A proposito dell’importanza del latino, che resta cosa per pochi e felici (inutile oracoleggiare, e per giunta in chiave scolastica, sul latino di massa), ricordiamo il detto De minimis non curat praetor (“Il pretore non si occupa di cose di poca importanza”).
Per quale ragione? Perché l’argomento di oggi può apparire cosa di poco conto. E invece proveremo che non è così.
Nessuno è perfetto. Ogni tanto ci capita su Raiplay di vedere una puntata del “Paradiso delle signore”. Fortunatamente in famiglia c’è chi, di volta in volta, ci aggiorna, riassumendo gli ultimi sviluppi, eccetera.
Nella puntata di ieri – qui il (brutto) segno dei tempi – Tancredi di Sant’Erasmo ( nella foto, ultimo a destra in seconda fila), che concentra in sé, tutti gli aspetti del personaggio negativo: aristocratico che più antipatico non si può; spietato imprenditore, da prendere a schiaffi ogni volta che apre bocca; manipolatore parentale e piromane. Che fa, dicevamo, il pessimo Tancredi? Delocalizza. Trasferisce la sua fabbrica di tessuti in Jugoslavia.
Non per vendere capi italiani alla Jugoslavia socialista per caso, comandata a bacchetta dal Tito. Ma, da come si evince, per reimportare o trasferire in Italia. Anno di grazia 1966.
Va detto che proprio in quell’anno la Fiat firmò un accordo con la Russia, allora sovietica, sull’apertura dello stabilimento di Togliattigrad per vendere automobili ai russi. Va anche ricordato che sempre la Fiat, nel 1954 aveva già stipulato un accordo con Belgrado per costruire campagnole e 1400 nello stabilimento Bandiera Rossa, auto sempre da commercializzare in loco.
Però furono sostanzialmente operazioni, in particolare Togliattigrad, che ebbero il sostegno del governo italiano, che favorì la concessione di prestiti a tassi agevolati ai russi (*).
Nella puntata incriminata, diciamo così, si opta invece per la tesi della delocalizzazione pura, in conto (bassi) costi della manodopera. Si vedono addirittura sfilare infuriate le operai con i cartelli, come si legge, “in difesa del lavoro italiano”. Con Tancredi di Sant’Erasmo promosso ( e bocciato) sul campo a John Elkann. Anacronistico.
Ecco il dettaglio, di cui il pretore, come dicevamo all’inizio, si dovrebbe invece occupare. Perché abbiamo subito avvertito “puzza” lontano un miglio di destra nazionalista, pardon sovranista. Il male si diffonde. Insomma il diavolo è nel dettaglio.
Non sarà – questa la nostra impressione – che si sta preparando, in attesa di normalizzare anche Palazzo Palladini,con il dottor Poggi, come capofabbricato, una lottizzazione delle soap? “Un posto al sole” , soap buonista al centro-sinistra, “Il paradiso delle signore”, soap sovranista alla destra?
Comunque battute a parte, va sottolineato che le due serie hanno in comune l’antipatia per la libera impresa, “Un posto al sole” vede sempre e solo camorristi, “Il paradiso delle signore”, delocalizzatori.
Peccato, perché il “Paradiso”, come all’epoca scrivemmo era partito bene evitando lagne anticapitaliste e anticonsumiste (**) Però nel 2015 era al governo Renzi che aveva fama di modernizzatore, seguito fino al 2018 da Gentiloni, altro riformista.
Altri tempi. Altri Paradisi…
Carlo Gambescia
(*) Qui per un carrellata in argomento: https://www.formulapassion.it/automoto/mondoauto/quando-la-fiat-arrivo-in-urss-togliattigrad#google_vignette .
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