giovedì 2 febbraio 2006


Profili /11
Susan Strange






L'opera di Susan Strange (1923-1998), studiosa britannica di relazioni economiche e politiche internazionali è il migliore esempio di come studiare scientificamente un universo così complesso e controverso come quello delle imprese multinazionali (o più correttamente transnazionali), in modo critico e senza complessi, evitando però scorciatoie "complottologiche".
Susan Strange nasce in Gran Bretagna nel Dorset, figlia di un asso dell'aviazione britannica, il colonnello Louis Strange, studia in ottime scuole e università (Royal School, Bath e London School of Economics) e si laurea in economia nel 1943. Dopo di che si dedica al giornalismo collaborando con l' "Economist" e l' "Observer", di cui diventa, ancora giovanissima, corrispondente da Washington, e poi New York, dall 'Onu. Torna in Gran Bretagna alla fine degli anni Quaranta per insegnare Relazioni Internazionali all'University College di Londra (1949-1964). In seguito diviene direttore dell Royal Institute of International Affair (1965), docente della London School Economics (1978-1988), e dell'European University Institute di Firenze (1989-1993) e infine dell'Università di Warwick (1994-1998), dove fonda il Center for the Study of Globalisation and Regionalisation. Nel 1995 viene nominata presidente dell'American International Studies Association, incarico onorifico, ma comunque prestigioso per una "non cittadina americana" come la Strange, e per giunta molto critica nei riguardi dell'establishment universitario, politico ed economico statunitense. Tentativo estremo di cooptazione o bella testimonianza di indipendenza del mondo accademico americano ? Al lettore la risposta.
Un curriculum impeccabile sotto il profilo accademico per una studiosa indipendente e spigolosa, poco tenera nei riguardi di quelli che giornalisticamente sono definiti i "poteri forti". In Italia è nota per tre libri: Capitalismo d'azzardo (Editori Laterza, Roma-Bari 1988[ed. or. 1986]); Chi governa l'economia mondiale? (il Mulino, Bologna 1996[ed. or. 1996, con un titolo diverso e più significativo sotto l'aspetto teorico: The Retreat of State. The Diffusion of Power in World Economy]); Denaro impazzito. I mercati finanziari: presente e futuro (Edizioni di Comunità 1999 [ed.or. 1998]). Il suo approccio è basato sul concetto di potere diffuso o "strutturale": non è A che ordina a B di fare una certa cosa, ma è B che si comporta come desidera A, senza che A lo abbia esplicitamente ordinato. Da questo punta vista, secondo la Strange le Imprese Transanazionali, avrebbero esautorato il potere degli stati, al punto di non dover più ordinare o chiedere nulla alla controparte politica, che in pratica si uniforma automaticamente, come accade oggi in campo finanziario, monetario, petrolifero, alle necessità "strutturali" dell'economia, che in realtà sono quelle settoriali o privatistiche delle Imprese Transnazionali.
Ovviamente i suoi libri, come tutti i testi accademici, sono fitti di notazioni metodologiche, polemiche teoriche, e riferimenti alle varie scuole internazionalistiche. Il che non rende sempre facile il compito del lettore, soprattutto se non ha preparazione sociologica. Ma una volta superato "l'impatto", la lettura può essere veramente interessante e istruttiva, perché si tratta di libri basati su ipotesi serie, dati sicuri e non fantasie "complottologiche".

Della Strange vanno ricordati anche States and Market: An Introduction to International Political Economy (Pinter, London 1988) e con John Stopford, Rival States, Rival Firms: Competition for World Market Shares (Cambridge University Press, Cambridge 1991). 

Carlo Gambescia

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