martedì 8 ottobre 2019

Nuovi finanziamenti a sostegno della famiglia
Figli un tanto al chilo?  




Si riparla di finanziamenti alle famiglie, addirittura diretti, perché “facciano più figli”. Come possono andare d’accordo individualismo e  demografia? Valorizzazione dell’individuo e  culto  del numero come forza? Si tratta di un fenomeno -  quello dell’aiuto economico alle famiglie  -  di pura schizofrenia sociale, che sembra segnare l’Occidente, in particolare i paesi di tradizione cattolica come l’Italia.
La sociologia invece  prova che  la bassa natalità non ha ragioni economiche, ma culturali: si guarda più alla qualità che alla quantità. L’individuo si trova  davanti  a  un crescente  ventaglio di scelte e al  bisogno, anch'esso vivace, di autoaffermazione. Sono fattori sociali di tipo singolare  che pongono in secondo piano,  questioni plurali come famiglia. Semplificando: il criterio prevalente, piaccia o meno,  è  "pochi ma buoni".  
Non per nulla, le statistiche provano che gli immigrati, extraeuropei o meno,  una volta inseriti nel  nostro tessuto socio-culturale,   si attestano su valori  di natalità  tipicamente occidentali. Pertanto, ripetiamo, la questione è culturale.  
Secondo i demografi  il  fenomeno del "pochi ma buoni" si estenderà,  abbassando il tasso di natalità mondiale, anche a Cina, India, Africa subsahariana.  Il miglioramento della  qualità della vita, come già sta avvenendo, implica un cambiamento di mentalità,  che, incidendo sul ventaglio di scelte e sul bisogno di autoaffermazione,  sospingerà la curva demografica verso il basso.  
Ciò significa che la logica del finanziamento diretto o indiretto alle famiglie, perché “facciano” più figli,  rinvia a una società di tipo collettivistico con venature pre-moderne. Società che un tempo rispondevano a  esigenze  di tipo collettivo (unità di fede, di lavoro,  di nazione), dove la donna, veniva considerata alla stregua di un animale riproduttivo. 

Pertanto, per dirla brutalmente,  ogni euro destinato alla famiglia,  a scopo per così dire riproduttivo, è un euro sprecato. Certo, alcuni economisti ritengono che, come  per altre forme di finanziamento dirette-indirette, anche quelle rivolte alla famiglia,  possano  incidere  sui consumi.
In realtà,  in tempi economicamente complicati,  tende a prevalere  tra le famiglie la preferenza per il risparmio, seppure sempre più ridotto, rispetto alla spesa per consumi. Quindi  i finanziamenti rischiano di  nulla togliere nulla aggiungere.
Ripetiamo. Il ciclo demografico, come ammettono gli stessi specialisti, risponde a fattori culturali, non facilmente  modificabili. Una volta conseguito il benessere muta anche la visione della famiglia.  Di conseguenza, le forme di aiuto diretto o indiretto non possono mutare il quadro, né incidere su tendenze culturali di tipo strutturale.
Quel che invece  può apparire incredibile  è  come una società  dai  fini individualizzati ricorra tuttora a mezzi collettivisti. Esiste, insomma,  una specie di sfasatura  tra la mentalità dominante, libertaria,  e le politiche welfariste di tipo catto-socialista, per usare un termine giornalistico. 
Finora, non solo in Italia, si è cercato di mediare puntando su costosissime forme di individualismo protetto: figli in cambio di soldi. Che  non hanno funzionato,  perché la natalità continua a scendere. Eppure si persevera.   In nome del ciclo demografico? No,  elettorale.  

Carlo Gambescia