La responsabilità storica del populismo comunista
Quando Michele Serra era su Marte...
Michele
Serra nell’ “Amaca” di oggi se la prende con la “signora fascista”, in visita a Predappio, che oltre a girare con una maglietta
antisemita sostiene che dopo
Mussolini per il popolo italiano non si è fatto niente…
Concordiamo,
con le critiche di un Serra basito: altro che
nulla, l’Italia grazie alla democrazia rappresentativa, allo
stato di diritto e all’economia di mercato ha goduto di settant’anni di pace,
sviluppo e benessere. Però il punto è un altro.
Che
un fascista, che odia la democrazia, il liberalismo e il capitalismo, sostenga queste cose è comprensibile (non giustificabile, ovviamente), che
invece le sostengano gli italiani, mai satolli come ora, che però hanno votato Salvini e Di Maio, lo è di
meno. E ancora di meno che un "post-comunista" (ora si chiamano così), come Serra, si dichiari basito, asserendo di non capire il perché di questa amnesia politica tutta italiana. Evidentemente, durante la Prima Repubblica, anche lui era su Marte, come i grotteschi fascisti di Corrado Guzzanti.
Perché - ecco il punto - i comunisti italiani, la parte politica dalla quale proviene Serra che quegli ideali ha condiviso (lui, ovviamente, se interpellato risponderà, che era critico, eccetera, eccetera), hanno
fatto del loro meglio, dopo il
1945, per presentare la democrazia
italiana come nemica del popolo, indicando in ogni riforma una trappola e un passo indietro rispetto al radioso
cammino verso la democrazia integrale socialista ovviamente, rappresentata
prima dalla Russia stalinista, poi da una misteriosa Terza via italiana, tra lo
stalinismo e la socialdemocrazia: idea sopraffina, quest’ultima, coltivata, praticamente, fino alla fatidica Bolognina
occhettiana.
Dopo di che la sinistra si è divisa, continuando però a fare tifo per i giudici, ritenuti gli unici amici del popolo, contro Berlusconi, of course, liquidato come erede di Mussolini. Fino a lanciare, e questi sono gli ultimi sviluppi (diciamo, post-comunisti), un ponte verso Cinque Stelle ( prima Bersani poi Zingaretti). I nonni, che di sociologia non sapevano nulla, dicevamo però, a ragione, Dio li fa, poi li accoppia...
Quanto può aver pesato questo atteggiamento ideologico su un’ opinione pubblica di sinistra che tuttora rimpiange una figura, politicamente arcaica come Enrico Berlinguer? Che indicava come esempio di modello economico "austero" il Vietnam riunificato? Tantissimo.
Certo, c'è anche l'altra versione: che Togliatti prima, Berlinguer dopo, avrebbero tenuto a bada gli estremisti. E sia. Fermo restando però, che il rapporto dei comunisti con la democrazia liberale non si discostò mai, come del resto per i missini, da un rispetto puramente strumentale. Non ci credevano, insomma. E se ci credevano, credevano fino all'ora X (per dirla con Guareschi, che qualche danno culturale a destra, dispiace dirlo, l'ha pur fatto, ma questa è un'altra storia...).
Certo, c'è anche l'altra versione: che Togliatti prima, Berlinguer dopo, avrebbero tenuto a bada gli estremisti. E sia. Fermo restando però, che il rapporto dei comunisti con la democrazia liberale non si discostò mai, come del resto per i missini, da un rispetto puramente strumentale. Non ci credevano, insomma. E se ci credevano, credevano fino all'ora X (per dirla con Guareschi, che qualche danno culturale a destra, dispiace dirlo, l'ha pur fatto, ma questa è un'altra storia...).
Ora, i frutti di questo virtuismo populista (in sintesi: "Signora mia è tutto un magna magna, però noi cambieremo tutto"), sono stati raccolti dai Cinque Stelle, e di rimbalzo da tutti gli altri partiti, post-Tangentopoli.
Il mantra della Seconda Repubblica, era che la Prima per l’Italia non aveva fatto nulla, che il Paese era stato depredato, eccetera, eccetera. La signora con la maglietta nera che sorride beata, ironizzando sull’Olocausto e inneggiando al Duce, non è che il lato destro di una vulgata populista, condivisa dal lato sinistro dello schieramento politico. Una "narrazione" che dopo Tangentopoli, anche per demerito di Berlusconi, si è trasformata nel leitmotiv della politica italiana, portando voti e acqua al mulino di Cinque Stelle e della Lega, come per combinato disposto.
Inutile perciò piangere sul latte versato della memoria corta italiana, per prendersela, anche se giusto, con la fascistona di turno. Qui invece sarebbe d’obbligo - finalmente - il mea culpa pubblico. I comunisti italiani hanno tremende responsabilità storiche. Dal momento che hanno condiviso la stessa battaglia delegittimante verso la democrazia liberale dei nostalgici del fascismo, alla quale opponevano, a differenza dei fascisti, legati all’età dell’oro mussoliniana, un mitologico futuro socialista.
E questi sono i risultati.
Carlo Gambescia