“Libero”, per la penna del direttore Mario Sechi e di altri, replica alle critiche per il duce in prima pagina (*) . E insiste.
Ridotta all’osso la tesi di Sechi e dei suoi collaboratori – tra i quali Storace, che di fascismo se ne intende… – è che non esiste alcun pericolo fascista.Se viene agitato, in particolare dalla sinistra, è per screditare il governo Meloni, Fratelli d’Italia e alleati. Partiti, che non avrebbero nulla a che fare con il fascismo, un regime morto e sepolto ottant’anni fa.
Pertanto, l’antifascismo, sarebbe solo un trucco al servizio di
élites corrotte che, agitando il fantasma fascista, vogliono
continuare a vivere alle spalle di un popolo snazionalizzato, che si
vuole di meticci, sfruttato economicamente dalle grandi multinazionali
straniere. Insomma fascismo e antifascismo come creazioni prêt-à-porter della sinistra al caviale che va a braccetto con il grande capitale.
Questa tesi, a dir poco complottista, è sorretta da una semplicistica analisi storica del fascismo, che ne nega il pericolo solo perché non si scorgono camicie nere in giro.
Può bastare? No. Che il fascismo storico sia finito nel 1945 è un dato storiografico. Non politico. Perché il fascino perverso dei regimi politici sopravvive ai regimi stessi. Solo due esempi.
Primo: il mito del regime napoleonico sopravvisse a Napoleone, per tutto l’Ottocento. E oltre. Infatti ancora oggi Oltralpe c’è chi rimpiange quella Francia che dominava l’Europa.
Secondo: il mito controrivoluzionario che vide nei valori delle rivoluzioni democratiche (soprattutto americana e francese) l’incarnazione di satana. Pensiamo a una mitologia antimoderna che, dopo due secoli, è ancora diffusa tra i nemici del capitalismo e del liberalismo.
Attenzione, non parliamo di regimi in carne ossa, quindi redivivi, ma di un sistema di valori autoritari nemico della libertà dei moderni.
Quando si deportano i migranti, quando si vieta di manifestare o scioperare, quando si rinuncia alla funzione rieducativa della pena, quando si proibiscono comportamenti non in sintonia con una idea confessionale della religione, si ricade nell’autoritarismo, cioè nel voler imporre, anche con la forza, un’unica ideologia, violando il pluralismo e i diritti dell’individuo.
Per capirsi: se il diritto individuale alla felicità è una conquista dei moderni, la sua negazione è un vero e proprio ritorno al mondo premoderno. Di conseguenza l’ imposizione dall’alto di quest’ultima scelta è una forma di autoritarismo.
Le destre al governo in Italia hanno riscoperto la tradizionale triade, molto amata dal pensiero reazionario, del “dio, patria e famiglia”: il dio dei cristiani, l’Italia degli italiani, la famiglia eterosessuale.
In linea di principio, sebbene in contrasto con la modernità, sono idee, come tante altre: opinioni. Che tutttavia la destra vuole imporre in modo autoritario come verità assolute. Dal momento che su questi
temi non ammette alcuna forma di dissenso e pluralismo. O così o pomì (per dirla alla buona).
Di conseguenza l’autoritarismo, soprattutto come mentalità diffusa, quindi come reazione emotiva , in base al richiamo collettivo della foresta premoderna nemica dell’individualismo, non è altro che il primo dei gradini, quello che dà il la, di una scala, diciamo ideale, che in passato ha condotto al fascismo. Pertanto la cosa può accadere di nuovo. Non dimentichiamo che l’Italia ha inventato il fascismo. Ne è la patria culturale e politica.
Esiste perciò una fenomeno sociologico che si chiama tentazione fascista. Che rinvia a un insieme di valori nemici della modernità e dell’individualismo, pronto a tradursi in mentalità diffusa, che, come detto, già una volta, tra le due guerre mondiali, condusse al fascismo.
Come successivi gradini della nostra scala ideale, si pensi non solo alle idee di dio, patria e famiglia ma anche ai concetti di critica del progresso, di onnipotenza dello stato come serbatoio della razza, di disprezzo per la libertà economica, di odio verso la diversità culturale, di disistima per ogni forma di dissenso politico, e così via. Sono i tanti gradini della scala ideale, per così dire, che conduce al fascismo.
Pertanto esiste un pericolo fascista che nelle prime fasi della malattia, si manifesta attraverso i sintomi dell’ autoritarismo. L’attuale governo Meloni, li presenta quasi tutti. Perché negare una verità evidente?
Probabilmente, tra i negatori esistono anche persone in buona fede, gente comune amante dell’ordine, diciamo quei conservatori che esistono in ogni società. Che però, un clima politico montato ad arte, giorno dopo giorno, ad esempio da giornali come “Libero”, può trasformare in reazionari, non immuni al fascino della tentazione fascista.
Sechi e collaboratori sanno benissimo dove porta la scala di cui sopra. Di qui l’astuto lavorio quotidiano di smantellamento dello stato liberale. Che non è che il primo passo – e qui si faccia attenzione – non tanto verso lo stato fascista così com’era durante il Ventennio, ma in direzione di uno stato, che come quello fascista, nega i valori liberali, senza però assumerne il pittoresco, diciamo così, aspetto esterno.
Un fascismo, riveduto e corretto nella forma ma non nei contenuti.
Qui il pericolo. Qui la necessità di contrastare questo processo involutivo che vede giornali come “Libero” fare da battistrada. Qui la necessità di essere antifascisti.
Carlo Gambescia
(*) Qui le nostre: https://carlogambesciametapolitics2puntozero.blogspot.com/2024/12/scherzando-scherzando-pulcinella-libero.html .
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