giovedì 22 febbraio 2024

Il Ponte sullo Stretto, nostalgia canaglia…

 


Il lettore sia clemente. Il pezzo di oggi è uno sfogo piuttosto che il solito editoriale di analisi. Purtroppo la nostalgia è canaglia. Non aiuta a ragionare.

Chi scrive, diciamo così, è un “ragazzo” degli anni Cinquanta che sente parlare di Ponte sullo Stretto dall’età di sette-otto anni (per non risalire ai progetti dei Borboni e della Destra storica dopo l’Unità…).

Un amico di famiglia, un ingegnere, alto, magro, mani ossute, grande ciuffo di capelli scuri – che adoravo perché mi aveva regalato il gioco del Meccano – ne parlava come di un capolavoro. Qualcosa di meraviglioso. Ogni volta si accendeva come un bambino. Insomma, ci credeva.

Quell’ ingegnere è morto più di vent’anni fa. E visto che era fervente cristiano (quindi credeva nell’Aldilà), di Lassù ora potrebbe finalmente vedere il suo sogno realizzato. Potrebbe. Ma quando? Certo, dinanzi all’eternità, che sono trenta, quarant’anni? O addirittura un altro secolo?

Ricordo che con mio padre, l’ingegnere (che tra l’altro aveva costruito ponti in Africa) parlava politicamente male di Enrico Mattei, da lui conosciuto personalmente. Mattei, in tutt’altre faccende affaccendato, da buon democristiano, sul ponte nicchiava. Ma questa è un’altra storia.

Da allora, anno di grazia 1961, di Ponti sullo Stretto, se ne potevano costruire almeno sei.

Ora sarà finalmente edificato ? Difficile dire. Per Salvini, come a suo tempo per Berlusconi, è una cambiale elettorale da pagare ai costruttori nostrani (che si preparano a recitare la parte del leone). Forza Italia, con in mano il santino del Cavaliere, si accoda. Fratelli d’Italia lascia fare, tanto al momento opportuno “ce ripigliamm’ tutt’ chell è ‘o nuost”.

Per la sinistra invece la costruzione del ponte è un maledetto aiutone alla mafia. E poi, si dice, c’è il rischio sismico che incombe. Il che è vero. Però, per buttarla in metafora da quattro soldi, ognuno di  noi si può ammalare, eccetera, eccetera, e allora che si fa si rinuncia a vivere? Quindi, fuor di metafora, a costruire?

Ecco il basso livello della classe politica italiana: divisa tra dilapidatori  di denaro pubblico (destra) e moralisti antimoderni (sinistra). E attenzione: il "partito" dei giudici, ancora non è partito…

Riusciranno  i nostri  eroi?  Bah…

Carlo Gambescia

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