venerdì 5 luglio 2019

A proposito di un articolo di Piero Visani sulla “guerra ibrida”
 Mai giocare con i Servizi


Molto interessante l’articolo di Piero Visani (nella foto) sulla “vicenda  Sea-Watch” come esempio  di “ una buona operazione di guerra ibrida”. Visani, da esperto polemologo,  riconosce lealmente   i meriti, tecnicamente parlando,  di una  Ong dedita   al “traffico umanitario”  della  “materia prima (migranti)”.
Visani ha  ragione, siamo davanti a "un sistema complesso, ricco di sfumature, le cui componenti travalicano  nei campi più diversi": cultura, politica, economia, opinione pubblica, calcoli politici, interessi economici.
Però da che punto di vista Visani inquadra la questione?  Da quello esclusivo dell’Intelligence.  Perché  il taglio  del suo articolo   è  da velina interna, molto tecnica, scritta  da un  ideale  e bravo consigliere militare dei  Servizi.  A “guerra ibrida”, dice Visani, si deve opporre “guerra ibrida”.   
Certo, per andare  subito al nocciolo della questione, lavorare, per usare un eufemismo,   per linee interne, sull’informazione ( e sulla disinformazione) e sulle persone dossierandole (per eventualmente ricattarle, se non peggio),  potrebbe evitare in futuro sfide del genere.
Tuttavia,  il problema  è  che una volta passata la palla ai Servizi -  e l’Italia degli anni  Sessanta-Settanta del Novecento ne sa qualcosa -  si rischia di perdere di fatto qualsiasi controllo, per usare un linguaggio gradito a  Visani,  sull’ “utilizzatore finale” delle attività di disinformazione e dossieraggio.     
Pertanto, di “guerre ibride”, se non nel caso in cui il nemico sia inequivocabile, condiviso, indiscutibile, dai contorni politici netti, sarebbe meglio non parlare. Anche se, ripeto, l’approccio di Visani, tecnicamente parlando,  non fa una piega.   Tuttavia,  quel che va bene per la guerra segreta al fondamentalismo islamista, rischia di  non andare bene per quella  - semplificando -  al fondamentalismo umanitario. Perché potrebbe favorire  -  semplificando -  confuse  derive di tipo libanese,  visto che Visani,  tra l’altro,  cita  Hezbollah, struttura però "politico-militar-culturale". Un'organizzazione  che prima si è nutrita  e poi ha distrutto il  Libano, un tempo, laico, pacifico e pluralista,  nonché, quando si dice, il caso,  crocevia  di spie internazionali, negli anni  della Guerra Fredda e dopo.     
Ovviamente, conosco e  apprezzo  il realismo politico, anche nei suoi lati più spietati. Però  cum grano salis. Insomma,  mai  giocare o  comunque confidare  troppo  nei  Servizi.
Il punto è che quando, politicamente parlando, la materia è  magmatica e al tempo stesso  altamente divisiva, come nel caso degli sbarchi,  e il quadro politico, di conseguenza,  tagliato per linee  interne e trasversali (giudici contro giudici, governo contro governo, associazioni contro associazioni,  e così via), qualsiasi  forma di  “guerra ibrida” rischia di innescare dinamiche segrete e strumentali  da micro-guerre civili, di tutti contro tutti.   E l’Italia ne sa qualcosa. Se i nostri Servizi  non hanno funzionato in chiave coesiva  quando il mondo era diviso in due blocchi, figurarsi oggi…
Della questione Sea-Watch, mi sono occupato anch'io,  schierandomi  apertamente  dalla parte di Karola. La mia posizione,  pubblica e dichiarata,  rinvia  senza mezzi termini a  una scelta legata ai valori, valori liberali per l’esattezza. Quindi,  o di qua o di là. E alla luce del sole (**).
In certe situazioni, quando,  al di là dei micro-conflitti virtuali o reali,  sono in gioco  valori di fondo, valori di civiltà, è preferibile alla guerra ibrida via Servizi,  la guerra vera e propria. Senza cincischiare troppo:  errore commesso dalle democrazia liberali, tra le due guerre, che, per un bel pezzo,  si illusero sulle  pacifiche intenzioni di Hitler e Mussolini e sulla possibilità che il dittatore tedesco  combattesse Mosca in conto terzi.
Perciò, il ricorso ai Servizi può essere molto pericoloso.   Soprattutto se manca una chiara visione politica  su ciò che bene e su ciò che è male. Ovviamente, in funzione dei valori sui quali sono fondate le nostre democrazie liberali post 1945.
Naturalmente,  se non si è digerita “quella” sconfitta, e si è in cerca di rivincite,  inutile discutere. Ma una cosa è certa, non saranno i Servizi a salvarci dagli sbarchi. Nel bene come nel male.     
                    

Carlo Gambescia



                            

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