*********************senza "metapolitica" si finisce sempre per fare cattiva "politica"*******************
martedì 12 ottobre 2021
Perché la destra difende i fascisti
La contiguità ideologica, o comunque politica, tra destra e fascismo è tuttora difficile da superare. Si pensi alla reazione della destra che si è rifiuta di firmare un documento comune per condannare il devastante assalto fascista (perché questo è ) alla sede della Cgil.
Addirittura stupefacente, almeno a prima vista, la dichiarazione di Giorgia Meloni:
«È sicuramente violenza e squadrismo, poi la matrice non la conosco. Nel senso che non so quale fosse la matrice di questa manifestazione, sarà fascista, non sarà fascista, non è questo il punto. Il punto è che è violenza, è squadrismo e questa roba va combattuta sempre» (*).
Insomma, secondo Giorgia Meloni, la sede della CGIL sarebbe stata devastata dai marziani… Marziani, marziani, neppure quelli di Guzzanti…
In realtà, il vero punto della questione è che in un paese profondamente antiliberale, o non liberale, come l’Italia, il fascismo è sempre stato giudicato come il famoso regime che faceva andare i treni in orario. Guerra e leggi razziste a parte, liquidate però come imposte da Hitler a un Mussolini “scudo” dell’Italia.
Di qui, ancora oggi, quella reticenza, frutto di leggende sulle buone cose di un tempo, incarnata dall’elettore moderato e conservatore, verso l’aperta condanna del Ventennio, apprezzata però dai politici di destra, politicamente incoscienti e sempre a caccia di voti.
Tuttora a livello di gente comune si sente ripetere che allora l’Italia era rispettata all’estero, eccetera, eccetera, Sono stereotipi nazionalisti che hanno cavalcato e superato varie generazioni, giungendo fino a noi.
Sicché, per un verso il lato della violenza è stato rimosso, per l’altro, quello della dittatura, minimizzato rispetto all’esperienza dell’ ottobre russo, dalla quale Mussolini, “marciando su Roma, aveva salvato l’Italia.
Ora, nella storia repubblicana, fino al 1994, a livello politico, l’atteggiamento benevolo, o comunque di “buon vicinato”, verso il fascismo, era una specie di sottotesto che favoriva collaborazione parlamentari con un partito che poteva costituire, nelle situazioni di emergenza, un serbatoio di voti per una democrazia cristiana, che pur essendo forza di centro, non disdegnava aiuti da destra (come pure, all’occorrenza da sinistra).
Del resto leader, molto televisivi e accattivanti come Almirante ( e in fondo lo stesso Fini), rendevano l’integrazione passiva del Movimento Sociale, come dei suoi elettori, un fatto quasi compiuto. L’eterno, o quasi, fascino della destra italiana per le chiacchiere e il distintivo. Dannosissimo.
A tale proposito, un inciso. A destra, in particolare nel Movimento Sociale, i rapporti con il mondo esterno vennero invece vissuti in modo diverso: l’ isolamento, che poi in realtà, anni Cinquanta a parte, non era così leggendario, venne usato come risorsa politica per tenere insieme i quadri del partito.
Sicché per un verso si mediava in parlamento, per l’altro si magnificava il fascismo. Il danno biologico, in senso liberal-democratico (della assenza di un’ evoluzione attiva), fu pari al fall out radioattivo dopo un’ esplosione atomica. Esiste una specie di Hiroshima missina.
In fondo, lo "sdoganamento" missino di Berlusconi, non fu che l’ultimo passo di un processo di integrazione passiva (nel senso, che si accettava il sistema, però senza rinnegare il fascismo).
Questa passività, che quindi non corrispondeva a una reale evoluzione liberal-democratica del Movimento Sociale, poi trasformatosi in Alleanza Nazionale, segna tuttora la leadership di Fratelli d’Italia, come di non pochi uomini politici ed elettori della destra allargata alla Lega e Forza Italia. Per non parlare dei movimenti estremi, gravitanti a destra, cresciuti nel culto leggendario del tradimento degli ideali fascisti. In realtà, mai accantonati del tutto neppure dai dirigenti parlamentari, ma nascosti, quando serviva, come la polvere sotto il tappeto.
Il che spiega chiaramente la reazione di Giorgia Meloni, come il rifiuto degli ex alleati di firmare il documento comune di condanna della violenza fascista. Del resto se l’elettorato, o larga parte di esso, avesse tuttora una visione non “leggendaria” del fascismo, la destra “allargata” si guarderebbe bene dal prendere certe posizioni giustificazioniste. Alla fin fine, come abbiamo già scritto, sono “tropismi” politici, a stimolo rispondono.
Ora, si può dire, politicamente parlando, tutto il male possibile della sinistra, ma una destra normale, diciamo liberal-democratica, avrebbe firmato quel documento e non fatto circolare altre leggende metropolitane (si vedano titoli e articoli di “Libero”, “il Giornale” e “La Verità), sullo scioglimento di Fratelli d’Italia.
Si dice che la responsabilità penale sia sempre personale, e che quindi sarebbe un misura lesiva delle libertà sciogliere Forza Nuova. Attenzione, Forza Nuova non Fratelli d’Italia come evoca Giorgia Meloni con il sostegno della stampa di destra ingannando elettori e lettori.
In effetti, i reati di opinione, se poi addirittura estesi a un intero movimento politico, non andrebbero mai perseguiti. Però, l’ assalto e la devastazione di una sede, così importante tra l’altro, del sindacato, con la partecipazione diretta del leader degli assalitori, non si vedeva in Italia dal 1922. Desideriamo ricordare che non esistono foto, né prove, di un Mussolini compiaciuto sotto la sede devastata di un sindacato, di un giornale e di un partito socialisti.
Forse un puro caso? Difficile dire. Comunque sia, si rifletta sulla cosa, soprattutto coloro che votano la destra, Fratelli d’Italia in particolare.
I fatti perciò sono gravissimi. La matrice fascista, anzi ultrafascista (perché neppure Mussolini, eccetera), è inconfutabile. Si applichi, certo, non cuor leggero, la XII disposizione transitoria della Costituzione.
(Carlo Gambescia) P.S. Ci scusiamo per la formattazione. Ma purtroppo per il momento meglio di così...
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(*) Qui: https://www.ilpost.it/2021/10/11/giorgia-meloni-matrice-assalto-sede-cgil/
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