Purtroppo viviamo in un mondo che sembra andare al contrario.
Cosa vogliono gli agricoltori che protestano in quasi tutta Europa? Più sovvenzioni. E soprattutto tanta autarchia. Il sentir parlare di sovranità alimentare europea è qualcosa che dà i brividi. Un ritorno al passato. Che ci riporta indietro alla tremenda tempesta nazionalista tra le due guerre mondiali. Dal momento che tra il nazionalismo europeo e il nazionalismo nazionale (per così dire) non c’è alcuna differenza di mentalità politica. Sono due fenomeni distruttivi di ogni forma di libertà: politica, economica, culturale.
Attenzione, l’agricoltore non è contrario il linea principio alla balzana idea di transizione ecologica, vuole però che sia sovvenzionata dallo stato o da Bruxelles (che è la stessa cosa)… Tutto qui.
Dicevamo del mondo al contrario: invece di rilanciare il commercio mondiale di beni (anche agricoli) e servizi, si vogliono introdurre vincoli, legati all’idea sbagliata che il capitalismo sia un male che può uccidere il pianeta. L’esatto contrario di quel che si dovrebbe fare. E gli agricoltori, se ben sovvenzionati dallo stato, sono pronti a sostenere questa idea suicida. Diciamo a vendersi al miglior offerente fascista.
Altro esempio: i politici di destra si sbracciano, proclamano di aver riscoperto l’ idea di Occidente. Anzi si ergono a difensori. Però di quale Occidente si parla? Il peggiore: quello dell’intolleranza nazionalista (che si vuole estendere all’Europa), dell’autarchia economica, del gretto dio, patria e famiglia.
Un’idea di Occidente che nega la rivoluzione liberale dei moderni. Cioè, parliamo di un Occidente che respinge la tolleranza verso i diversi, irride alle istituzioni parlamentari, combatte la libertà di commercio. Si propugna il macronazionalismo nemico del liberalismo e del capitalismo. Una pseudo-idea di Occidente che piaceva e piace ai fascisti. Anche, qui l’esatto contrario di quel che si dovrebbe fare: combattere il fascismo sotto qualsiasi forma si presenti.
Può l’Occidente essere rappresentato da rivenditori di un usato politico non sicuro, che strizzano l’occhio al fascismo? Come Giorgia Meloni, Viktor Orbán e Donal Trump? No. Eppure questa è la direzione contraria verso cui si sta andando.
Si pensi a un Occidente, anzi alla Statua della Libertà, a testa in giù.
Che malinconia osservare questo mondo che va al contrario, dove invece di difendere i valori liberali – complice una sinistra statalista, protezionista e illiberale come la destra – si fa il possibile per accelerare la corsa verso il precipizio. Oppure, ancora peggio, per dirla classicamente con i versi di Francesco Berni, un Occidente in cui ci si comporta come “colui del colpo non accorto, andava combattendo ed era già morto”.
Carlo Gambescia
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