giovedì 15 febbraio 2024

Gaza e la “regola del peggio incluso”

 


Esiste un’espressione che talvolta si usa nella vita normale di tutti i giorni: “Tizio, riesce sempre fare qualcosa di  male  per tirare fuori il peggio da me”. Nel senso che una certa azione, esecrabile, provoca reazioni ancora più esecrabili.  Quindi il "peggio",  moralmente parlando s’intende.

In chiave metapolitica, si potrebbe invece chiamare la “regola del peggio incluso”. Ovviamente, ripetiamo, assume un altro significato, non di tipo morale o addirittura moralistico. Nel senso che chi comincia per primo, a offrire il lato peggiore, sa benissimo quale sarà la reazione dell’altro. E se e quando si comporta così è perché vuole che l’altro dia del suo peggio. Insomma "include" nel suo ragionamento  il lato peggiore dell'altro.  Perché così  vanno le cose sulla base dell'esperienza storia e sociologica. Quindi metapolitica.  Poi, ognuno di noi, può fare i suoi ragionamenti morali, eccetera, eccetera. Però questo è. 

Dove cerca oggi  di  andare a parare  Gambescia? Se interpretiamo correttamente il pensiero del lettore, probabilmente incuriosito dall’incipit.

Dove cerca oggi di andare a parare Gambescia? Se interpretiamo correttamente il pensiero del lettore, probabilmente incuriosito dall’incipit.

A quel che accade a Gaza e alla dichiarazione, riportata dai giornali, del cardinale Pietro Parolin, semplificando un Primo ministro, “anche” Ministro degli esteri del Vaticano. Quindi non l’ultimo sconosciuto. Ecco le sue parole:

«Da una parte – dice – una condanna netta e senza riserve di quanto avvenuto il 7 ottobre, e qui lo ribadisco, una condanna netta e senza riserve di ogni tipo di antisemitismo, ma nello stesso tempo anche una richiesta perché il diritto alla difesa di Israele che è stato invocato per giustificare questa operazione sia proporzionato e certamente con 30 mila morti non lo è» (*).

Ovviamente, Israele, tramite l’ambasciata, ha protestato e snocciolato alcune cifre, cercando di provare a sua volta, che le cose non  stanno come asserisce il cardinale Parolin.

Ma il punto non è questo. Dicevamo della capacità di tirare fuori il peggio dall’altro. Ecco, Hamas è perfettamente riuscito nello scopo. Dal momento che la durissima reazione militare di Israele conferma, mettendo per ora da parte la guerra delle cifre (poi diremo perché), la “regola del peggio incluso” .

Naturalmente i filopalestinesi sosterranno che, storicamente parlando,  ha cominciato per primo Israele a tirare fuori il peggio dai palestinesi. E per contro il filoisraeliani asseriranno il contrario. E così via, indietro nel tempo, fino ai mitici giorni di Adamo ed Eva.

Per capire le cose è invece necessario andare oltre le catene argomentative di questo tipo: “Ho cominciato io, no hai cominciato tu…”. Abbastanza infantili ma di regola usate in politica (si tratta di una regolarità metapolitica), per giustificare o razionalizzare le proprie scelte polemiche (da polemos, gr. antico, guerra).

Allora? La “regola del peggio incluso” insegna che in queste particolari circostanze (quindi dal 7 ottobre senza risalire fino  ai tempi di Adamo ed Eva: 1) Hamas ha cominciato per primo, perfettamente consapevole di cosa sarebbe successo dopo, del peggio, eccetera; 2) lo stato di Israele, una volta provocato in modo così grave, non poteva non reagire, tirando fuori il peggio.

Ora, contare le vittime, per tirarsi le cifre in faccia, come si può evincere dal comportamento del cardinale Parolin e dalla dura risposta dell’ambasciata israeliana, non ha alcun senso, se non quello della giustificazione retorica di una questione militare. Puri esercizi di stile, per alcune anime belle, in chiave pacifista.  Purtroppo, come fu detto,  gli stati non si governano con i paternostri. O comunque non solo.

Di conseguenza,  per entrare nel concreto, la scelta politica di applicare la “regola del peggio incluso” si ritorce contro l’attore politico meno preparato militarmente. In questo caso Hamas. Pertanto, ogni buon politico, prima di scatenare una guerra dovrebbe fare bene i suoi conti con questa regola.

Perciò il consiglio che possiamo dare allo Stato di Israele è di approfittare della sua superiorità militare per rendere inoffensivo Hamas. Insomma di tirare dritto.

Solo dopo si potrà parlare di piani per il futuro. In questo preciso momento pensare al “dopo” o contare i morti di qua e di là significa perdere un’ occasione offerta dalla “regola del peggio incluso”.

Carlo Gambescia

(*) Ad esempio qui: https://www.repubblica.it/cronaca/2024/02/14/news/ambasciatore_israeliano_vaticano_cardinale_parolin_israele_gaza-422133433/ .

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