martedì 29 ottobre 2019

La vergogna di dichiararsi “riformisti”
Auguri a Piero Sansonetti  
( e  Carlo Pompei)


Oggi  torna  in edicola  “Il Riformista” (*).  Da giorni però è  iniziato  il fuoco alzo zero su  un giornale  che come da tradizione vuole restare equidistante dall’estremismo parolaio delle destra e della sinistra.  
Di qui i duri attacchi, a cominciare da Marco Travaglio, l’ ayatollah della purezza  mediatica nazionale.    
Piero Sansonetti nel suo primo editoriale critica la sinistra, che da quando  Salvini non è più al Viminale, sembra disinteressarsi dei salvataggi  in mare. Da leggere.
Purtroppo nell’ Italia  del fanatismo populista dichiarasi riformisti, liberali, garantisti, significa  autoescludersi  per ritrovarsi  deportati,   circondati da lettori armati del "Fatto Quotidiano". Rinchiusi in qualche  campo di rieducazione  in compagnia di Renzi, Boschi, Brunetta, Ferrara, eccetera, eccetera.  Tutti a battere i piedi per il freddo, all'aperto, durante "l'ora delle vergogna".   In attesa, per i casi più gravi, del plotone di esecuzione. Comandato -  rigorosamente - da qualche capitano in toga dell’armata giustizialista di liberazionale  nazionale...
Pertanto, da reietto, visto che mi  considero, riformista, liberale e garantista, faccio i miei auguri a Sansonetti, senza alcun retropensiero,  dal momento che come giornalista ho già dato.  
A questo proposito, mi piace ricordare  “Linea”,  da anni non più in edicola. Sulla quale  ho scritto a lungo,  godendo  della massima libertà.  
Se uscisse di nuovo, sarei l'uomo più felice del mondo. Soprattutto per l’amico Carlo Pompei, bravo giornalista, con un passato a "Linea", ora  "a spasso" (quanto spreco…),  che potrebbe esserne  il  nuovo e capace direttore.  
Tra l'altro,  l'idea del   "fotoromanzo della politica", che oggi campeggia sulla prima del "Riformista"  è una delle sue  tante botte di genio,  per la serie  "Mai profeti in Patria". E nemmeno "Fuori". Quindi realizzata da altri.          
Concludendo, di nuovo  auguri a Piero Sansonetti. E pure a Carlo Pompei.

Carlo Gambescia