mercoledì 16 ottobre 2019

Il saluto militare dei calciatori turchi
 Marionette tragiche

Alla destra  neofascista e populista  è molto piaciuto il saluto militare dei giocatori turchi in appoggio al bellicismo nazionalista di Erdogan.  
La destra,  la peggiore  destra che la storia d’Italia abbia conosciuto, prova così  di non aver imparato nulla. E da un errore,  tra i numerosi commessi, come quello di  trascinare le forze armate, pur cosciente dell’impreparazione totale, in una guerra disastrosa, quella del 1940. Attenzione, parliamo di una guerra perduta da tutta l’Italia.  E di cui ancora paghiamo le conseguenze morali.
Combattuta  in nome di che cosa ?  Dello stesso bellicismo nazionalista che  oggi  sospinge i fascio-populisti ad ammirare imbambolati  i calciatori-soldati di un semidittatore.   Un leader autoritario che ricatta l’Ue  a colpi di immigrati e gioca con  cannoni, carri armati e aeroplani gentilmente pagati o comunque forniti,  in modo diretto o indiretto,  da russi, americani ed europei.  
Non diciamo che l’esercito di  Erdogan sia in condizioni peggiori di quello di Mussolini, ma asseriamo che il suo bellicismo nazionalista   gode di una libertà  di  manovra frutto di una pericolosa condiscendenza  economica dell’Occidente e dell’Oriente (per semplificare).  La sua Turchia in uniforme,  economicamente parlando, non è  una tigre carta, ma molto  vi si avvicina.

Ora, in un  quadro di forte dipendenza economica e politica  da alleati di ogni genere,  il saluto marziale dei calciatori turchi assume il significato di quello esibito nel  1938  dai calciatori italiani, allora, militarmente parlando, nelle mani di Hitler.  Dal momento che  il Patto d’Acciaio era stato firmato solo  pochi giorni prima dell'inizio dei campionati mondiali.
I calciatori fascisti erano povere  marionette nelle mani di poteri totalitari che di lì a qualche anno per un soffio, solo per un  soffio,  non cancellarono duemila anni di storia europea. 
E i calciatori turchi?   Ovviamente, ripetiamo,  Erdogan  non è  Mussolini, né il mondo, così  variegato, dei suoi alleati, ricorda la Germania  hitleriana,  ma la logica politica e sociologica   è la stessa. Come  è simile  il lato tragicomico.   Anche oggi  abbiamo  un   nano politico che si atteggia a gigante,  sulle cui spalle, a comando o meno,  si ergono  altri illusi. A cominciare appunto da quei calciatori.       

Carlo Gambescia