Gas russo e sviluppo economico
Il realismo magico
del professor Anders Aslund
A chi sia interessato a capire la forma mentis
magico-realistica di certi professori che si occupano di problemi dello
sviluppo capitalistico si consiglia la lettura dell'articolo di Anders Aslund
apparso sul "Corriere della Sera - Magazine", del 2 febbraio 2006,
come "documento" (pp.50-52).
Innanzitutto chi è l'autore? Il professor Aslund,
svedese, è uno studioso di economia dello sviluppo, e in particolare di
transizioni economiche (dal socialismo al capitalismo), tema su cui ha scritto
numerosi libri a partire dagli anni Novanta. In particolare, ultimamente si è
occupato della "rivoluzione arancione" ucraina. Ha studiato e
insegnato in Svezia e Gran Bretagna. Attualmente è docente negli Stati Uniti
presso la
Georgetown University e direttore del Russian and Eurasian
Program al Carnegie Endowment for International Peace (per ulteriori
informazioni bio-bibliografiche su di lui si veda il sito Carnegie - experts) .
Nel suo saggio affronta la crisi del gas e difende a
spada tratta i cosiddetti oligarchi. Mentre Putin, quale nemico del libero
mercato e del capitalismo privato, è il principale bersaglio. Quel che però è
interessante al di là degli aspetti "dietrologici" del testo di
Aslund (come caratteristico della contrarietà statunitense a ogni forma di
nazionalizzazione che possa mettere in pericolo i ricchi profitti delle imprese
petrolifere, e ovviamente le forniture all'Occidente) è appunto il modo di
ragionare. Un caso paradigmatico di realismo magico: forma di mentalità oggi
assai diffusa tra certi difensori del "libero mercato". Di qui
l'importanza di riflettere sul testo di Aslund.
La sua tesi è questa: il capitalismo è il migliore
sistema economico in assoluto, e gli oligarchi russi, ne sono i principali
veicoli. E per questo bisogna lasciarli "lavorare", e non mettere
loro i bastoni tra le ruote, come tenta fare di Putin, che invece vorrebbe nazionalizzare,
o comunque tenere sotto controllo una risorsa strategica per l'economia
mondiale come il petrolio.
E per dimostrare questa tesi Aslund, paragona gli
oligarchi russi di oggi ai "robber barons" americani della fine
dell'Ottocento (una curiosità, nell'articolo il termine è tradotto, con
"signorotti predatori", probabilmente per non rovinare il bel
ritratto di famiglia del capitalismo Usa, tratteggiato dall'autore...): come i
primi (i "robber barons"), che rubando, corrompendo e ordinando a
guardie private e polizia di sparare sugli operai in sciopero, sono riusciti a
costruire il più forte capitalismo del mondo, così i secondi (gli oligarchi
russi), se lasciati liberi di affamare la gente, uccidere e corrompere,
sicuramente riusciranno a condurre a termine la rivoluzione capitalistica. Dopo
di che la ricchezza ricadrà sull'intera società russa... Dal male ( quello di
un capitalismo necessariamente hobbesiano) nascerà (come per magia, grazie alla
"mano invisibile" del mercato) il bene(ssere) per tutti. Basta saper
attendere.
E le differenze sociali sempre più gravi? Ecco la
risposta di Aslund: "E' difficile pensare di introdurre un'economia di
mercato senza che si crei una classe di super ricchi Si possono accettare le
persone molto ricche? In definitiva si tratta di una questione ideologica. La
storia mostra che il capitalismo maturo accetta gli oligarchi, mentre i sistemi
più deboli no" (p.51).
Per Aslund morire di freddo in mezzo alla strada, mentre
c'è che si concede lussuosi viaggi ai tropici, è una "questione
ideologica".
O comunque, un "giusto" tributo da pagare al
progresso del capitalismo.
Carlo Gambescia
Nessun commento:
Posta un commento