mercoledì 1 febbraio 2023

Lupi, pecore e 41 bis

 


Si dirà che la prendiamo sempre da lontano. Purtroppo, se si vuole capire qualcosa di questo penoso guazzabuglio politico sulla questione Cospito-41 bis, fonte ieri di una rissa alla Camera, bisogna fare un passo indietro. Va prima approfondita l’idea di diritto penale, così come viene concepita oggi.

La pena ha perduto il suo valore punitivo in favore di una concezione della pena come fattore rieducativo. Di qui le grandi difficoltà nel combattere la criminalità organizzata e il terrorismo. Per contro, il 41 bis, con la sua forte portata costrittiva, si oppone al concetto di pena con elemento rieducativo. Diciamo che, rispetto ai tempi, è in controtendenza.

Infatti, l’idea di pena come fattore rieducativo implica una visione ottimistica dell’uomo. Per parlare difficile: si fonda su un’ antropologia positiva. Siamo davanti a un approccio basato – semplificando, e ci scusiamo – sul principio che l’uomo non è lupo all’uomo. Di più: si ritiene che l’uomo-lupo, quando opportunamente rieducato, può tramutarsi in uomo-pecora.

Ovviamente, per l’idea di pena come fattore punitivo vale il contrario: l’uomo è lupo all’uomo, e il lupo resta lupo, eccetera, eccetera. Per farla breve: un’antropologia negativa. Pessimistica.

Un terrorista-lupo come Cospito (*) può diventare pecora? Non crediamo. Però – ecco un altro punto interessante – i sostenitori dell’ uomo-pecora, di regola tutti di sinistra, sostengono che, al di là della pena (che può essere punitiva o rieducativa), esiste un diritto alla vita. Di conseguenza, si dice, non si può permettere che un uomo chiuso in carcere, e costretto a vivere in condizioni durissime, e che si è ribellato a questa sua condizione, sia lasciato morire. Dal momento che sussistono – la diatriba è antichissima – leggi superiori a quelle della città degli uomini. Un conflitto, oggi modernamente tradotto e secolarizzato, nei termini di prevalenza dei diritti individuali su quelli della comunità.

La destra, che invece condivide un’antropologia negativa (l’uomo è lupo all’uomo), difende i diritti della comunità, in particolare deificando l’idea di stato, contro i diritti dell’uomo che, però come detto, includono il prezioso diritto alla vita.

Il che spiega l’accusa di ieri alla Camera della destra alla sinistra, che invece auspica la mitezza, di essere dalla parte dei terroristi contro lo stato.

È proprio così? Dipende. L’idea che lo stato sia superiore all’individuo è pericolosissima. Soprattutto se proclamata, come ieri, da un esponente di FdI, che, violando la grammatica istituzionale, usa in aula intercettazioni riservatissime, ricevute da un suo collega di partito al governo. E con quale scopo? Quello partigiano di attaccare la sinistra. Ciò significa, che per la destra, o comunque per “questa” destra, lo stato è al servizio del governo, anzi di un partito. Quindi non è un’istituzione neutrale ma di parte. Cosa gravissima.

Come del resto è pericolosa l’idea contraria che in ogni lupo ci sia per forza una pecora. E che quindi la funzione punitiva della pena debba essere sostituita da quella rieducativa. Salvo però restando che il diritto alla vita è sacrosanto. E anche quello di dissentire: non si può far morire un uomo che lotta per le sue idee, sbagliate o giuste che siano. Pertanto è bene che i diritti individuali precedano quelli della comunità.

Naturalmente, esistono situazioni di pericolo per la comunità, che impongono il primato dello stato – non di un partito però – sull’individuo, come una guerra, una rivoluzione, una grave crisi sociale ed economica

Il punto è che la valutazione della situazione di pericolo è sempre politica, quindi partigiana. Di conseguenza, a destra come a sinistra, i giudizi non sono mai sereni e di riflesso  il diritto penale e i diritti dell’uomo si tramutano in risorse politiche. Detto altrimenti, divengono riserve nutritive di tipo ideologico per avere la meglio sull’avversario, costi quel che costi.

Sicché le idee su “cosa è” terrorismo possono essere differenti se non opposte. Come pure in altre sfere politiche. Ad esempio, la sinistra è transigente  sulle intercettazioni, quando colpiscono la destra, ma non quando trafiggono la sinistra. Per contro, la destra è intransigente e garantista,  salvo quando, come ieri, il bersaglio sia rappresentato dalla sinistra.

Come si può intuire soluzioni facili non esistono. Ci si  deve barcamenare caso per caso, tra ottimismo e pessimismo, evitando soprattutto la rissa. Si chiama anche realismo politico. Probabilmente il terrorismo e coloro che disprezzano la liberal-democrazia, a destra come a sinistra, hanno tutto da guadagnare da questa vergognosa confusione politica.

Perciò il vero punto della questione è quello di prendere una decisione, di qualunque genere, pur di evitare questo brutto spettacolo che getta discredito sulle istituzioni e favorisce solo i lupi. E di qualunque colore essi siano.

Carlo Gambescia

(*) Qui: https://it.wikipedia.org/wiki/Alfredo_Cospito.

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