Guerra (più o meno santa) e vignette
Etica dei Princìpi o
Etica della Responsabilità?
Quel che sta accadendo in Medio Oriente a seguito della
"questione delle vignette anti-islamiche" ( è di ieri sera l'inquietante
notizia dell' uccisione di un sacerdote italiano in Turchia) merita una attenta
riflessione. Non tanto sul contenuto culturale della questione (il carattere
più o meno blasfemo delle vignette: un fatto soggettivo) quanto di forma
sociologica (sulle modalità, e conseguenze sociali, dei princìpi etici: un
fatto oggettivo).
Sulla scia di Max Weber è possibile individuare due tipi
di concezioni etiche: l' Etica dei Princìpi e l'Etica delle Responsabilità.
Secondo l' Etica dei Princìpi, ogni azione etica, deve
prescindere dalle conseguenze individuali e/o collettive: un'azione va compiuta
perché così impone una "regola" che è fuori di noi.
Secondo l'Etica delle Responsabilità, ogni azione etica,
non può prescindere dalle conseguenze individuali o collettive: un'azione non
va compiuta, comunque sia, se produttiva di conseguenze nocive, per l'individuo
e/o per la collettività.
Pertanto l' Etica dei Princìpi è sempre fonte di
gravissimi conflitti sociali, mentre l' Etica delle Responsabilità è
all'origine di utili compromessi sociali, anche se talvolta, a prima vista,
poco onorevoli, sul piano dei valori.
Ora, per tornare alla questione delle vignette
anti-islamiche, si può senz'altro sostenere che i media e i politici che le
hanno diffuse e difese si sono appellati all'Etica dei Princìpi:
all'assolutezza del diritto alla libertà di espressione. Una posizione però,
che non poteva non innescare, una spirale di proteste e violenze; spirale che
ora, in un quadro politico già da tempo compromesso, potrebbe non arrestarsi
più. Mentre una posizione prudenziale, fondata sull'Etica delle Responsabilità,
avrebbe impedito l'escalation, proprio trovando un punto di equilibrio, tra
libertà di critica e rispetto degli altrui valori.
Va perciò chiarito un fatto: ogni atto morale si traduce
sempre in un atto sociale, o sociologico, e produce conseguenze sociali. Quindi
ogni assolutismo morale (a prescindere dai contenuti) produce automaticamente,
come conseguenza principale, conflitti. Si tratta di una costante (o "legge")
sociale. Paradossalmente, anche colui che all'improvviso decidesse di predicare
la pratica dell'amore assoluto, o totalitario, verso l'altro rischierebbe di
innescare una spirale di tipo conflittuale...
Per concludere. Perché non iniziare a riflettere, soprattutto
politici e giornalisti, sulle conseguenze pratiche di ogni forma di
integralismo, e quindi anche di quello liberale?
Carlo Gambescia
Nessun commento:
Posta un commento