Il messaggio dell’ultimo dell’anno di Mattarella può essere definito buonista? E quello di capodanno di papa Francesco? Sì, diciamo pure che sono buonisti.
Però, in realtà, c’è un sentimento che precede il buonismo che si chiama empatia, sconosciuto alla destra soprattutto quella di derivazione autoritaria o fascista. Che tra l’altro, proprio negli ultimi anni, ha reiventato il termine, facendone un atto d’accusa contro la sinistra, bollata come ipocrita perché buonista.
Che cos’ è l’empatia? Sostanzialmente è la capacità di comprendere e rispondere ai sentimenti e alle esperienze degli altri (un sentire dentro come dice l’etimologia greca della parola). Attenzione, tutti gli altri.
Ora, esemplificando politicamente, la sinistra ha trasformato l’empatia in uno strumento istituzionale, si pensi al welfare state. La destra invece vede nemici ovunque, se talvolta può risultare empatica lo è solo con coloro che manifestano le sue stesse idee.
Il che spiega perché la sinistra empatica vuole estendere il welfare state a tutti, anche al migrante. Per contro la destra, il welfare state lo restringe in base criteri nazionalistici: prima gli italiani, prima i francesi, prima gli ungheresi, eccetera.
Per far un esempio concettuale. Si leggano insieme, La Terra promessa di Barack Obama, e Io sono Giorgia o La versione di Giorgia, libri della Meloni, si scoprirà che Obama, oltre a far apertamente uso del termine, parla a tutti gli elettori, la Meloni parla invece solo ai suoi, oltre ovviamente a deridere il buonismo della sinistra.
Il leader di sinistra è empatico in senso universale, quello di destra lo è in chiave particolaristica. Ora l’empatia o c’è non c’è, e soprattutto non può avere confini geografici, altrimenti diventa il suo contrario: insensibilità. Si ricordi sul punto il terribile schema hitleriano, vero paradigma dell’insensibilità della destra, condiviso anche dal Mussolini imperialista.
Hitler sostenne fino all’ultimo che se il popolo tedesco non avesse vinto la guerra avrebbe ammesso la sua inferiorità, provando così di non essere degno di esistere. Hitler in qualche misura è il padre del cattivismo, che la destra, autodefinendosi realista – ma in senso criminogeno, del cartello criminale – rivendica contro la sinistra, definita, come detto, buonista.
Si prenda la stampa di destra – e non solo in Italia. Come si
comporta? Manifesta una assoluta mancanza di empatia. E, cosa ancora
più grave, liquida come ipocrita ogni atteggiamento empatico della
sinistra. A fare le spese del cattivismo della destra sono i
migranti, i devianti, i diversi, giudicati, proprio, come riteneva
Hitler degli altri popoli, indegni di vivere, ritorcendo però l’idea
anche contro i tedeschi. Ecco il lato oscuro del cattivismo: divora se stesso.
Pertanto se il buonismo talvolta può risultare stucchevole e sgradito perché tende a moltiplicare il ruolo sociale dello stato, resta comunque animato sul piano delle intenzioni dall’empatia. Per contro il cattivismo, né è totalmente privo, anche sul piano delle intenzioni. Di qui la maggiore pericolosità politica della destra.
Si dirà che le intenzioni non bastano. Giustissimo, il welfare che non funziona e mai funzionerà, è una conseguenza imprevista dell’empatia. Ma una cosa è una lista di attesa lunga o un ticket da pagare, un’altra la deportazione dei migranti e l’abolizione della presunzione di innocenza.
Per essere ancora più chiari: una cosa è lo stato di diritto esteso ai diritti sociali, una dinamica alla quale si può rimediare puntando su una ricetta liberale, altra cosa la distruzione dello stato di diritto, che purtroppo elimina alla radice la possibilità di qualsiasi reazione liberale.
Ovviamente non si può essere empatici o buonisti con gli aggressori. Sul piano della politica internazionale, se si viene attaccati, da chi rifiuta qualsiasi soluzione negoziale, ci si deve difendere. Non si può porgere l’altra guancia. Il che è bene.
Per contro l’insensibile, o cattivista, vede solo nemici, governa sempre contro qualcuno e odia ogni forma di mediazione. Il cattivista sembra nato per aggredire. Il che è male.
Concludendo, attenzione ai cattivisti.
Carlo Gambescia
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