domenica 6 ottobre 2019

Conte, Salvini e Meloni, i più amati dagli italiani
 Sondaggi e disturbo bipolare 

L’uso dei sondaggi  d’opinione  rimanda alla società americana Gallup. Se ricordiamo bene i primi sondaggi  risalgono alle vittoriose campagne elettorali di  Franklin Delano Roosevelt negli anni Trenta del Novecento. 
I limiti  dei sondaggi sono però  l’insincerità dell'intervistato e la natura volatile delle opinioni.  Certo,  in caso  di elezioni (parliamo di  poche  ore prima o dopo) possono indicare una tendenza di voto, diciamo le linee generali, spesso avvicinandosi ai risultati effettivi. In tutti gli altri casi  però,  valgono in politica come  i  tanti altri sondaggi sui prodotti commerciali, ossia risentono dell’esposizione mediatico-pubblicitaria “della merce”.  Il prodotto più gradito, a parità di condizioni, è quello più esposto.  Pertanto nel caso della preferenza  per  questo o quel politico,  i  “tassi” di popolarità  andrebbero sempre  rapportati alla quantità  di passaggi televisivi,  alla copertura sulla carta stampata e digitale, oggi in particolare sui social.
Però ci sono anche altre modalità di lettura dei sondaggi. Diciamo metapolitica.  E qui veniamo al punto. Un sondaggio  Demos & Pi  uscito  su  “Repubblica”  indica il crescente  gradimento degli italiani per Conte, Salvini e Giorgia Meloni, rispettivamente, al 53, 42, 43.  La leader di FdI supera addirittura  il “Capitano” (*).

Salvini e Meloni dicono cose terribili,  da estrema destra, Conte invece   si atteggia a moderato e amico del popolo. A dire il vero anche  Salvini e  Meloni si dichiarano “amicissimi” degli italiani. 
In realtà,  questi tre nomi in cima alla lista, inutile andare sugli altri, indicano che l’elettore italiano, per ora ovviamente, premia un trasformista e due estremisti.  Due approcci  alla politica,  che rimandano a modalità opposte: i maneggi carezzevoli nel caso di Conte, la promessa della fine di ogni maneggio  nell’ Aldiquà nel caso di Salvini e Meloni. 
Il che, per usare il sondaggio, in chiave metapolitica.  indica due cose.  
La prima,  che i risultati confermano  il  disorientamento dell' elettorato. Sospeso tra le brutte copie di Andreotti e Mussolini. Tra il salotto e le barricate, tra l’ordine e il disordine.  
La seconda,  che  i sondaggi d’opinione sono utili, non in quanto tali (salvo  se strettamente  elettorali), ma per la capacità di fornire nel tempo una fotografia collettiva, metapolitica, degli umori politici, al di là dei nomi e della natura volatile dello strumento. Sotto quest’ultimo aspetto  siamo davanti a una  bruttissima istantanea,  che conferma  le tendenze populiste degli ultimi anni. La foto  raffigura  l'Italia come una  società  affetta da disturbo bipolare. Insomma,  un Paese che alterna fasi di depressione a fasi di euforia. O se si vuole,  composta di euforici e depressi che convivono insieme, scambiandosi di volta in volta i ruoli. Un disastro.
Pertanto il vero  punto politico del sondaggio di “Repubblica”, non è rappresentato  da una specie di campionato di calcio interno a una casa di cura per disturbati mentali, ma dalla gravissima questione di come aiutare a guarire l’Italia dal disturbo bipolare.  
Fuor di metafora, come far capire  agli italiani  che  Conte, Salvini e Meloni sono il problema, non la soluzione?

Carlo Gambescia