mercoledì 28 febbraio 2024

Ucraina. Il rischio della guerra dimenticata

 


Nessuno conosce veramente la situazione militare in Ucraina. L’unico dato certo è quello di una guerra in stile primo conflitto mondiale che si trascina da due anni senza risolutive vittorie di una delle due parti in lotta. A parte la vittoriosa offensiva Ucraina nella primavera del 2022, come risposta all’iniziale invasione russa giunta quasi alla periferia di Kiev.

Questa stasi può avere le più diverse motivazioni: 1) incertezze  militari russe, capacità morale di resistenza ucraina, rinforzata materialmente dagli aiuti occidentali; 2) volontà politica di mandarla per le lunghe dell’Occidente euro-americano: a) per non umiliare la Russia, senza però cedere del tutto; b) per insufficienza di mezzi da fornire all’Ucraina sul piano dell’industria militare; c) per tirare comunque avanti, senza creare problemi di politica interna, perché, si pensa, “prima o poi la Russia si stancherà e/o si convertirà alla pace”.

Si dice ufficialmente – anche da parte russa – che si vuole evitare un conflitto tra Russia e Nato dalle proporzioni poco controllabili. In una parola si teme l’escalation atomica.

Cosa dire? Che, nonostante tutte le chiacchiere sui nuovi tipi di guerra, si continua a ragionare politicamente come ai tempi della Guerra Fredda, con le armi atomiche sullo sfondo, pronte ad essere impiegate.

Il che è molto comodo. Perché su queste basi – stasi  militare e pericolo di guerra atomica – la percezione generale in Occidente della guerra lunga, cioè della normalità nell’anormalità, sembra quasi una liberazione. O comunque una risorsa politica, per non impegnarsi a fondo.

Per quale ragione “risorsa politica”? Perché in questo modo si facilita la diffusione dell’idea di una guerra che può durare anni.  Insomma il problema (la guerra) diventa una risorsa (la soluzione):  meglio vivere, si pensa,  in una specie di limbo tra pace e guerra, che essere tutti morti a causa di una guerra atomica.

La cosa più  importante è che non muoiano soldati Nato. E gli ucraini caduti? Un danno collaterale.  

Una situazione spuria. Con la quale – cosa che si pensa ma non si dice – l’ Occidente può convivere. Una scelta che non spaventa di certo la dirigenza russa che da secoli (ben prima dell’arrivo di Putin) ha in pugno la pubblica opinione interna. E che perciò può restare in  sella, pur mutando i nomi,  quanto vuole.

Insomma l’Occidente come guarda alla Russia? Con fastidio. Però al di là delle dichiarazioni ufficiali di sostegno all’Ucraina, la teme, in quanto tuttora percepita, a torto o ragione, come grande potenza nucleare. Perché, come detto, si continua a ragionare, come ai tempi della Guerra Fredda. E la Russia? Come da tradizione, continua a scorgere nell’Occidente il più classico dei nemici storici.

Va fatta anche un’altra osservazione. L’appoggio occidentale all’Ucraina sembra perciò riflettere il modello indocinese dell’aiuto a termine. Si sostiene l’alleato ma senza grande convinzione. Ci si continua a muovere lungo le linee di una politica militare condotta controvoglia. E qui si pensi al coro di no, proprio di ieri, a proposito dell’ipotesi avanzata da Macron sull’invio di truppe di terra in Ucraina. 

Probabilmente il Presidente francese bleffa, però resta il fatto dello scarso impegno occidentale a dare una scossa risolutiva in Ucraina. Come? Insistendo pubblicamente sulla natura convenzionale della guerra in Ucraina. Mettendo così con le spalle al muro la Russia: guerra convenzionale per la difesa dei confini ucraini. Nessun uso armi di armi atomiche, nessuna invasione della Russia. In questo contesto l’invio di truppe sul terreno avrebbe un senso. Certo, ci si assume un rischio. Ma il rischio c’è, dove c’è un’opportunità. In questo caso  di chiudere una guerra e dare una lezione ai russi.

Alla base dell’attendismo – lo abbiamo scritto più volte – c’è l’incapacità, dopo il 1945, della mentalità occidentale, intrisa di pacifismo e welfarismo, di pensare la guerra. Alla quale si accompagnano due fattori: 1) la sopravvalutazione della forza russa frammista 2) al vecchio modo di ragionare secondo gli schemi mentali della Guerra Fredda.

Sotto quest’ultimo aspetto, e concludiamo, la sostanziale stasi tra Ucraina e Russia fa il gioco di una politica attendista soprattutto in Occidente. Purtroppo si comincia a guardare all’Ucraina, come a una guerra dimenticata, della quale parlare sempre  meno.

Per ora, la copertura mediatica, che rispecchia quella del discorso pubblico, si è fatta discontinua. Diciamo a frammenti, rapsodica.

Il che però fa il gioco della Russia. Che può fare a meno della libertà d’opinione. Per una dittatura, non diciamo nulla di nuovo, è molto più facile intraprendere e gestire la guerra di una liberal-democrazia. La Russia rispetto all’Occidente gode purtroppo di un superpremio di illegalità. Che, alla lunga, potrebbe essere decisivo.

A meno che l’Occidente non muti la sua politica. Come? Evitando di considerare l’ attendismo come una risorsa politica.

Carlo Gambescia

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