Profili /13
Giuseppe Palomba
Giuseppe Palomba (1908-1986) purtroppo non gode di quella fama che
invece meriterebbe pienamente. Dal momento che va sicuramente posto tra gli
economisti italiani più originali del Novecento. Dopo ovviamente figure come
Pareto e Pantaleoni, veri e propri giganti, che del resto appartengono alla generazione precedente alla sua.
Giuseppe Palomba, nasce in provincia di Caserta, si
laurea in economia a Napoli nel 1929. Studia con Corbino Niceforo, Barbagallo e
Amoroso, economista allievo di Pareto. Nel 1932 frequenta la London School of
Economics. Nel 1935 consegue la libera docenza in economia politica e si dedica
in particolare agli studi di economia matematica. Nel 1939 è in cattedra a
Catania. Nel dopoguerra insegna a Napoli (Facoltà di Economia) e negli anni
Settanta a Roma (Facoltà di Scienze Politiche). Socio dell'Accademia dei Lincei
e di numerose altre istituzioni internazionali, tra le quali l'Ismea, fondata
da François Perroux, al quale era legato da profonda amicizia.
Tre sono i filoni principali della sua ricerca.
Il primo è quello dei rapporti tra sociologia ed economia.
Attento lettore di Pareto, Leone, Michels, ma anche di Perroux, Palomba ritiene
assolutamente impossibile l'esistenza di una economia astratta, e soprattutto
separata dalle istituzioni sociali. Di qui l'interesse per lo studio dei
rapporti tra classi sociali, strutture di potere e teoria economica. Per
Palomba è sempre necessario distinguere tra economia politica e politica
economica. La prima ha valenza teorica, la seconda politica. La prima implica
l'impiego della spiegazione scientifica, la seconda spesso l' uso della forza.
E il ruolo dell'economista è di mediare tra i due aspetti, in termini di
economia applicata ai problemi concreti. Di qui anche la sua visione integrale
o "ecumenica" dell'uomo e dell'economia".
Il secondo filone è quello dell'economia matematica.
Secondo Palomba, per lo studio dell'economia teorica, va conservata l'analogia
tra scienze fisiche ed economiche, estendendola però ai principi einsteiniani
di relatività speciale e generale, usando il linguaggio dell'algebra tensorial e
la teoria dei gruppi di trasformazione.
Quest'ultimo filone di ricerca rinvia al terzo. Palomba,
partendo dal concetto di relatività, giunge a sostenere che i sistemi
economici, sono sistemi chiusi, e dunque soggetti a entropia: a una crescente
"disorganizzazione" che può assumere l'aspetto del degrado ecologico,
economico, ma anche politico e sociale. Qui il suo pensiero tocca le stesse
vette scalate da studiosi come Georgescu Roegen.
Va ricordata anche la sua ricchezza di interessi
filosofici, religiosi e politici. Lettore onnivoro, Palomba si è confrontato,
seguendo modalità veramente inconsuete per un economista, con autori come
Evola, Guénon, Spengler, i classici del pensiero islamico, Donoso Cortés, ma
anche Lenin, Marx e altri classici del marxismo e del socialismo, che spesso
usava citare insieme ai padri della chiesa. Chiunque abbia assistito negli anni
Settanta alle sue scoppiettanti lezioni universitarie romane , non può non
conservarne un ricordo indelebile. Di se stesso diceva:" Sono l'ultimo dei
grandi conservatori e il primo degli autentici rivoluzionari".
Autore di circa una ventina di libri. Restano però di
maggiore interesse per la comprensione della sua originalissima opera tre
volumi in particolare: Fisica economica (1970); Morfologia economica
(1970); L'espansione capitalistica (1973), tutti pubblicati dalla
Utet, e purtroppo esauriti da anni. Per una rapida ricognizione si veda pure
Giuseppe Palomba, Il pensiero economico italiano (1848-1948), Edizioni
Settimo Sigillo, Roma 2004 (www.libreriaeuropa.it),
in particolare l'introduzione.
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