giovedì 10 ottobre 2019

Erdogan non ha perso un minuto
Stato Islamico, come vincere la guerra e perdere la pace…

Non è colpa nostra. Non scriviamo sempre lo stesso articolo. Purtroppo è la  realtà che sembra essere sempre uguale a se stessa. Non si sapeva  forse che Erdogan non avrebbe perso  un  minuto? E invece  Trump, al quale vanno imputate queste prime  bombe, che fa?  Fa finta di  arrabbiarsi.  Mentre  l’Europa, abituata a guardare altrove,  distoglie come sempre lo sguardo.  E di conserva  con   la Nato,  della quale la Turchia -  do you remember? è  stato membro. 
Il problema è antico quando il mondo: se non ci si vuole battere, come l’Occidente  euro-americano, per curare  direttamente i propri interessi geopolitici (impedire la rinascita dello Stato Islamico e la diaspora  di milioni di  profughi),  si deve ricorrere  ai “mercenari”.  A qualcuno, insomma, che sul campo, sostituisca,  facendone gli interessi,  l’Occidente. 
Erdogan  avrebbe la forza ma non è  affidabile.  I  curdi sarebbero affidabili  ma non hanno la forza.  Il punto è tutto qui.

E non è poco, perché  Europa e Stati Uniti non vogliono guerre, o quantomeno l’impegno sul  campo, e massiccio, di truppe occidentali.  Perciò, se ci si passa l’espressione, si tira a campare.  Si ragiona in termini di politica interna,  di burro, non di cannoni.  Ignorando bellamente che l’Europa potrebbe tornare a riempirsi di profughi e di vittime innocenti tra i civili.   Ovviamente, a Trump ciò non interessa. A noi sì   E invece  l’Ue  lascia il campo alla retorica pacifista, che può  fare  solo danni, perché a trattare si deve essere  sempre in due... Piccolo inciso: degna di Papa Francesco,  l’audizione alla camomilla  del nuovo  Commissario  Esteri, Borrell.
Del resto -  altra contraddizione  - gli Usa, avrebbero la forza ma non  vogliono usarla  l’Europa invece, per ora, non ha l’una né l’altra. E per giunta si lasciano arrugginire nei depositi  le truppe Nato, che invece potrebbero dare una mano.         
Qui - prendere nota -  non ci sono  buoni o cattivi, come  lascia intendere la propaganda pacifista,  ma solo l’interesse dell’Occidente, e in primis dell’’Europa, affinché lo Stato Islamico,  che pare si stia riorganizzando,  non torni a costituire una minaccia e  un  cattivo esempio per tutti gli altri paesi che poco amano l’Occidente. Per ora  è  stato schiacciato. Ma solo per ora. In fondo anche questa è politica interna?  Burro, insomma.  O no? 

Giorni fa  scrivevamo, in polemica con Prodi, dell'importanza di non scatenare inutili guerre economiche con gli Stati Uniti, rispondendo a colpi di dazi.  Confermiamo. Le guerre economiche, specie tra nazioni e stati che condividono gli stessi valori e interessi (benché ignorati da "impolitici" come Trump e Prodi), vanno evitate.  Come del resto tutte le divisioni capaci di facilitare le operazioni militari e terroristiche  dei  comuni nemici esterni.
Per contro, le guerre, quelle vere, soprattutto quando necessarie, vanno combattute. Come d'altra parte vanno affrontati i problemi del “dopoguerra” che sono più importanti delle guerre stesse. Perché il terreno conquistato va presidiato. O direttamente con forze proprie, o indirettamente attraverso alleati o truppe mercenarie affidabili.
Concludendo,  l’Occidente, in qualche modo,  magari di controvoglia,  ha  vinto la guerra contro l’Isis. Ora  però sta perdendo la pace.

Carlo Gambescia