mai piaciuta agli italiani. Tranne, forse, quando qualcuno con un pennello e po’ di vernice scrisse su un muro, mentre gli austriaci cannoneggiavano, “Tutti eroi o il Piave o tutti accoppati”…
E il bello fu che molti si fecero “accoppare” sul serio. Da italiani.

Carlo Gambescia

Nessun commento:

Posta un commento