lunedì 22 luglio 2019

Bibbiano,  destra e sinistra pari sono
Come distruggere  il discorso pubblico (e incrementare lo statalismo)







La vicenda di Bibbiano  è  un ottimo esempio  per capire  fino a qual  punto sia  giunta la distruzione del discorso pubblico in Italia. Con discorso pubblico  vanno intesi   la  forma e i contenuti  del confronto politico: forma,  rispetto alla  civiltà liberale del linguaggio; contenuti,  dal punto di vista della necessaria  neutralità affettiva che si richiede ai contendenti.

Diciamo subito, che sul piano  mediatico  e politico, la destra ha usato un'inchiesta giudiziaria, per ora indiziaria, per screditare la sinistra e in particolare il Partito Democratico,  in risposta alle  accuse  lanciate  dalla sinistra sul caso degli ipotetici  rubli russi a Salvini, caso esploso più o meno negli stessi giorni.  "Moscopoli", per dirla con "Repubblica".
Per fare solo un esempio di degenerazione del discorso pubblico, sui Social italiani,  non secondi a nessuno nella distruzione  della civiltà liberale,  spopola  l’orribile   l’hashtag “PDofili”…
La stampa  di  destra  ha approfittato di un caso, che al massimo potrebbe rinviare a una storia di appalti truccati,  per attaccare in nome di una visione mitica della famiglia, nell’ordine: 1) la psicoterapia infantile progressista; la teoria del gender, le adozioni gay.  Senza però  interrogarsi   su quel  veleno ideologico del costruttivismo,  sparso da una cultura statalista che accomuna destra e sinistra.  Ci spieghiamo meglio.
La destra critica l’intromissione  nella  famiglia delle strutture di assistenza sociale, non  in quanto  tale,   ma solo perché  viziata da idee progressiste.  La sinistra a sua volta, usa le strutture pubbliche, per implementare  un progetto sociale, non in linea con l’ideologia tradizionalista della destra.
In realtà,  il vero punto della questione  non è rappresentato da un presunto conflitto ideologico, pur degradato e degradante,  ma dalla comune visione -  comune a destra e sinistra -    circa la  bontà presuntiva di una legiferazione a trecentosessanta gradi  e  delle conseguenti implementazioni pubbliche o miste pubblico-privato affidate a specialisti del welfare. E  non importa se di destra o sinistra, perché comunque sia, per come vanno le cose italiane, sono  forze  portatrici di una comune visione,   autoritaria e assistenzialistica.                

In realtà, il vero nemico è il costruttivismo legislativo e amministrativo. Semplificando, lo statalismo.  
Cosa vogliamo dire?  Che lo stato, oltre a legiferare il meno possibile,  dovrebbe restare sempre neutrale, lasciando alla società, dunque ai singoli individui,  di organizzarsi,  secondo i  propri criteri.   Esistono al riguardo, notai, commercialisti, avvocati, psicologi privati,  giurì d’onore. Insomma,  ciò che si chiama società civile.  
Ad esempio, un fenomeno come le adozioni può essere gestito dai singoli sulla base di atti privati. Servono denari? Troppi denari?  Avere figli non è un diritto sociale. Chi può, se li permette. Chi non può, passa la mano. Addirittura il desiderio di paternità o maternità potrebbe  diventare un  fattore di mobilità e promozione sociale. Come dire?  Ho lavorato tanto e ora posso permettermi dei figli.  Giusta ricompensa.      
Quanto alla famiglia può benissimo  restare giudice di se stessa fino a quando non violi il codice penale.   Pertanto controlli ex post, in flagranza di reato,  non ex ante a opera di esperti, commissioni, eccetera, in base a presuntive  pedagogie  tradizionaliste o progressiste.    
Naturalmente le anime belle di destra e sinistra, si interrogheranno scandalizzate sulla tutela dei più “deboli”. Sui quali, se ci si perdona la caduta di stile, campano. 
Purtroppo, si tratta, come per tutte le questioni di fondo, politicamente di fondo, nel caso quella della scelta tra un sistema liberale e un sistema assistenzialista (di destra come di sinistra), di mettere  in conto il sacrificio di alcuni in nome altri. Così è,  la vita non fa sconti.  Del resto ogni società ha  punti deboli.  I costi  dell’assistenzialismo, sotto il profilo  della libertà individuale, sono più alti di quelli del liberalismo. Quindi si tratta di una scelta obbligata per tutti coloro che amano la libertà.   E che, a maggior ragione,  non vogliono finire nelle mani degli specialisti del welfare.

Purtroppo,  la libertà ha un prezzo, in termini di rischi e responsabilità,  che per dirla tutta gli italiani non hanno mai voluto  pagare.  In Italia, si vuole il massimo dell’assistenza con il massimo della libertà.  Il che non è possibile.  E chi dovrebbe spiegarlo agli italiani?  Proprio quelle forze di  destra e sinistra, che invece fanno orecchie da mercante,  vendendo illusioni a colpi di menzogne e insulti reciproci. Distruggendo così  quel poco di tessuto civile e politico liberale, germogliato, come per miracolo,  negli ultimi settant’anni.
Che tristezza.         

Carlo Gambescia                                                         

               

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