lunedì 6 gennaio 2025

Giorgia Meloni e l’affarismo di Trump (e Musk)

 


Per ora poco si sa sui reali contenuti dell’incontro tra Donald Trump e Giorgia Meloni. Auspice, per dirla in modo dotto, Elon Musk, che però, si dice, non era presente (*). Così almeno si legge.

Però va detto che la Meloni non ha fatto trapelare, sui colloqui, in chiave autocelebrativa, di cui è maestra, nessun fatto concreto, nessun “successo”. Forse non c’è nulla da dire? Forse uscirà qualcosa nei prossimi giorni? Forse nulla di fatto sul via libera americano allo “scambio di prigionieri” con l’Iran?

Difficile dire. Vedremo.

Bloomemberg, attendibile sito informativo di economia e finanza, ha però parlato della concretizzazione di un accordo con una società di Musk, del valore di un miliardo e mezzo di euro, per la fornitura al governo italiano di servizi di telecomunicazione sicuri.

Se la cosa dovesse risultare vera, la rabbia degli antiamericani italiani, di destra e sinistra, assumerà caratteri biblici. Altro che “Italia fuori dalla Nato”. Scherzi della storia. Il che ci diverte.

Crediamo che Giorgia Meloni, vittima del suo mediocre leaderismo, tutto giocato in chiave di un botta e risposta interno alla lillipuziana politica italiana, non comprenda (anche perché né lei né i suoi consiglieri, ignorantissimi, hanno letto ad esempio le memorie di Obama o altri libri sulla politica americana) il profondo contenuto affaristico – non capitalistico attenzione – che contrassegna personaggi come Trump e Musk.

Specialmente Trump. Che ha fatto del suo nome un “brand” parassitario. Un marchio che serve per fare soldi senza affaticarsi. Detto altrimenti: si concede il proprio nome per puro lucro. Nel caso di Trump da apporre su beni immobiliari di cui egli non ha mai saputo nulla. Cioè, per capirsi, Trump, sostanzialmente un figlio di papà e figura televisiva di successo (qui il punto), vive delle rendite paterne e sul proprio nome, lasciando il rischio di realizzare profitti agli altri. Gli altri costruiscono case, lui incassa. Questo non è capitalismo è affarismo. Come del resto provano, le sue dichiarazioni dei redditi, finalmente rese pubbliche, che ridimensionano, e di molto, la sua figura di imprenditore capitalistico  a caccia, come è gusto che sia, di profitti(**).

Si dirà che il capitalismo in buona parte oggi funziona così. Cioè traffica in marchi. Potrebbe essere. Resta però il fatto, che anche i “marchi” rischiano di risultare obsolescenti, soprattutto quando la qualità, che si cela sotto il marchio, perde colpi. Insomma, il capitalismo è un sistema in cui l’ultima parola spetta sempre al consumatore. Sicché l’affarismo, che tra l’altro è un cattivo consigliere politico, perché non è mai bellicista né pacifista in assoluto, ma solo opportunista, alla lunga sul piano economico è perdente. Ma dimenticarlo.

Un nome, quello di Trump, che come presidente degli Stati Uniti, è divenuto ancora più potente. E qui va ricordata una cosa. Trump all’inizio tentò di avvicinarsi a Barack Obama proponendo la bizzarra idea di costruire una pista da ballo nei giardini della Casa Bianca, una volta ottenuto il diniego di Obama, che ben sapeva chi aveva davanti, passò all’attacco. Questo per sottolineare l’affarismo del personaggio (***).

Musk, diciamo, è ancora sotto osservazione, ma se è vero quanto scrive Bloomemberg sembra  fatto della stessa pasta di Trump. Musk approfitta, della sua posizione politica per fare affari. Altro che capitalismo schumpeteriano fondato sul rischio imprenditoriale.

Del resto la caratura caratteriale di una scalatrice  politica come Giorgia Meloni, che pendeva dalla labbra di Berlusconi, altro affarista, è ciò che è.

Il vero problema è politico. Cioè che il nazionalismo meloniano, atavico, di derivazione missina (quindi neofascista), profondamente antieuropeo, la sta spingendo,  dal momento che in politica servono alleati, e più sono forti meglio è, non tanto nelle braccia degli Stati Uniti,  patria del sogno americano,  che sarebbe solo un bene, quanto di certo affarismo, che intende usarla per arricchirsi distruggendo persino quel poco di unità economica europea che ancora esiste.

Perciò leggere che Giorgia Meloni possa fare da ponte fra Trump, Musk e l’Europa è cosa da brividi. Perché, anche se la battuta può apparire scontata, sarebbe come mettere il Conte Dracula alla presidenza dell’Avis.

Carlo Gambescia

 

(*) Qui: https://www.ansa.it/sito/notizie/economia/2025/01/05/colloqui-mar-a-lago-accelerano-intesa-con-spacex_eeda43bf-f519-4777-bdf9-e0fd872ebff3.html .

(**) Qui: https://www.ilpost.it/2022/12/31/trump-dichiarazioni-redditi-rese-pubbliche-camera/ .

(***) Barack Obama, La terra promessa, Garzanti, Milano 2020, p. 765.

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